"Lavoro, diritti e democrazia", di Nadia Urbinati
Gli antichi consideravano la democrazia il governo dei poveri. Esiste democrazia, si legge nella Politica di Aristotele, quando il potere supremo dello stato è nelle mani della moltitudine che è fatta di poveri, sempre più numerosi dei ricchi, i quali vogliono governi oligarchici. Ma per noi moderni la democrazia è governo di tutti perché governo di una società di individui che si prendono cura direttamente di se stessi, non vivendo né sulle spalle di famiglie aristocratiche né su quelle degli schiavi. I moderni hanno adattato la democrazia alla società di mercato, la quale ha bisogno di una moltitudine non di poveri ma di consumatori, di gente cioè né troppo ricca né troppo povera; essi hanno promosso una trasformazione fondamentale dalla quale si deve far cominciare la storia della cittadinanza democratica: la fine del lavoro servo e schiavo. Per questa ragione, tutte le democrazie moderne sono fondate sul lavoro, anche quelle che non lo scrivono nella loro costituzione. Lavoro, eguaglianza politica e di rispetto, libertà individuale sono intimamente connessi. E alla loro base vi è l´idea …