La manovra varata dal Governo per contenere la spesa pubblica e correggere i saldi di finanza pubblica prevede, “Al fine di razionalizzare e semplificare le funzioni di analisi e studio in materia di politica economica”, la chiusura dell’ISAE (Istituto di studi ed analisi economica1), con trasferimento delle “funzioni” e del personale al Ministero dell’economia e delle finanze.
Successivi decreti di natura non regolamentare (non soggetti ad ulteriore valutazione da parte del Parlamento) fisserebbero le “risorse umane, strumentali e finanziarie riallocate presso il Ministero nonché, limitatamente ai ricercatori e ai tecnologi, anche presso gli enti e le istituzioni di ricerca”. Gli stessi decreti fisserebbero una “tabella di corrispondenza” tra le qualifiche di provenienza (tra le quali spiccano quelle di ricercatore nei vari livelli) e quelle di destinazione (Ministero).
Conviene innanzitutto interrogarsi sull’utilità, per il Governo come per la collettività, dell’esistenza di valutazioni e previsioni indipendenti e di natura scientifica nel campo della politica economica. Audizioni parlamentari e valutazioni su specifici argomenti o su provvedimenti governativi, previsioni macro e microeconomiche, progettazione di interventi di politica economica e sociale e stima dei relativi impatti, partecipazione a Commissioni di origine governativa, collaborazione con organismi internazionali2, sono tutte funzioni che hanno un senso ed un interesse se riconoscibili come prodotte con autonomia tecnica, scientifica ed organizzativa, distinte da dichiarazioni, documenti ed analisi di diretta origine governativa.
Il neo Ministro del Tesoro britannico George Osborne ha ritenuto proprio in questi giorni di dover creare “an independent fiscal watchdog with responsibility for growth and public finance forecasting”, nonostante i problemi di finanza pubblica. Ed anche la recente attribuzione da parte di Governo e parti sociali all’Isae, proprio in quanto organismo super partes, del compito di fissare l’indicatore di variazione dei prezzi per l’adeguamento dei contratti è un segno della necessità di avere analisi indipendenti in questo campo.
Se dunque valutazioni e studi di politica economica effettuate in autonomia da un organismo di ricerca continuano ad essere ritenute utili, il trasferimento di tali funzioni all’interno del Ministero, come prevede questa parte della manovra, equivale di fatto a cancellare, e non trasferire, le funzioni “terze” oggi esercitate, o a pregiudicarne gli esiti (come nel caso delle indagini campionarie sulle aspettative di imprese e famiglie, per le quali gli intervistati risponderebbero con maggior reticenza).
Un secondo aspetto da sottolineare è che a fronte di una cancellazione di significative funzioni, i risparmi di spesa appaiono dubbi se non inesistenti. Anche in una prospettiva di previsione triennale o pluriennale, il totale blocco del turn over, se da un lato metterebbe in discussione il concreto espletamento di quelle funzioni che si afferma di voler conservare, dall’altro non costituirebbe un apprezzabile miglioramento, vista la sostanziale assenza di assunzioni che i ripetuti tagli di bilancio hanno determinato all’Isae e agli altri Enti pubblici di ricerca in questi anni.
Un ultimo elemento di rilievo è che i decreti attuativi di “corrispondenza” tra le qualifiche degli Enti pubblici di ricerca e quelle equipollenti dei Ministeri prospettano per la prima volta, e per ammontari significativi, una trasformazione di profili di ricercatori, organizzati in un Ente di ricerca applicata, in profili ministeriali, peraltro ignoti, cancellando sia figure professionali peculiari, formatesi in lunghi periodi, sia un know how specifico costituito da progetti e linee di ricerca necessari allo svolgimento delle funzioni istituzionali.
In definitiva sembra potersi affermare che se la cancellazione dell’ISAE non è frutto di un generico fastidio per valutazioni finanziate da denaro pubblico ma indipendenti, e perciò potenzialmente difformi dalle comunicazioni e valutazioni di diretta emanazione governativa, la soppressione di tale Ente non appare essere la strada migliore per raggiungere obiettivi di “razionalizzazione” delle “funzioni di analisi e studio in materia di politica economica”.
Considerato che nell’ultimo decennio il fondo di dotazione dell’Isae è stato più volte ridotto fino agli attuali 10 milioni circa, con un dimezzamento in termini reali, spiazzando e riducendo più volte la programmata attività, sarebbe utile piuttosto quantomeno una stabilizzazione degli orizzonti finanziari e organizzativi capace di migliorare, in ultima analisi, lo svolgimento delle attività.
* Fernando Di Nicola (ISAE)
1 www.isae.it
2 Quali IFO, INSEE, CE, AIECE, CIRET, ENEPRI, Ecofin, FMI, OCSE
www.nelmerito.com
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