"La guerra di Bossi per salvare le province", di Gad Lerner
Minacciando la guerra civile in caso d´abolizione della provincia di Bergamo, quel grande statista che risponde al nome di Umberto Bossi vuole solo ricordarci cos´è per lui la politica. O vuole ricordarci, per meglio dire, cos´è per lui l´antipolitica: rappresentanza di interessi locali, ammantata d´ideologia tradizionalista. Ovviamente la provincia di Bergamo (più di un milione di abitanti) non corre pericolo di essere abolita; e resterà a presiederla un senatore leghista con doppio incarico e doppio stipendio. Il cumulo di poltrone non imbarazza affatto il partito di Bossi, anzi, rientra appieno nelle sue modalità di espansione. Pure a Brescia, Sondrio e Biella i presidenti di provincia leghisti sono parlamentari, eurodeputati o sottosegretari. Mentre gli altri nove (Cuneo, Varese, Como, Lodi, Treviso, Vicenza, Venezia, Belluno, Udine) cumulano volentieri ruoli da sindaco o presidenze di società autostradali e fieristiche. Se dunque la Lega rifiuta di liquidare le province come enti inutili, ciò si deve non certo alla mitologia del “territorio”, bensì a un disegno di consolidamento delle sue burocrazie locali: una classe dirigente amministrativa che utilizza anche la …