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"Il paese dei balocchi" di Francesco Merlo

Da ministra del rigore a ministra del tempo libero, da sacerdotessa dello studium a fanatica dell´otium, da bacchetta che castiga a sbracata Lucignola che vuole mandare tutti i bimbi italiani nel paese dei balocchi.
Insomma «per favorire il turismo» la ministra dell´Istruzione Mariastella Gelmini vuole ritardare di un mese l´apertura dell´anno scolastico, dai primi di settembre ai primi di ottobre. Attenzione: non per ragioni didattiche né per qualche forma, sia pure contorta o distorta, di saggezza pedagogica, ma soltanto per allungare la vacanza, per aiutare l´industria del tempo libero, per fare divertire di più i ragazzi italiani che solitamente bastona e per fare riposare di più i professori contro i quali scaglia lampi ed emette tuoni.
Dopo avere maltrattato gli insegnanti come fannulloni ignoranti e avere insultato gli studenti come somari e pelandroni, dopo avere predicato il ritorno alla disciplina e al faticoso impegno, Nostra Signora dei Grembiulini ha dunque scoperto la virtù della pigrizia rilanciando il sogno di tutti gli asini del mondo e persino riproponendo quel modello sessantottino contro il quale si batte in maniera ossessiva: viva la strada che libera gli istinti e abbasso la scuola che li reprime.
Persino la Lega che solitamente incoraggia e istiga le numerose e creative riforme antimeridionali, xenofobe e anti eruopee della Gelmini, ha obiettato alla ministra che le mamme che lavorano non saprebbero letteralmente «dove mettere i bambini» e che la legge italiana impone agli insegnanti almeno duecento giorni di didattica l´anno, che è lo standard europeo del diritto allo studio.
Se non assistessimo all´agonia di un´istituzione che la ministra ha deciso di far saltare ogni mattina nel cerchio di fuoco potremmo limitarci a ridere per questa incoerente sparata a favore del torpore e della lentezza degli italiani che la ministra vorrebbe stiracchiare sino all´autunno, come ai tempi del libro Cuore, quando la scuola cominciava il 17 ottobre perché il signorino Carlo Nobis aveva bisogno di tre mesi di villeggiatura per rilassarsi e il muratorino, che era bravo a fare «il muso di lepre», ne aveva necessità per lavorare, come Precossi, figlio del fabbro ferraio e come Coretti che «si leva alle cinque per aiutare suo padre a portar legna e alle 11 nella scuola non può più tenere gli occhi aperti».
In realtà la Gelmini resuscita il morto per ammazzare il vivo. Non è vero che vuole tornare alla scuola di De Amicis perché coltiva nobili rimpianti, ma solo per ridurre i costi e malmenare ancora gli odiatissimi professori, i nuovi straccioni d´Italia. È per soldi che la Gelmini si è subito gettata su questa proposta del suo compagno di partito, il carneade Giorgio Rosario Costa, un commercialista di Lecce che sinora si era fatto notare proponendo l´istituzione dell´Albo Nazionale dei Pizzaioli, e che adesso deve averla sparata così tanto per spararla e non gli pare vero di essere stato cooptato dalla ministra nell´Accademia dei Saggi e degli Equilibrati.
Ormai gli italiani – anche quelli che la votano – hanno capito che la Gelmini ha una sola ossessione: tagliare, contabilizzare, chiudere e, insieme con l´agitatissimo Brunetta, umiliare e cacciare via. È infatti evidente che spostando l´inizio delle lezioni ad ottobre lo Stato risparmierebbe un mese di stipendio ai precari che per la ministra sono come la Comune di Parigi o la Moneda di Allende, le ultime roccaforti del potere sindacale e della sinistra miserabile. Più in generale se davvero riuscisse ad allungare le vacanze scolari di un altro mese la Gelmini taglierebbe le unghia a tutti gli insegnanti italiani contro i quali sta già per avventarsi la manovra economica con il blocco degli scatti automatici di anzianità e di qualsiasi rinnovo contrattuale. Che cosa vogliono questi fannulloni ai quali lo Stato ha regalato un altro mese di vacanze? Ecco un´idea di buon governo: togliere il lavoro a qualcuno per poi punirlo come scansafatiche, perdigiorno e parassita.
In realtà con l´ossessione che il libro e i processi formativi sono in mano alla sinistra, e con la missione di trasformare gli insegnanti nel nuovo sottoproletariato italiano la Gelmini aggredisce ogni volta che può il già malandato tempio attorno al quale si organizza l´Italia come comunità, il luogo che tiene in piedi la democrazia, lo studium appunto che – mai ci stancheremo di ripeterlo – vuol dire amore, passione e dunque vita: «A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dalla mattina presto sino alla sera tardi, estate e inverno, e non c´era ricreazione e non si faceva vacanza neppure la domenica».

La Repubblica 25.05.10

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“Disapprendimento estivo”, di Irene Tinagli

Far studiare meno i nostri ragazzi per far guadagnare di più alberghi e ristoranti.
Ecco di cosa stiamo discutendo in questi giorni in Italia.

La proposta del senatore del Pdl Giorgio Rosario Costa di ritardare al 30 settembre le aperture scolastiche per favorire il turismo ha incontrato il favore del ministro dell’Istruzione Gelmini e ha aperto subito un vivace dibattito. La Lega Nord si preoccupa delle famiglie che non sapranno dove parcheggiare i figli in settembre, alcuni sindacati accusano di voler rimandare il tema più importante delle retribuzioni dei docenti, altri sembrano più possibilisti (in fondo anche il turismo crea posti di lavoro). C’è poi chi si preoccupa se il provvedimento sia o no in linea con gli obblighi europei sulle ore minime di scuola. Ma nessuno, nemmeno il ministro dell’Istruzione, si è chiesto che impatto questo provvedimento può avere sui ragazzi e sul loro processo di apprendimento, di crescita, insomma: sulle persone che stiamo formando e che faranno il futuro del nostro Paese. Questo fatto, prima ancora della proposta in sé, è assolutamente sconcertante.

Nei mesi scorsi è emerso in varie occasioni il problema di una inadeguatezza crescente della preparazione dei nostri ragazzi, come testimoniato anche dai test Pisa dell’Ocse. Ci si sarebbe aspettato che da questi dati e considerazioni il governo prendesse spunto per misure volte a migliorare e intensificare l’offerta scolastica e formativa, non a diminuirla. Invece è avvenuto l’opposto. Prima è stata abbassata l’età dell’obbligo scolastico per aiutare, è stato detto, le imprese (ma le imprese avrebbero semmai bisogno di risorse più qualificate, non meno), e ora si parla di ridurre l’anno scolastico per aiutare il settore turistico. E’ così che stiamo coltivando la nostra competitività futura? A quale modello di competitività puntiamo: a sviluppare un’economia innovativa e moderna o a trasformarci in una sorta di gigantesco resort mediterraneo?

Questa proposta non solo rischia di ridurre drammaticamente la nostra capacità competitiva, ma anche di aumentare i divari sociali e ridurre la mobilità sociale del nostro Paese. Esistono numerosi studi che dimostrano come un prolungato allontanamento dai banchi di scuola distrugge il sapere dei ragazzi, soprattutto quelli provenienti da famiglie povere che d’estate hanno meno stimoli e occasioni di apprendimento. Assieme ad altri colleghi il professor Harris Cooper della Duke University, direttore del Programma sull’Istruzione, ha dimostrato con una serie di ricerche che la performance dei ragazzi in matematica e scienze crolla drasticamente dopo le vacanze estive, dando luogo a quello che è stato ribattezzato il «disapprendimento estivo» (summer learning loss). Solo per le capacità di lettura si registrano alcuni miglioramenti, ma esclusivamente per i ragazzi benestanti, mentre quelli provenienti da famiglie povere peggiorano sensibilmente anche su quel fronte.

Questi studi, assieme al preoccupante peggioramento delle performance scolastiche dei ragazzi nei quartieri più poveri, hanno intensificato il dibattito statunitense sull’istruzione. Tale dibattito è alla base di iniziative recenti come il forte impulso ai programmi estivi di recupero e apprendimento, e persino la discussione sulla possibilità di allungare l’anno scolastico – che adesso parte agli inizi di settembre, così come avviene in Spagna, Francia, Inghilterra e altre parti d’Europa (ad eccezione della Scozia dove la scuola riparte il 20 agosto!). Lo stesso ministro dell’Istruzione statunitense Arne Duncan ha citato i lavori del professor Cooper in un recente discorso in cui promuoveva i programmi educativi estivi. Si potrà essere d’accordo o no con le sue idee, ma è comunque rincuorante sentire un ministro dell’Istruzione che si ispira a ricerche scientifiche sull’istruzione e non agli incassi delle località turistiche.

Se vogliamo davvero supportare il nostro turismo potremmo iniziare a tenere più pulite e funzionali le nostre città e i nostri mezzi pubblici, a rendere fruibile e accessibile il nostro splendido patrimonio storico e artistico, e a supportare una vera riqualificazione dell’offerta culturale e ricettiva, oggi totalmente inadeguata. Ma, per favore, non disinvestiamo nei nostri ragazzi e nel nostro futuro.

La Stampa 25.05.10

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“A scuola dal 30 settembre? Lega e PD bocciano la Gelmini”, di Felice Diotallevi

«Se ne può discutere. Io sono aperta su questo tema perché‚ effettivamente il nostro Paese vive di turismo e oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto. E a settembre si possono avere migliori opportunità sul piano economico». Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini rilancia la proposta del senatore Pdl Giorgio Rosario Cota di ritardare al 30 settembre la riapertura delle scuole, ma è sommersa da una valanfa di no. Il più pesante – per la sua coalizione di governo – è quella della Lega che l’attacca frontalmente: «La direttiva europea prevede 200 giorni di scuola e va rispettata – sottolinea la senatrice Irene Aderenti -. Se togliamo i giorni di scuola del mese di settembre si rischia di non rispettare questo minimo. Inoltre, estendere questa proposta a tutto il territorio nazionale significa mettere in difficoltà le famiglie e i lavoratori dipendenti perchè questi alla fine di agosto, la maggior parte, iniziano il lavoro. e dove mettono i bambini?». La Lega ricorda poi al collega del Pdl che «le regioni formulano già il calendario regionale delle lezioni, quindi ognuna di esse ha già questo tipo di autonomia di decisione ». Dura anche l’opposizione. Secondo il capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, il rischio è la riduzione dell’ offerta formativa: «Le aperture del ministro dimostrano che per questo governo la scuola non è una priorità, è seconda anche al turismo ». Anche per l’ex ministro dell’ istruzione Giuseppe Fioroni, la questione andrebbe affrontata con le Regioni ma «i nostri figli, le famiglie e la scuola meritano più rispetto che proposte estemporanee e superficiali ». E Fabio Giambrone (Idv): «Dopo la macelleria sociale, arriva quella culturale. Ridurre il tempo scuola con una didattica già penalizzata dai numerosi tagli della coppia Gelmini-Tremonti significa abbassare ulteriormente l’asticella del sapere. Non lo permetteremo ». Sul fronte sindacale la Cgil definisce «stravagante» la proposta. «Non se ne capisce il senso – dice Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil – a meno che, come sospettiamo noi dato il il parere favorevole anche della Gelmini, posticipare l’inizio dell’anno serva al ministero per prendere tempo per risolvere le mille incertezze in cui oggi versa il sistema. Il punto vero – continua Pantaleo – è che c’è una situazione caotica, soprattutto alle primarie e alle superiori. Le vacanze estive sono una scusa, dietro il progetto di posticipare ci sono le conseguenze delle politiche sbagliate del governo». Possibilista, invece, Massimo Di Menna (Uil scuola), per il quale «l’ idea non è poi così malvagia, ma il mese di settembre dovrebbe essere dedicato ad attività parallele, come attività di integrazione per bambini stranieri, corsi di recupero per gli studenti con lacune, accoglienza e orientamento alle prime classi superiori».

L’Unità 25.05.10

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“Proposta inizio scuola a ottobre, insorge il popolo dei no”, di A.G.

.Non avrebbe mai immaginato nemmeno il suo promotore, il senatore Giorgio Rosario Costa (Pdl), che il D.dl.L. 408, avesse fatto tanto discutere a due anni di distanza dalla sua presentazione in Senato. Il 24 maggio è stato un susseguirsi di commenti. In prevalenza fortemente critici. Soprattutto perché, non si è capito se volutamente, nel progetto di legge si è ignorato un dato fondamentale: la competenza primaria delle Regioni, nella formulazione dei calendari scolastici. Un dato, evidentemente, sfuggito anche al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che intervistata da Sky Tg24, ha spiegato che di essere “molto aperta su questo” tema. Per poi aggiungere che “il nostro Paese vive di turismo e a settembre si possono avere migliori opportunità economiche per le vacanze”. La posizione del responsabile del Miur è stata accolta con qualche riserva anche dai pochi che si sono dichiarati favorevoli: il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla ha detto che l’idea sarebbe “utile per il turismo”, a patto che venga valutata “con attenzione”, soprattutto riguardo alle esigenze dei genitori che lavorano. Mentre il presidente di Confturismo Bernabò Bocca ha detto di promuoverla, però solo se verrà “esaminata nei dettagli” per evitare che si risolva in “un incentivo ai turisti italiani di viaggiare all’estero”.Molte più critiche sono giunte dalla Lega, che attraverso la senatrice Irene Aderenti ha prima sottolineato che “la direttiva europea prevede 200 giorni va rispettata” e poi aggiunto che “estendere questa proposta a tutto il territorio nazionale significa mettere in difficoltà le famiglie e i lavoratori dipendenti, perché alla fine di agosto la maggior parte iniziano il lavoro. E dove mettono i bambini?”. Contrario anche il Pd:Manuela Ghizzoni, componente della commissione Cultura della Camera, ha puntato il dito sul “fatto che si parli di slittamento dell`inizio e non della fine”; questo “ci fa pensare che si voglia ridurre l`offerta formativa. Sarebbe una scelta fuori da ogni logica e le aperture del ministro dimostrano che per questo governo la scuola non è una priorità, è seconda anche al turismo”. Altrettanto duro è stato Fabio Evangelisti, vicepresidente del gruppo Idv alla Camera: “il ministro Gelmini – ha detto – è come Maria Antonietta che al popolo affamato diceva di offrire brioches. Il mondo della scuola pubblica è sul lastrico, con i genitori che sono costretti a pagare addirittura la carta igienica, e il ministro si dice favorevole al posticipo dell`anno scolastico”.Molte le riserve espresse pure a livello sindacale. Di fronte all’eventualità di slittamento ad ottobre dell’inizio dell’anno scolastico, i sindacati della scuola rispondono tutti con un secco no: dopo le perplessità di Mimmo Pantaleo, leader Flc Cgil (“mentre è del tutto misteriosa la sua origine, se approvato il ddl accorcerebbe ulteriormente il tempo dell’apprendimento dei giovani e produrrebbe gravi disagi nelle famiglie”) e Uil scuola, anche se quest’ultima aveva ammesso tramite il suo segretario Massimo Di Menna che “l’idea non è poi così malvagia”, sono giunte come macigni le parole della Cisl Scuola e della Gilda. La prima, tramite il segretario, Francesco Scrima, ha detto che “se davvero si è convinti che, in un momento di crisi e di grande difficoltà per il paese, l’istruzione e la formazione siano leve strategiche per sostenere la ripresa e lo sviluppo, ben altre devono essere le priorità e le attenzioni del mondo politico e non quella della data di inizio dell’anno scolastico”. Negativo anche il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda: “con la scuola pubblica statale – ha spiegato il leader del sindacato autonomo dei docenti – vittima di tagli pesantissimi, non ha alcun senso aprire un dibattito sulla possibilità di posticipare l’inizio dell’anno”. Duro il giudizio di Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “cambiare pesantemente il calendario scolastico – sottolineato Rembado – è una decisione che andrebbe lasciata all’autonomia dei singoli istituti e delle regioni, ognuna delle quali necessita chiaramente di tempi ed esigenze diverse. Decidere per tutti, indistintamente, sarebbe una scelta inopportuna ed antistorica”. Senza dimenticare “che già oggi la maggior parte delle scuole non riesce a portare a termine il tetto minimo dei 200 giorni” previsto dal decreto legislativo 297/94. Preoccupati gli studenti: “E ora – ha detto il coordinatore della Rete, Sofia Sabatino – hanno il coraggio pure di venirci a dire che in Italia non si fa turismo per colpa dell’apertura delle scuole? Vogliono veramente farci credere che qualche turista in più sia più importante di portare a compimento le ore di lezione che per legge una scuola deve raggiungere?”. Dello stesso parere Stefano Vitale, dell’Unione degli Studenti, secondo cui “nonostante la visibilità mediatica che sta riscuotendo”, rimane il fatto che “qualcuno si è scordato che ormai sono le regioni a decidere sui calendari scolastici, e le singole istituzioni scolastiche possono ulteriormente adattare i calendari alle esigenze della comunità scolastica e del territorio”. Senza dimenticare, ha concluso Vitale, che è tutto da dimostrazione che “iniziare le lezioni un mese più tardi possa favorire il turismo, occorrerebbe ridisegnare l’intero calendario lavorativo e non solo quello scolastico. Altrimenti, oltre a non favorire il turismo si creerebbe un ulteriore problema alle famiglie, che non saprebbero a chi affidare i propri figli più piccoli negli orari di lavoro”.

Tecnica della Scuola 25.05.10

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