L’anno scorso, per concorrere a finanziare il mancato incasso dell’Ici, ne prosciugarono il fondo istituzionale. Quest’anno, per partecipare alla manovra contro la crisi che non c’è mai stata e, semmai, è alle spalle, lo vogliono chiudere tout-court. La ricerca sacrificata per denaro: poco, tra l’altro, visto che la maggior parte dei finanziamenti per questo genere di attività arrivano da Bruxelles, dove la sensibilità per il lavoro intellettuale è più viva. L’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) rischia di essere tra le prime vittime della manovra, insieme ad altri enti statali di ricerca, quali lo Ias (che si occupa di affari sociali) e l’Isae (che invece si occupa di analisi economiche). I dipendenti, da ieri, stanno occupando la sede di Roma: sono 630 persone, 270 delle quali con contratti a tempo determinato che verrebbero lasciate a casa, mentre per gli altri si prospetta un futuro con Sacconi al ministero del Lavoro, oppure di mobilità verso altri enti. L’assemblea dei dipendenti ha già chiesto un incontro immediato a Sacconi,ma soprattutto vuole «il ritiro dell’ipotesi di soppressione dell’Isfol e degli altri enti di ricerca». Oggi il Consiglio dei ministri potrebbe decidere del loro destino (ma le voci su un rinvio sono insistenti), stralciando o confermando quell’articolo del documento economico da 26 miliardi di tagli che ne dichiara il necessario sacrificio. Il valore della ricerca Come spiega Claudia Tagliavia, ricercatrice: «Noi facciamo analisi, studio e proposte nei campi delle politiche sociali, del lavoro e della formazione professionale, forniamo anche assistenza tecnica a soggetti istituzionali, come gli enti locali. Tutto questo ha senso ed è utile se il governo intende mettere in campo politiche attive del lavoro. Se gli enti di ricerca dovessero venire chiusi, si disperderebbero altri pezzi di conoscenza, altre competenze andrebbero sprecate». Tagliavia lavora all’Isfol dal 2001, ma solo nel 2009 è stata stabilizzata, insieme ad altri 300 colleghi, precari anche da 15 anni, a seguito di lunghe battaglie sindacali. Lo ricorda Gianni Fuga, Flc Cgil di Roma: «Problemi di organico ne abbiamo avuti sempre – dice – Il comparto della ricerca è il più precarizzato tra i settori pubblici. Adesso, questa ipotesi di soppressione è un vero e proprio attacco all’autonomia della ricerca». I dipendenti dell’Isfol incassano la«piena solidarietà» del Pd, in una ventina hanno dormito negli uffici, e intendono proseguire la lotta contro la chiusura. «A fronte di un discutibile risparmio economico – si legge nella nota del Pd diRoma- ci si priverebbe di quegli strumenti di conoscenza e supporto tecnico alle politiche del lavoro e della formazione fondamentali per il sostegno ai lavoratori, in un periodo di grave crisi come quello attuale. Inoltre sarebbe un duro colpo per la ricerca pubblica, mentre proprio gli investimenti in ricerca e innovazione giocano un ruolo strategico nello sviluppo del Paese» (del resto, anche il ministro alla Sanità, Ferruccio Fazio, parlando ai medici di Milano, conferma tagli al comparto: «Ci auguriamo non nella ricerca», riesce a dire). «L’ennesimo atto di macelleria sociale, da parte di quel centrodestra – sempre il Pd – che sino a poche settimane fa negava la gravità della recessione, e ora vuol far pagare il conto della sua irresponsabilità ai lavoratori. È inaccettabile». Altri risparmi, sempre previsti dalla manovra, dovrebbero arrivare da alcune razionalizzazioni degli istituti di previdenza e infortunistici. Potrebbero venire soppressi l’Ipost (ente previdenziale dei lavoratori delle poste) e Ipsema (previdenza e assistenza del settore marittimo): le rispettive funzioni sarebbero assorbite da Inps e Inail.
L’Unità 25.05.10
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«No alla chiusura dell’Isfol»: i ricercatori occupano la sede, di Antonio Sciotto
Da ieri la sede dell’Isfol, a Roma, è occupata dai lavoratori. I ricercatori e gli impiegati tecnico-amministrativi protestano contro la manovra del ministro dell’Economia Tremonti, che minaccia seriamente il loro istituto. L’idea sarebbe radicale e drastica: eliminare l’Isfol, così come altri enti specializzati nella ricerca economica e sociale, dallo Ias all’Isae, fino all’Ispesl.
L’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ha circa 630 dipendenti, dipende dal ministero del Lavoro e si occupa di svolgere ricerche sul mercato del lavoro, elabora progetti di formazione e di accesso ai fondi europei. Il personale tecnico-amministrativo a tempo indeterminato, se l’istituto venisse sciolto, verrebbe reimpiegato nello stesso ministero del Lavoro, almeno secondo quanto dice la bozza della manovra che circolava ieri in assemblea, tra i lavoratori in occupazione.
Allo stesso modo, i ricercatori a tempo indeterminato, verrebbero messi a lavorare in altri enti. Il problema, manco a dirlo, riguarda chi fa ricerca con contratti a termine: i precari sono ben 268, e per loro al momento non è previsto semplicemente nulla. «Sono già stati stabilizzati 300 ricercatori negli ultimi anni – spiega Enrico Vignoni (Flc Cgil Roma) – Quanto ai precari, erano inseriti in un percorso di stabilizzazione, o comunque avevano avuto un rinnovo del contratto. I 268 scadono a fine 2013, ma con la manovra rischia di saltare tutto». Tra l’altro, se verrà soppresso l’Isfol, questi «contrattini» avranno almeno la possibilità di arrivare al 2013 o avranno problemi addirittura prima?
«È chiaro che quei contratti non li puoi rescindere, comunque il nostro obiettivo non è arrivare al 2013 senza Isfol, ma salvare l’istituto e tenere tutti dentro – spiega il sindacalista – Anche perché gli stessi dipendenti stabili non sono contenti di dover essere reimpiegati altrove, in posti di lavoro dove magari non avranno prospettive. E così è per i ricercatori stabili: chissà dove potrebbero metterli in futuro, a scapito della loro specializzazione».
Per questo motivo, tutto l’istituto è in agitazione e all’assemblea di ieri, come d’altra parte all’occupazione, sta partecipando anche il personale non precario. Inoltre, c’è preoccupazione per le ricerche oggi svolte dall’Isfol: chi le potrà effettuare in futuro? Si prefigura quindi una perdita sul fronte della qualità degli studi economico-sociali, anche in relazione a tutti gli altri istituti coinvolti.
E a proposito, va ricordato ad esempio che l’Ispesl si occupa di salute e sicurezza sul lavoro: tema delicatissimo. Proprio oggi a mezzogiorno, poi, si riuniranno in assemblea i ricercatori e il personale dell’Isae (istituto analisi economiche), con in visita una delegazione dall’Isfol e dagli altri enti in allarme. Tra le ipotesi, anche quella di occupare l’Isae. E poi, sul lungo termine, si sta preparando una manifestazione davanti a Palazzo Chigi.
Il Manifesto 25.05.10