Mentre è ancora forte la eco dell’epico scontro tra Carla Fracci e Gianni Alemanno sindaco di Roma, i grandi teatri lirici italiani continuano la loro opposizione al decreto del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi.
I grandi teatri lirici inventano nuove forme di protesta, e le regioni e le città italiane si stringono intorno ai lavoratori della lirica, promettendo anche un ricorso sulla costituzionalità del provvedimento. Da anni non c’era un clima così vivace nella lirica italiana ed è straordinario che sia dovuto a un ministro come Bondi e al suo entourage: naturalmente non era nelle loro intenzioni, anzi è una schifata reazione ai piani di dismissione della lirica e al tentativo di una cricca di mettere le mani sui teatri. Della situazione è emblematico lo scontro Fracci-Alemanno avvenuto nella platea dell’Opera di Roma durante la manifestazione contro il decreto di lunedì: il sindaco di Roma è appeso ai pantaloni del governo poiché come lui stesso dice il bilancio della capitale è al «dissesto» e attende nuovi fondi dalla arcigna mano tremontiana.
Così, con coraggio peloso, alla manifestazione si era schierato non contro il decreto del governo ma per una sua correzione offrendosi come eroico mediatore: contestatissimo dalla sala, l’impavido sindaco s’è beccato pure la scenata di Fracci: «Vergognati, farabutto! Buffone!» –
lo ha epitetato l’étoile. Molti, tra cui l’ineffabile sovrintendente dell’Opera di Roma Catello De Martino, ritengono Fracci fosse infuriata poiché non le è stato rinnovato il contratto come direttore del Corpo di Ballo. In realtà mnei dieci anni in cui ha ricoperto questo ruolo la signora della danza italiana ha portato i ballerini del lirico capitolino a diventare la compagine di balletto più importante e produttiva della penisola – quest’anno le recite di danza superano quelle della lirica all’Opera di Roma. Forse anche delusa dalla mancata riconferma, Fracci aveva chiesto due anni fa un incontro ad Alemanno perché preoccupata del futuro della squadra che con fatica aveva cresciuto e amalgamato. Solo oggi Alemannosi dice disposto a incontrarla, ma il punto è che il sindaco se ne infischia del lato artistico della vicenda e ha puntato le sue carte sull’arrivo di Riccardo Muti, atteso non già come il musicista di grandissimo livello quale è in realtà, ma come evento mediatico con cui coprire notevoli magagne. C’è poi il lato comico della vicenda:
Alemanno afferma di voler un nuovo ciclo aprendo ai giovani e il teatro assume per il corpo di ballo Micha van Hoecke, anni 66, appena 4 in meno di Fracci.
Genova, Bologna, Roma continuano lo sciopero delle prime contro il decreto, ma nel frattempo sono sbocciate nuove iniziative: la Scala e il Maggio e altri teatri aprono le loro prove al pubblico. E bisognava vederli i milanesi interessati, sorpresi e spiazzati sui palchi della Scala a osservare i ballerini che costruivano il loro spettacolo Trittico del Novecento. Perché tolte le generali, le prove non è che siano proprio un divertimento per il pubblico: è difficile capire cosa stia avvenendo.
Ma aprendo le porte e coinvolgendo il pubblico si mostra come, a differenza di quanto sostengo Brunetta, Bondi e altri, nei teatri si lavora: un lavoro lungo, fatto di nervi, sfibrante.
E il decreto con i suoi tagli indiscriminati il blocco di turn-over e integrativi colpisce proprio la produttività dei teatri, a favore della logica degli eventi, come ha scelto di fare Alemanno.
Per far questo il provvedimento dà un immenso potere a un’equipe di liquidatori: Bondi stesso – poco interessato all’argomento – e il suo entourage ministeriale. Con principesco distacco e lucidità intellettuale Gioacchino Lanza Tomasi ha definito questa nuova generazione di “ministeriales”: «Funzionari manager (…), con ampio potere discrezionale, il cui orgoglio primario non è quello del servitore dello stato ma dell’imprenditore politico» (Sole 24 Ore 16 maggio). Così mentre i nomi degli alti papaveri del Ministero compaiono nell’elenco delle ristrutturazioni gratuite dell’impresa di Anemone, i boiardi di stato si dilettano a produrre eventi, per lo più circuitando spettacoli affidati ad agenzie di parenti, fidanzate e amici.
L’Unità 19.05.10