"Il vizio dell'una tantum", di Tito Boeri
Il compito non è dei più facili, ma tutt´altro che impossibile. Vediamo di cosa si tratta. Ci vogliono 25 miliardi nei prossimi due anni e mezzo. Forse 30 nel caso in cui le previsioni del governo sulla crescita economica e sul gettito dovessero rivelarsi troppo ottimistiche. Probabile che sia così perché l´incertezza associata alla crisi della Grecia spinge famiglie ed imprese a rinviare ulteriormente piani di spesa e di investimento. Si tratta dunque di quasi il 4% del bilancio dello Stato. È più di quanto ogni anno spendiamo per difesa e istruzione universitaria messe insieme. Devono essere interventi strutturali, con effetti permanenti, non misure una tantum. Bisogna agire senza soffocare sul nascere la timida ripresa in atto. Quindi in modo mirato, selettivo. Occorre decidere in fretta perché gli altri paesi nel mirino degli investitori hanno già annunciato ambiziosi piani di rientro del debito. Un ritardo dell´Italia potrebbe venire interpretato come una incapacità di mettere in atto quella exit strategy che da tutti (questa settimana è stato il turno del Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale) …