“La “Lista Anemone” non è il vero obiettivo. Quei nomi non sono il bersaglio di questa inchiesta. A Perugia sperano di colpire qualcun altro…”. La tensione è altissima. L’attesa che qualcosa possa ancora accadere paralizza ogni mossa. E Silvio Berlusconi, bloccato dall’influenza a Palazzo Grazioli, si presenta ai suoi interlocutori come un leone in gabbia. Assillato dai pronostici giudiziari. E così, seleziona i suoi colloqui. Misura i suoi incontri. Ma ai fedelissimi confida i dubbi che lo stanno tormentando. La paura che le indagini in corso a Perugia possano silurare i “piani alti” del governo. Non solo Claudio Scajola e Guido Bertolaso. Ma anche alcuni dei più stretti collaboratori del premier. Compreso Gianni Letta, il vero “braccio destro” del Cavaliere.
E già, perché è questo l’incubo che sta avvolgendo Via del Plebiscito: che le operazioni dei magistrati avvolgano altri ministri e “Gianni”. Soprattutto Berlusconi ha iniziato a sospettare che la “lista di proscrizione”, l’elenco dei lavori edili effettuati da Diego Anemone circolato negli ultimi giorni, sia solo una mossa tattica. Un diversivo per nascondere le vere intenzioni delle toghe perugine. Teme, insomma, che la procura umbra abbia come “target” finale proprio il sottosegretario alla presidenza del consiglio. Del resto, da giorni chi frequenta la procura sente parlare come un refrain di intercettazioni che non sono state ancora sbobinate. “Su di lui, però, – ripete l’inquilino di Palazzo Chigi – posso mettere la mano sul fuoco. È impossibile che si sia fatto coinvolgere in qualcosa di non chiaro. Gianni è trasparente e nessuno può sporcare la sua figura”.
Quelli del premier sono solo sospetti, confessati però nelle ultime ore alla cerchia più ristretta del suo staff. Già in settimana, tra i corridoi di Montecitorio, erano circolate le voci circa il coinvolgimento nelle indagini di altri dicasteri. Adesso, però, lo spettro rischia di materializzarsi improvvisamente. Al punto che la strategia difensiva immaginata in un primo momento, è stata ritoccata in corsa. L’idea di un “Predellino morale” è stato per il momento rinviato. “A questo punto è chiaro che bisogna fare pulizia. Ma non posso farla ora, bisogna prima capire i veri obiettivi di questa indagine. E comunque voglio aspettare dei verdetti concreti e non quelle liste di proscrizione. Al momento bisogna stare fermi”.
Eppure, l’idea di una “rivoluzione” nella sua strategia di lungo termine è ormai maturata. È emersa da quando sul tavolo del presidente del consiglio sono stati recapitati gli ultimi sondaggi. Che gli uomini del premier hanno sintetizzato con una battuta: “Effetto Bertolaso”. Il coinvolgimento del capo della Protezione civile nelle “vicende immobiliari” ha provocato una sorta di effetto “boomerang” sulla popolarità e il gradimento dell’intero esecutivo. Tanto aveva contribuito a far impennare gli indici con gli interventi in Campania a L’Aquila, così sta determinando la pesante flessione. “Sulla casa – è l’amara riflessione di Berlusconi – gli italiani si arrabbiano davvero”.
E infatti si è convinto che il sottosegretario per i grandi eventi non possa rimanere a lungo al suo posto. “Nessuna precipitazione. Ma quanto può rimanere ancora? Può ancora mettere la faccia sull’operato del governo?”, ha chiesto il premier ai suoi. Un interrogativo posto l’altro ieri sera anche al diretto interessato. Al quale ha pure rimproverato quella conferenza stampa “improvvisata” a Palazzo Chigi, e “senza alcun senso politico”. E forse non è solo un caso che proprio oggi arrivi nell’amministrazione della Protezione civile il successore designato: Franco Gabrielli.
Da tempo il Cavaliere si è quindi messo nell’ottica di “compiere dei sacrifici”. Per evitare che la “valanga” giudiziaria investa anche lui. “Io non ho nulla a che vedere con chi ruba. Non ne ho bisogno”. Non solo. A Via del Plebiscito, in molti temono che l’attuale situazione possa “paralizzare” la maggioranza e l’esecutivo per troppo tempo: una inattività che Berlusconi giudica “dirompente” per il centrodestra. Tant’è che lo stesso presidente del consiglio da qualche giorno non esclude più la possibilità che tutto precipiti verso le elezioni anticipate. Magari nella prossima primavera.
In quel caso, il “Predellino morale” diventerà il leit motiv della campagna elettorale. “Farò come nel ’94: tutte facce nuove e giovani. Mi presenterò agli italiani come il campione del rigore etico”. Utilizzando le urne come il lavacro della “nuova Tangentopoli”. “Le prossime liste le farò io personalmente – ha avvertito -. farò piazza pulita. Ricandiderò solo una dozzina dei deputati e senatori uscenti. Tutti gli altri saranno “esordienti””. E lo stesso farà per i vertici del Pdl.
Ma sa anche che questa tattica ha bisogno ancora di un po’ di tempo. Soprattutto non può oltrepassare un limite: quello che riguarda gli “amici di sempre”. Quel gruppo di persone che rappresentano il centro dei suoi successi imprenditoriali e politici.
La Repubblica 15.05.10