Per l’economia è l’ultimo campanello d’allarme. Quando crolla il mattone, si prepara a crollare buona parte del sistema produttivo. Così è stato nel corso del 2009, come gli Stati generali delle costruzioni avevano predetto, e come certificano gli ultimi dati presentati ieri al Cnel: nell’arco di dodici mesi sono stati persi 210mila posti di lavoro, 137mila diretti e 73mila nell’indotto, sono fallite oltre 2mila imprese, il30%in più rispetto al 2008, senza contare un ulteriore aumento del 30% di aziende che hanno chiuso i battenti nel primo trimestre del 2010. Un quadro «drammatico», di fronte al quale le associazioni datoriali e i sindacati di categoria chiedono di essere convocati con urgenza a Palazzo Chigi. Lo scorso anno sono nate 9mila imprese di costruzioni in meno rispetto all’anno precedente, in tre anni gli investimenti si sono ridotti del 18%, mentre le compravendite di abitazioni sono diminuite del 30%, e negli ultimi sei anni il numero dei bandi di gara per i lavori pubblici è calato del 55%.
LE PROPOSTE ANTICRISI «Il terremoto economico-finanziario ha determinato una situazione molto difficile. Non possiamo stare tranquilli, la situazione sta diventando ancora più nera. Provvedimenti come il piano casa non hanno funzionato, attendiamo le riforme vere per dare risposte al settore» ha incitato il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti. Insomma, serve ben di più dello sblocco deliberato dal Cipe di 358milioni per circa 1.700 interventi urgenti di messa in sicurezza degli edifici scolastici. In proposito, gli Stati generali hanno illustrato ieri una serie di possibili vie d’uscita dalla crisi: la possibilità per le aziende di compensare i propri crediti certi verso le pubbliche amministrazioni con le imposte e i contributi dovuti; la modifica del Patto di Stabilità affinchè gli enti virtuosi possano realizzare gli investimenti necessari allo sviluppo; lo sblocco delle risorse per le infrastrutture, vale a dire gli 11,2 miliardi di euro del Piano Cipe di cui solo 20 milioni di euro sono stati affidati; l’ampliamento degli ammortizzatori sociali ordinari anche nell’edilizia e l’attivazione del piano casa con la semplificazione e lo snellimento delle procedure. LA PIAGA DEL LAVORO NERO Ma c’è un’altra piaga che affligge l’edilizia e che, finchè non sarà sconfitta, pregiudicherà ogni reale rilancio: il lavoro nero. Secondo stime prudenziali della Fillea Cgil, solo nel 2008 sono stati evasi nel comparto circa 5 miliardi di euro. Oltre 300mila fantasmi lavorano nei cantieri di tutta Italia e solo tra gli immigrati regolari mancano all’appello dalle casse edili 110mila lavoratori; il caporalato controlla il mercato delle braccia e ne stabilisce i prezzi al ribasso, e il 15% degli addetti pur regolarmente assunti dichiara di percepire una parte dello stipendio in nero. «Il mercato – ha rilevato il segretario generale Walter Schiavella – è ostaggio della cricca cui vengono affidati senza alcuna gara gli appalti pubblici, dell’assenza di regole, della rincorsa ai ribassi spesso oltre il 60%, e soprattutto del lavoro nero dove si rafforzano le infiltrazioni della criminalità organizzata».
L’Unità 15.05.10