I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per sapere – premesso che:
è un dato inoppugnabile che nell’anno scolastico in corso sono presenti nelle scuole più studenti e meno personale docente e ATA rispetto a quello precedente. Gli studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado, infatti, sono 7.805.947, con un aumento di 37.000 unità e, parimenti, si sono ridotti gli organici per il personale docente di oltre 42 mila unità e più di 15 mila posti per il personale ATA. Questi dati rappresentano la prima tranche della riduzione di oltre 132.000 unità, che il Governo ha previsto, per il triennio 2009-2011, con l’art. 64 del Decreto Legge 112/2008 convertito con la legge 133/2008, realizzando così il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione del nostro Paese;
le scelte operate dal Governo hanno comportato, già nell’anno scolastico in corso, il termine del rapporto di lavoro di decine di migliaia di lavoratori precari della scuola: oltre 18 mila docenti e più di 8 mila tecnici, amministrativi ed ausiliari, che da anni svolgono le proprie mansioni con incarichi annuali costantemente rinnovati;
per porre rimedio agli effetti negativi delle scelte del Governo, a nulla è servito il Decreto Legge n. 134/2009, pomposamente definito “salva precari” a beneficio della comunicazione mediatica ma, nei fatti, in grado di garantire solo ad un numero ristrettissimo di docenti e ATA precari, perdenti posto, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in supplenze brevi attribuite dalle scuole, peraltro a discapito di altri lavoratori precari di III fascia. Risulta, inoltre, che scarsissimo riscontro operativo abbia avuto anche la previsione di attivare progetti specifici in collaborazione con le Regioni nei quali impiegare per alcuni mesi i precari perdenti posto;
tale grave situazione ha determinato una consistente perdita di qualità del sistema scolastico del Paese, come la riduzione e l’impoverimento del tempo scuola nel modello a “moduli” e del tempo pieno nella scuola primaria nonché del tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado, attuati con la riduzione degli organici, con la soppressione delle compresenze, con la mancata copertura delle supplenze brevi;
per il prossimo anno scolastico 2010/2011, il Governo si sta apprestando ad effettuare la seconda tranche dei tagli agli organici prevista dal citato art. 64 del Decreto Legge n. 112. Infatti, la circolare del MIUR n. 37 del 13 aprile 2010 che definisce le norme per il calcolo degli organici dei docenti prevede una riduzione di 25.000 insegnanti (22.000 in organico di diritto e 3.600 in organico di fatto). Cifre rilevanti, ma contraddette per difetto da quelle contenute nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto del Presidente della Repubblica “recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali”, attualmente in esame presso le commissioni parlamentari competenti. Dalla suddetta relazione tecnica si apprende che la riduzione degli organici conta 31.390 posti di personale docente e 15.000 posti di personale ATA. Una contraddizione che deve essere chiarita in modo inequivocabile, che tuttavia non emenda la gravità della scelta assunta dal Governo di ridurre gli organici della scuola, destinata ad incidere ulteriormente sia sulla qualità didattica, formativa ed educativa delle istituzioni scolastiche, sia sul futuro lavorativo di decine di migliaia di operatori della scuola in un contesto economico reso ancora più grave dalla crisi che ha investito anche il nostro Paese;
altresì premesso che:
la citata circolare n. 37, che prevede una riduzione per la scuola superiore di circa 14.000 posti docente, non è uscita in contemporanea con i regolamenti di riordino di licei, tecnici e professionali (peraltro non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale determinando uno stato di incertezza e confusione che ha accompagnato le iscrizioni alla scuola secondaria superiore) e – cosa ancor più grave – nemmeno trasmette il decreto interministeriale sugli organici poiché esso non è ancora stato emanato in via definitiva, con il rischio che si determini un contenzioso con i docenti in soprannumero i quali potrebbero impugnare l’atto davanti al giudice del lavoro sostenendone l’illegittimità perché adottato in esecuzione di una circolare basata su un decreto interministeriale inesistente;
pertanto, per il prossimo anno scolastico, saremo costretti ad assistere all’assunzione di decisioni illegittime in materia di personale della scuola poiché assunte in un quadro normativo non perfezionato e che ripetono le gravi anomalie che hanno caratterizzato la riduzione degli organici portata a termine nell’anno scolastico 2009-2010. Infatti, il Decreto Interministeriale sugli organici docenti per l’anno scolastico 2009 -2010, non risulta ancora emanato così come dimostra la richiesta (datata 3 marzo 2009) di produzione dell’atto da parte del TAR del Lazio, che non è ancora stata esaudita. Tuttavia, sulla base del predetto Decreto Interministeriale ancor oggi, dopo quasi un anno, “inesistente” sono stati formulati, da parte di dirigenti della Amministrazione scolastica centrale e periferica, migliaia di decreti riguardanti gli organici regionali, provinciali e di istituto che hanno comportato la soppressione di oltre 42 mila posti di docente:
Per sapere:
se il Ministro interrogato intenda, in vista del prossimo anno scolastico, interrompere un siffatto metodo irregolare di governare i processi amministrativi relativi alla scuola;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché il Governo riveda la politica dei tagli, alla luce dei danni gravissimi che essi stanno producendo sul funzionamento quotidiano e sulla qualità della scuola pubblica del nostro Paese.
Firmato
COSCIA – GHIZZONI – DE PASQUALE – BACHELET – DE TORRE – PES – ROSSA – SIRAGUSA
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Di seguito la risposta del Governo
PRESIDENTE. L’onorevole Bachelet ha facoltà di illustrare l’interpellanza Coscia n. 2-00705, concernente questioni concernenti la legittimità delle procedure amministrative seguite per la riduzione degli organici nel settore della scuola (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario. Onorevole Bachelet, le ricordo che ha quindici minuti a disposizione.
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, in estrema sintesi l’oggetto dell’interpellanza è sapere –giacché il Ministero ha, come si suol dire, dato i numeri– se i tagli ai posti di lavoro dei docenti nell’anno 2010-2011 saranno 25.600, come suggerisce la circolare ministeriale n. 37 del 2010; se saranno 27.307 come, invece, suggeriscono gli allegati ai regolamenti concernenti la revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei, e sul riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali (atti del Governo nn. 132, 133 e 134 del 2009), o saranno addirittura 31.390, come sostiene l’allegato all’atto n. 194 del Governo sull’educazione degli adulti, firmato dal Ragioniere generale dello Stato, Canzio. Questo in breve è l’abstract.
Ora, come stanno le cose? Nell’anno scolastico in corso, nelle scuole, ci sono più studenti e meno personale docente e amministrativo tecnico e ausiliario (nel seguito ATA) rispetto all’anno scolastico precedente. Gli studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado, infatti, sono quest’anno 7.805.947, con un aumento di circa 37 mila unità rispetto all’anno precedente, mentre gli organici si sono ridotti di oltre 42 mila unità per i docenti e di oltre 15 mila unità per il personale ATA. Questi dati rappresentano la prima tranche della riduzione di oltre 132 mila unità che il Governo ha previsto per il triennio 2009-2011, con l’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge n. 133 del 2008. Questa riduzione realizza in un solo colpo due risultati: il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione italiana –altro che i 10 mila esuberi dell’Alitalia, che poi non era pubblica amministrazione–, ma anche il più clamoroso stravolgimento ed impoverimento dell’offerta formativa della nostra scuola pubblica, del quale le famiglie cominceranno ad accorgersi soprattutto dal prossimo autunno. Se è vero, infatti, che le scelte operate dal Governo hanno comportato, già nell’anno scolastico in corso, il termine del rapporto di lavoro di decine di migliaia di lavoratori precari della scuola (come si diceva prima: oltre 18 mila docenti più gli 8 mila tecnici amministrativi e ausiliari, che da anni svolgevano le proprie mansioni con incarichi annuali costantemente rinnovati), è anche vero che, in questo primo anno, le scuole, facendo salti mortali, sono riuscite a limitare i danni, anche se la soppressione delle compresenze, la mancata copertura delle supplenze brevi e l’aumento di alunni per classe, si sono fatti sentire. Con i tagli dell’anno venturo, però, anche le scuole primarie e secondarie di primo grado, che erano riuscite a mantenere gran parte del tempo pieno e prolungato a danno delle altre offerte formative, dovranno rifiutare una percentuale importante di quelli che ne fanno richiesta e finora l’ottenevano. Me lo diceva lunedì, piuttosto preoccupato, un genitore del Veneto, che mi spiegava come, per la prima volta, dovrà iscrivere il figlio in una scuola privata, se vuole continuare, con la moglie, a lavorare.
Ebbene, a ciò si aggiungerà l’anno prossimo il caos e la drastica riduzione di offerta in molti segmenti delle superiori, che solo la saggia provincia di Bolzano, grazie alla propria autonomia statutaria, è riuscita a rinviare di un anno. Per porre rimedio agli effetti negativi delle scelte del Governo a nulla è servito, a nostro avviso, il decreto-legge n. 134 del 2009, pomposamente definito «salva precari» a beneficio della comunicazione mediatica, ma, nei fatti, in grado di garantire solo ad un numero molto ristretto di docenti e ATA precari, che perdevano il posto, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in supplenze brevi attribuite dalle stesse scuole, peraltro a discapito di altri lavoratori precari di terza fascia. Ora potremmo domandarci, essendo onesti e non oppositori ad ogni costo: sono davvero troppi gli insegnanti? Perché sono aumentati di quasi 90 mila unità negli ultimi dieci anni? Se guardiamo i dieci anni della scuola pubblica 1998-2008 (vi è, a tal proposito, un documento del Ministero che si scarica da web), vediamo che questo aumento è esclusivamente dovuto agli insegnanti di sostegno. Un principio e un diritto importante ed evidentemente costoso che, però, al seminario internazionale di Treellle, che si è tenuto un mese fa alla LUISS, ho sentito lodare da praticamente tutti i rappresentanti dei Paesi europei che si occupano di Governo della scuola, perché si tratta di un tipo di intervento educativo unico ed apprezzato che molti ritengono un modello. Tuttavia, sempre per essere onesti, devo dire che il nostro Quaderno bianco –dico nostro perché fu fatto da Prodi e Fioroni– aveva individuato anche possibili razionalizzazioni; certo non le aveva individuate nell’aumentare, ad esempio, il numero di alunni oltre i 29, perché tutti i database, anche quelli di mia figlia che studia economia (il database caschool.dta di econometria del testo Stock-Watson), fanno vedere che al di sopra dei 25 alunni per classe l’apprendimento crolla e peggiora in maniera drammatica. Di conseguenza, quello che suggerivano i dati del Quaderno bianco era l’accorpamento delle classi molto piccole e dei plessi scolastici, non l’aumento degli alunni in classi già grandi, non la riduzione indiscriminata dell’offerta formativa.
Gli autori del Quaderno bianco avevano identificato anche –me lo ha spiegato un dirigente del Ministero dell’economia e delle finanze che ha contribuito a quello studio– un altro aspetto: il fatto che, per razionalizzare e riuscire a ridurre a regime la spesa scolastica, ad esempio di 100, è necessario, nel periodo di transizione, spendere addirittura di più, circa 25 in piú per tre anni: perché occorre costruire nuovi plessi, prepensionare gli insegnanti, compiere una serie di interventi che accelerino e rendano possibile il cambiamento. Avevano anche identificato nella Cassa depositi e prestiti un possibile volano per questa operazione.
Questo non ha nulla a che vedere con ciò che ha fatto il Governo attuale. Il Governo si sta oggi apprestando a effettuare la seconda tranche dei tagli agli organici prevista da quell’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. La circolare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca del 13 aprile 2010, n. 37, definisce le norme per il calcolo degli organici e prevede una riduzione di 25 mila insegnanti: 22 mila in organico di diritto e 3.600 in organico di fatto (quindi in tutto 25.600 unità). Sono cifre grandi ma sono contraddette per difetto da quelle contenute nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto del Presidente della Repubblica per l’educazione degli adulti di cui parlavo prima. Questo altro decreto afferma, infatti, che si tratterebbe di 31.390 posti di personale docente e 15 mila di personale ATA. Proviamo a vedere che cosa questo significhi. Significa, ad esempio, che, se fossero 30 mila, tutti i cittadini della Repubblica di San Marino verrebbero licenziati contemporaneamente; o tutti quelli del Principato di Monaco; oppure tutti gli abitanti del comune di Termoli. Se volessimo contare le famiglie –perché in fondo ognuno di questi insegnanti o tecnici ha una famiglia– si tratterebbe del numero delle famiglie dell’intera città di Lecce. O, se vogliamo pensare a Sergio Endrigo (che diceva: «se tutte le ragazze del mondo si dessero la mano»), se tutte queste persone che perdono il lavoro l’anno prossimo si prendessero per mano e si mettessero in fila, a seconda di quale circolare prendiamo in considerazione, coprirebbero la distanza da Milano a Lodi, o da Milano a Como nel caso peggiore. Dunque, era questo che suggeriva il Quaderno bianco? Non era questo. E questi tagli saranno reinvestiti nella scuola, come suggeriva il Quaderno bianco? No, almeno finora. Finora questi posti sono stati tagliati. Solo negli ultimi giorni ci sono stati annunci del Ministro secondo i quali un terzo di questi tagli, di questi benefici del risparmio, saranno investiti per il merito; ma si tratta di annunci, non dicono come si farà. Si parla della quattordicesima e di altre amenità. Ma noi temiamo che di questo annuncio accada quel che è accaduto con le chiacchiere sul maggior rigore nei voti, seguito dal taglio dei fondi che impedisce i corsi di recupero: alla fine a queste chiacchiere corrisponderà nella realtà il sei politico! Non sarà meritocrazia ma il contrario: sei politico; o il ritorno alle lezioni private. O, forse, questo annuncio avrà la stessa sorte dello slogan ministeriale «più inglese nelle scuole», laddove sono state abolite le maestre di lingua inglese e per insegnare l’inglese verranno impartiti corsi di 50 ore. Anzi, Il Sole 24 Ore di qualche giorno fa sostiene che effettivamente saranno solo 30 le ore impartite ad una maestra che mai ha studiato inglese affinché poi possa insegnare anche l’inglese. Questo mi ricorda quando mio zio dovette andare in Argentina e comprò un libretto che si chiamava Lo spagnolo in ventiquattr’ore, con il quale contava di cavarsela durante il viaggio. In conclusione, temiamo che anche questa, come molte altre, sia una bufala, per adesso esclusivamente mediatica, mentre la sostanza che rimane sono i tagli.
Ad ogni modo sarebbe bello almeno sapere quanti sono davvero questi tagli. E se son stati davvero fatti! La suddetta circolare n. 37, che prevede una riduzione per la scuola superiore di 14 mila posti, non è stata diffusa contemporaneamente con i regolamenti, quindi c’è una gran confusione. Per il prossimo anno scolastico si potrebbe assistere all’assunzione di decisioni secondo noi illegittime in materia di personale della scuola, perché assunte in un quadro normativo non perfezionato, che ripete le gravi anomalie che hanno caratterizzato la riduzione degli organici dell’anno attuale. Forse non tutti sanno che –dovremo metterlo nell’apposita rubrica della Settimana Enigmistica– il documento concernente gli organici, che tutti i Ministeri della Repubblica producevano verso agosto poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, stavolta, cioè per il 2009-2010, insomma per l’anno scolastico in corso, ormai quasi concluso, ancora non esiste e non è stato pubblicato! Dunque, sulla base di un decreto interministeriale per ora ancora inesistente, sono stati già tagliati 42 mila posti di docenti. Quello che noi domandiamo è se, anzitutto, il Ministro interpellato, in vista del prossimo anno scolastico, intenda farci sapere almeno quale fosse il decreto per l’anno in corso; e poi, magari, intenda interrompere un siffatto metodo di governare i processi amministrativi relativi alla scuola e produrre entro l’estate il documento per il prossimo anno scolastico; o, invece, intenda produrre i decreti di tutti e cinque gli anni a consuntivo, alla fine della legislatura.
Chiediamo infine se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi affinché il Governo riveda la politica dei tagli alla luce dei danni gravi che stanno producendo sul funzionamento quotidiano e sulla qualità della scuola pubblica del nostro Paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, onorevole Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.
GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, l’interpellanza muove dall’assunto secondo cui le criticità del sistema scolastico e il disagio dei precari sarebbero da riferire esclusivamente alle misure contenute nell’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008. In verità, come risulta dal «Quaderno Bianco sulla Scuola» presentato nel settembre del 2007 dal precedente Governo, le cause delle criticità vengono da lontano e il disagio dei precari è da attribuire a precedenti gestioni che hanno ingenerato aspettative non fondate sulla reale capacità di assorbimento del sistema scolastico.
Ricordo che l’esigenza di razionalizzazione era già stata prevista dalla legge finanziaria per l’anno 2007. Al comma 605, si sosteneva allora, fra l’altro, che con uno o più decreti del Ministro della pubblica istruzione dovevano essere adottati interventi concernenti la revisione, a decorrere dall’anno scolastico 2007/2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi al fine di valorizzare la responsabilità dell’amministrazione e delle istituzioni scolastiche, individuando obiettivi, da attribuire ai dirigenti responsabili, articolati per i diversi ordini e gradi di scuola e le diverse realtà territoriali, in modo da incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe dello 0,4. Si sarebbe dovuto, poi, procedere alla revisione dei criteri e parametri di riferimento ai fini della riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (i cosiddetti ATA). Gli obiettivi fissati dalla predetta legge finanziaria sono stati conseguiti, come è noto, soltanto in parte con la conseguente applicazione della «clausola di salvaguardia», prevista dalla stessa legge, che ha comportato da un lato una rimodulazione negli anni successivi dei tagli previsti e non operati e dall’altro un taglio lineare degli stanziamenti del Ministero dell’istruzione. Da parte nostra, abbiamo preso l’impegno di tenere sotto controllo i conti pubblici eliminando sprechi ed inefficienze. Come. confermato dalle indagini dell’OCSE, le scuole italiane spendono mediamente per ciascuno studente molto più degli altri Paesi dell’area OCSE, ma i rendimenti in termini di istruzione sono al di sotto della media. Bisogna quindi restituire al servizio scolastico efficienza ed efficacia ed elevarne la qualità per avvicinarlo agli standard internazionali ed europei. Al raggiungimento di questi obiettivi mirano i provvedimenti promossi dal Governo ed approvati dal Parlamento, ai quali si fa riferimento nell’interpellanza. Le misure e i provvedimenti assunti – inserendosi nel più ampio contesto della riqualificazione della spesa pubblica, anche in relazione alla difficile congiuntura finanziaria ed economica internazionale – hanno inteso salvaguardare quanto più possibile il sistema scolastico.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato, gli interventi previsti rientrano nell’ambito del processo di riqualificazione del sistema scolastico italiano e mirano a realizzare il riordino complessivo del sistema attraverso la valorizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, il pieno coinvolgimento delle regioni e delle autonomie locali, una nuova governance territoriale dell’istruzione-formazione ed un più appropriato ed efficace utilizzo delle risorse. In questa prospettiva, dunque, si collocano le disposizioni introdotte dall’articolo 64 del citato decreto-legge n. 112 del 2008 in materia di organizzazione scolastica, il cui impianto complessivo – va ricordato – è stato riconosciuto costituzionalmente legittimo con la sentenza n. 200 del 24 giugno 2009 della Corte costituzionale, che ha ritenuto non fondate le questioni di legittimità sollevate sul comma 3 e sul comma 4, lettere da a) ad f). Per quanto riguarda poi in particolare la consistenza delle dotazioni organiche a livello nazionale, la consistenza stessa risulta definita secondo quanto stabilito dal decreto-legge n. 112 del 2008 all’articolo 64, comma 4, che ha previsto l’attivazione di una serie di interventi e misure volti ad incrementare gradualmente di un punto, nell’arco del triennio 2009/2011, il rapporto docenti/alunni, nonché sulla base delle previsioni contenute nel Piano programmatico e nei regolamenti ivi previsti. Pur in presenza del suddetto complessivo piano di interventi, per l’anno scolastico 2009-2010, al fine di garantire continuità didattica agli studenti, assicurare la stabilità necessaria al personale della scuola e la continuità organizzativa a tutte le istituzioni scolastiche, sono state effettuate assunzioni di 647 dirigenti scolastici, 8 mila docenti e 8 mila unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA). La riorganizzazione della scuola, che è una realtà ineludibile, ha riguardato, per l’anno scolastico 2009-2010, circa 42 mila unità di personale docente. Tuttavia, valutato il considerevole numero di docenti che al termine dell’anno scolastico 2008-2009 sono andati in pensione, il numero dei docenti con contratto a tempo determinato cui non è stato possibile confermare il contratto nell’anno scolastico 2009-2010 si è notevolmente ridotto. Analogamente, la prevista riduzione di organico del personale ATA è stata in gran parte compensata dai pensionamenti avvenuti al termine dell’anno scolastico 2008-2009. Per venire incontro alle esigenze di coloro che nel decorso anno scolastico erano stati destinatari di contratti a tempo determinato, è stato emanato il decreto-legge n. 134 del 2009, convertito con modificazioni nella legge n. 167 del 2009, con cui è stato varato un pacchetto di misure in favore del personale precario della scuola. A conferma della sensibilità del Governo al disagio dei precari, gli interventi disposti dal decreto-legge n. 134 del 2009 sono stati prorogati all’anno scolastico 2010-2011 dall’articolo 7, comma 4-ter, del decreto-legge n. 184 del 30 dicembre 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 35 del 26 febbraio 2010. Relativamente alle dotazioni organiche di personale docente per il prossimo anno scolastico, è noto che, con circolare ministeriale n. 37 del 13 aprile ultimo scorso, è stato trasmesso alle direzioni scolastiche regionali lo schema di decreto interministeriale concernente le dotazioni organiche per il 2010-2011. In coerenza con quanto stabilito dal suddetto decreto-legge n. 112, nella citata circolare n. 37 è stato evidenziato che l’obiettivo della prevista riduzione di 25.600 posti si raggiungerà in due distinte fasi, quella relativa all’organico di diritto e, per una parte residuale, quella relativa all’organico di fatto. In applicazione di tale criterio sono stati quantificati in 22 mila i posti da ridurre in organico di diritto e in 3.600 quelli da ridurre in sede di adeguamento di tale organico alle situazioni di fatto. Analogamente a quanto già fatto per il corrente anno scolastico, con questa soluzione sarà, fra l’altro, possibile garantire una maggiore stabilità delle platee scolastiche e del personale docente interessato, anche a tutela della continuità didattica e della qualità del servizio. Per quanto riguarda il tempo pieno nella scuola primaria, nella circolare n. 37 è stato precisato che nulla è innovato e che, pertanto, restano confermati l’orario di 40 ore settimanali per classe, comprensive del tempo dedicato alla mensa, l’assegnazione di due docenti per classe e l’obbligo dei rientri settimanali. È stato inoltre evidenziato che le quattro ore residuate rispetto alle 40 settimanali per classe (44 ore di docenza a fronte delle 40 di lezioni e di attività), comunque disponibili nell’organico di istituto, potranno essere utilizzate prioritariamente per l’ampliamento del tempo pieno sulla base delle richieste delle famiglie e, in subordine, per la realizzazione di altre attività volte a potenziare l’offerta formativa (compreso il tempo mensa per le classi che attualmente praticano i rientri pomeridiani). Relativamente, poi, alle classi a tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado, si è previsto che le classi stesse possono essere autorizzate, nei limiti della dotazione organica assegnata e tenendo conto delle esigenze formative globalmente accertate, per un orario settimanale di insegnamento e di attività di 36 ore, comprensive della mensa, fermo restando che la consistenza oraria media di organico è di 38 ore settimanali. Si è pure previsto che, sulla base delle richieste delle scuole, effettuate tenendo conto delle esigenze espresse dalle famiglie, detta consistenza oraria è elevabile fino ad un massimo di 40 ore, utilizzando le due ore di approfondimento delle discipline a disposizione della scuola. Ovviamente, sia il tempo pieno sia il tempo prolungato, possono essere attivati solo in presenza di strutture e servizi idonei.
Passo, quindi, a quanto rilevato nell’interpellanza circa la non contemporanea diffusione della suddetta circolare n. 37 e dei regolamenti di riordino della scuola secondaria di secondo grado, nonché in merito a quanto osservato circa il ritardo del perfezionamento del decreto interministeriale sugli organici. A questo proposito, vorrei evidenziare che i regolamenti in argomento sono adottati ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e scaturiscono da un complesso procedimento a formazione progressiva che ha richiesto l’intervento di vari organi e quindi tempi piuttosto lunghi. Dopo le necessarie interlocuzioni istituzionali e dopo i pareri degli organi consultivi previsti dalla legge, il 4 febbraio 2010 è intervenuta l’approvazione in seconda lettura da parte del Consiglio dei ministri; l’iter è poi proseguito con la firma da parte del Presidente della Repubblica il 15 marzo scorso e con il successivo inoltro alla Corte dei conti per il tramite del Ministero della giustizia. Infine, per ciò che concerne il perfezionamento del decreto interministeriale sugli organici, non va dimenticato che la prassi amministrativa di anticipare con una circolare i contenuti dello schema di decreto sulle dotazioni organiche nazionali è stata costantemente seguita anche dalla precedente gestione per le note ineludibili esigenze di carattere organizzativo preordinate all’ordinato avvio dell’anno scolastico.
PRESIDENTE. L’onorevole Coscia ha facoltà di replicare.
MARIA COSCIA. Signor Presidente, non siamo soddisfatti perché la risposta alla nostra interpellanza urgente è, non solo lacunosa, ma cerca anche di giustificare, con argomenti francamente non fondati, un taglio indiscriminato perseguito a danno della scuola pubblica nel nostro Paese e che, ahimè, sta producendo effetti drammatici proprio sul funzionamento quotidiano delle nostre scuole. Anche in questi giorni, nelle varie città, ci sono proteste da parte delle famiglie perché non si risponde a quelli che sono stati, tra le altre cose, gli impegni che più volte, il Governo, a mezzo stampa, ha ribadito: per esempio, per quanto riguarda il tempo pieno, non solo di garantire il tempo pieno che già c’era, ma anche di aumentarlo. In realtà, già in una serie di circolari e di indicazioni che stanno arrivando dagli uffici scolastici provinciali si afferma che, a partire dal prossimo anno, bisognerà ridurre le sezioni a tempo pieno, che, quindi non solo non si aumentano ma vengono ridotte. Il sottosegretario dice che con questa circolare, tra le altre cose, si vuole valorizzare l’autonomia scolastica, ma in realtà, sta accadendo esattamente il contrario. Non solo si è proceduto ai tagli al personale di cui abbiamo detto prima, ma anche a tagli pesantissimi per quanto riguarda quelle risorse minime che venivano attribuite alle scuole per il funzionamento quotidiano. Ancora una volta è stato richiesto, e viene richiesto sempre più alle famiglie, di garantire il minimo indispensabile – dalle fotocopie alla carta igienica – e non si riesce neanche a garantire quel minimo di sussidi didattici di cui le scuole hanno bisogno. Tornando al merito della risposta, già il collega Bachelet ha ricordato il Quaderno bianco sulla scuola, voluto dal Governo Prodi, che progettava una riorganizzazione complessiva del nostro sistema scolastico, ribadiva e individuava una serie di dati che davano anche conto della particolarità della nostra scuola pubblica, a cui noi teniamo moltissimo. È vero, il rapporto insegnanti alunni nel nostro Paese è più alto che non in altri Paesi ma questo è dovuto soprattutto al fatto che in Italia, da tantissimi anni ormai, è affermato il principio che tutti i bambini, tutti i ragazzi hanno diritto di andare a scuola, compreso chi è più in difficoltà di altri, penso in modo particolare ai bambini diversamente abili. In altri Paesi questi ultimi non vanno nella scuola pubblica insieme agli altri bambini, per loro sono definiti dei progetti specifici e quindi quei costi non vengano calcolati, così come il rapporto insegnanti alunni non incide sull’insieme del sistema dell’istruzione. Oltre a questo non viene neanche considerato tutto il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. I dati devono essere esaminati per quelli che sono. Il Quaderno bianco sulla scuola dava una serie di indicazioni e, come ricordava il collega Bachelet, indicava che per fare un’operazione vera di riforma è necessario in un primo momento investire e poi gradualmente andare verso una razionalizzazione complessiva, se non si vuole provocare il dissesto della scuola pubblica. Le scelte che sono state fin qui compiute sembrano, purtroppo, far venir meno uno dei punti di forza del nostro Paese che, appunto, è il sistema dell’istruzione pubblica e soprattutto il diritto di centinaia e migliaia di bambini e di ragazzi all’istruzione. Anche i dati che vengono portati, da quello che diceva il sottosegretario, non sono ancora chiari: mi chiedo per quale motivo su alcuni atti si scrivono certi numeri mentre su altri atti i numeri sono diversi. Pertanto, a tal riguardo, vorremmo avere una parola chiara e definitiva perché questi dati non possono cambiare a seconda di quali sono gli atti a cui si riferiscono. Viene poi sostenuta una tesi piuttosto strana, per la quale le circolari hanno maggior valore dei decreti interministeriali. Signor sottosegretario, noi ci troviamo ancora in una situazione per cui, lo scorso anno scolastico, ugualmente fu emanata una circolare recante le indicazioni, da un lato per l’iscrizione, dall’altro per la definizione degli organici. È trascorso più di un anno e da allora ancora non è stato pubblicato il decreto interministeriale.
Ovviamente, questo precedente ci fa pensare che anche quest’anno ci troveremo di fronte ad atti che rischiano di non essere perfezionati e che dimostrano come la fretta del Governo di procedere con una determinazione veramente draconiana in questi tagli indiscriminati, non tenga conto delle regole fondamentali e amministrative e, quindi, del rispetto della legalità (perché di questo stiamo parlando). In sostanza, l’interpellanza urgente poneva tre questioni a cui non si è risposto in modo assolutamente soddisfacente e adeguato. In primo luogo, la questione della legittimità degli atti: da questo punto di vista non abbiamo avuto una risposta che ci tranquillizza. In secondo luogo, la questione dei numeri, che ancora non è chiara. In terzo luogo, il fatto che – proprio alla luce di quanto sta accadendo in tutte le scuole del nostro Paese, ossia della difficoltà di garantire il minimo quotidiano, in modo particolare gli impegni sul tempo pieno – non si è data una risposta ragionevole. Forse il Governo dovrebbe prendersi una breve pausa, verificare nuovamente con la massima attenzione quello che sta accadendo e modificare una linea che francamente sta diventando assolutamente insostenibile per centinaia di migliaia di ragazzi, di bambini e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).