L’on. Manuela Ghizzoni del Pd: “Un diritto messo in discussione dai tagli alla scuola”. L’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione alla Camera, commenta la sentenza del Consiglio di Stato relativa all’ora di religione. Su questo tema la parlamentare democratica ha presentato diverse interrogazioni nelle quali ha evidenziato come in molte scuole le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica non vengano realizzate per la pesante riduzione degli organici e per l’entrata in vigore delle nuove norme che, in modo specifico nella scuola secondaria, hanno previsto l’eliminazione delle ore a disposizione dei docenti. Ecco di seguito la sua dichiarazione.
«La sentenza della Consiglio di Stato ha un carattere pilatesco, che tuttavia impegna il Governo a garantire le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. La sentenza, infatti, non ritiene discriminatorio, per chi frequenta materie alternative o ha scelto di non svolgere alcuna attività, che l’insegnamento della religione cattolica venga valutata ai fini del credito scolastico, ma solo per la quota di punteggio aggiuntivo (in media 1 punto) che viene attribuito agli studenti dal Collegio dei docenti in considerazione dell’assiduità della frequenza scolastica, dell’interesse e dell’impegno nella partecipazione al dialogo educativo e alle attività complementari ed integrative. Pertanto, per dimostrare che tale punteggio aggiuntivo potrebbe essere conseguito anche da parte di chi non si avvale dell’insegnamento di religione, Il Consiglio esprime un severo monito contro le inadempienze ministeriali che diffusamente in tutte le scuole del nostro Paese ignorano le richieste di attivazione delle materie alternative in violazione del Concordato.
Questa è materia sulla quale la Gelmini deve pronunciarsi con chiarezza perché è necessario garantire il diritto di tutti gli studenti a seguire un percorso formativo all’interno di una scuola laica.
Chi chiede di non seguire l’ora di religione ha diritto all’ora alternativa, come stabilito dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana sin dal 1984. Questo diritto viene invece messo in discussione dai tagli alla scuola. Si rispettino perciò le sentenze, ma le si leggano integralmente, cogliendone tutte le implicazioni politiche: la sentenza impegna di fatto le istituzioni a garantire le attività alternative».