ROMA – «Le adozioni dei libri scolastici sono bloccate per cinque o sei anni, ma i prezzi continuano a salire anche se il testo non ha subìto modifiche», è la protesta di molti genitori convinti che «gli effetti del blocco non basteranno a combattere il caro-libri perché le norme sono facilmente aggirabili». Tema caldo, questo delle scelte, dal momento che il rito si dovrà compiere entro la seconda decade di maggio. Con una novità. Tranne rarissime eccezioni i testi che sono stati adottati lo scorso anno andranno necessariamente mantenuti. Per la prima volta, infatti, gli insegnanti sono legati alla legge 167 del 2009, legge di conversione del decreto 134.
«Salvo specifiche e motivate esigenze» i docenti dovranno limitarsi a confermare i testi in vigore, così recita la norma. Però le famiglie sono deluse. Speravano che la novità portasse un consistente risparmio e la possibilità di evitare la solita “stangata”. Le prospettive, invece, non sono rosee. «Il blocco delle adozioni – lamentano le associazioni dei consumatori – non comprende il congelamento dei prezzi».
«Ma è impossibile ipotizzare il congelamento – sostiene Ulisse Jacomuzzi, presidente del Gruppo Educazione dell’Aie, l’Associazione italiana degli editori – il prezzo di un libro non può restare fermo, poiché intervengono molte variabili. Se, per esempio, nel 2008 ho stampato le copie di un libro, che poi devo ristampare l’anno successivo o due anni dopo, dovrò tenere conto dei nuovi prezzi di mercato delle materie prime. La carta può essere aumentata del 10%, il trasporto può essere aumentato e così la benzina. Certi costi prescindono dai contenuti. Comunque, va evidenziato che negli ultimi anni i ritocchi in copertina sono sempre stati di molto inferiori al 2%, mai oltre il tasso di inflazione».
Dunque, non si sfugge agli aumenti. Gli editori, già colpiti dal blocco, non possono avere ulteriori perdite. Risultato: il giro di vite sulle adozioni dei libri alla fine scontenta tutti. Gli insegnanti accusano il ministero di limitare «l’autonomia della scuola e la libertà di insegnamento» mentre i genitori sono convinti che il risparmio sarà inferiore a quanto sperato.
Intanto la scuola dovrà rispettare i “vincoli”, ribaditi dall’ultima circolare inviata dal ministero il 4 marzo scorso: «Un libro può essere cambiato ogni cinque anni per la scuola elementare e ogni sei per la scuola media e superiore». Con alcune possibili deroghe. Eccole: «Se dobbiamo introdurre materie nuove per la riforma degli ordinamenti – spiega la preside Clara Rech del liceo classico Augusto di Roma – allora sì che possiamo cambiare il testo. Stessa cosa nel caso in cui decidiamo di passare dal libro cartaceo a quello misto, multimediale, che per una parte è scaricabile da Internet». Purché su quel libro online l’editore si sia impegnato a «non fare una nuova edizione per cinque anni, a partire dalla data del copyright». Al massimo saranno tollerati degli “aggiornamenti”, in forma di appendice.
La politica ministeriale contro il caro-libri, dunque, non si è avvalsa solo del tetto di spesa (che le scuole non potrebbero sforare) e del blocco delle adozioni: ha previsto anche la “sostituzione” del libro di carta con quello online, che alle famiglie dovrebbe costare meno, giusto? «Sì, il prezzo dei testi che saranno scaricati da Internet sarà inferiore a quello del libro tradizionale», assicura ancora Ulisse Jacomuzzi, dell’Associazione italiana editori. Quanto inferiore? «Dipenderà, il risparmio potrebbe essere del 25%, ma non è ancora possibile precisare. Parliamo, comunque, di testi che verranno trasferiti da Internet su un altro supporto informatico, non stampati».
Si tratterebbe di testi da consultare sul desk del computer, anche per abituare i ragazzi alla multimedialità. Tutto è cominciato con la ormai storica circolare numero 16 del 10 febbraio 2009, con cui il ministro Gelmini ha avviato l’introduzione del libro in versione online, in tutto o in parte. «Gli studenti dell’era digitale – disse allora il ministro – sono molto diversi dai figli di Gutenberg. Una novità, questa, con cui la scuola e i processi di insegnamento dovranno misurarsi». Ora siamo sul banco di prova. Se l’anno scolastico che parte a settembre sarà ancora di transizione, dal 2011-2012, ribadisce la circolare del 4 marzo scorso, le scuole potranno adottare solo libri “scaricabili”.
Ma le scuole sono dotate degli strumenti necessari per iniziare la nuova era? L’età avanzata di migliaia di insegnanti non sarà un ostacolo insormontabile all’utilizzo del nuovo strumento didattico? «Certo, le difficoltà non mancano – ammette Roberto Ingravalle, docente di inglese allo scientifico Newton di Roma – Abbiamo anche delle lavagne interattive e io stesso ho dovuto cercare un nuovo approccio alla didattica, però ci sono colleghi meno tecnologici che faticano a utilizzare nuovi strumenti. La multimedialità, con immagini e filmati, può essere un arricchimento, tuttavia cambia il lavoro degli insegnanti e c’è bisogno di un adattamento».
Qualche difficoltà al primo liceo scientifico: secondo i nuovi programmi varati dal ministero dell’Istruzione, infatti, gli studenti dell’anno 2010/2011 si troveranno subito ad affrontare le materie di scienze e di fisica che finora partivano, rispettivamente, dal secondo e dal terzo anno di corso. Due nuove materie a tutti gli effetti, quindi, con tanto di annessi libri: ma il tetto per l’adozione dei tomi del primo liceo scientifico è rimasto lo stesso, pari 305 euro, senza tenere conto che sarà necessario proprio l’acquisto dei due testi in più.
dal Messaggero
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Messaggero: “Il preside: Libri on line? Siamo in ritardo, e servono soldi per formare gli insegnanti”, di A.Ser.
Il suo è considerato uno degli istituti più tecnologici, state usando anche il libro online?
«Servirà a far risparmiare le famiglie, sarà un nuovo strumento per i giovani, ma ci vorrà del tempo. Ci sono alcune proposte fatte dalle Case editrici, tuttavia l’utilizzo del libro online richiede il superamento di non pochi problemi. Abbiamo avuto, nel frattempo, la fortuna di ricevere i soldi della Fondazione Roma: questo ci ha consentito di acquistare le lavagne interattive che abbiamo installato in ogni aula». Nicola Converiati, preside dell’istituto tecnico Lombardo Radice di Roma, parla dell’arrivo delle nuove tecnologie nella scuola.
Che cosa cambierà?
«Ciascuna aula diventerà un “laboratorio” di didattica multimediale. Il prossimo 20 maggio faremo l’inaugurazione ufficiale, perché è un evento importante, il segno di un cambiamento».
Preside, la sua scuola con 1.200 studenti, 49 classi, 150 docenti e 8 laboratori scientifici è un bel banco di prova. Quali saranno i vantaggi della didattica multimediale?
«Non sono cose miracolistiche, ma gli esiti possono essere positivi, a patto che lo Stato investa nella formazione degli insegnanti. Questi progetti vanno accompagnati dai fondi, altrimenti è tutto vano».
Ma a che punto siete?
«Per ora siamo agli inizi, verranno degli istruttori per spiegare il funzionamento delle lavagne interattive, che hanno uno schermo: immagini, musica, testi, saranno possibili cose prima irrealizzabili, per esempio “visitare” un museo usando la lavagna. Strumenti di questo genere, è ovvio, possono attrarre molto di più l’attenzione dei ragazzi. Però, ripeto, non si possono fare le nozze con i fichi secchi».
Dunque, chiede investimenti nella formazione dei docenti… «Certo, altrimenti queste iniziative si perdono. In Gran Bretagna hanno impiegato dieci anni per utilizzare tecnologie e preparare il corpo docente. Hanno avuto tutto per modernizzare le scuole. E noi, che cosa faremo? In ogni caso non è sufficiente intervenire solo con programmi di formazione. Ci dovremmo rendere conto che abbiamo in cattedra insegnanti di 45-50 anni che non sono ancora di ruolo: come si fa a chiedere, a persone disamorate e deluse, nuovo slancio e nuovi sacrifici? Non si può fare l’insegnante a 1.200 euro al mese».