Tour elettorale nella regione con 600 aziende in crisi Telefonata all´Isola dei cassintegrati
PORTO TORRES – «Caro Bersani, dove sono finiti i compagni?». La domanda arriva al segretario del Pd da una regione che più di tutte le altre è annichilita dalla crisi dell´industria. Il leader dell´opposizione è in Sardegna, per lanciare la campagna elettorale delle amministrative di fine mese (8 province, 181 comuni), ma soprattutto per rimettere in piedi il rapporto fra la politica e la «realtà». Una politica che vista dall´isola appare molto lontana. In Sardegna ci sono 600 aziende in crisi, 95 mila disoccupati, 320mila persone che vivono sotto la soglia della povertà e il 44,7% dei giovani non ha lavoro. Molti fra quelli che ce l´hanno lo stanno perdendo e per salvarlo inventano battaglie mediatiche come quella dei lavoratori della Vinyls, che hanno occupato l´ex carcere dell´Asinara lanciando «l´isola dei cassintegrati», o si accampano su un ponte che attraversa la statale, come i dipendenti della Rockwool, azienda che produce lana di roccia (un isolante per l´edilizia) e che la proprietà danese vuole ora delocalizzare.
E´ stato uno di loro, ieri, a porre la domanda al leader del Pd e ha ricordargli che gli operai sardi si sentono abbandonati da chi pensa che l´industria «non conti più» e che «la parola compagno esista solo nei libri di storia». Ed è a lui che Bersani ha assicurato che invece «la parola compagno esiste».
Ma il messaggio è rivolto anche ai colleghi di partito. «Sono qui anche per dare l´esempio – ha detto il segretario del Pd – in questa campagna elettorale non voglio occuparmi di cazzate, ma di cose reali, e le cose reali stanno qui». Che sia tempo di parlare d´industrie, di chimica, di lana di roccia oppure di cloro cvm, Bersani lo va dicendo da un po´ e i lavoratori sardi lo apprezzano. «Sei stato bravo ad Annozero» gli hanno detto «ma qui per uscirne servono competenza e rabbia, siamo stufi della solidarietà». «Non potete star fermi mentre ci scippano le fabbriche» lo hanno avvertito i lavoratori della Roxkwool, azienda ferma da due anni – nonostante i bilanci in attivo – perché la multinazionale danese ha aperto un impianto in Croazia e ora vuol portare i macchinari anche in India, pur di far terra bruciata attorno ad una possibile futura concorrenza. Fra Bersani e gli operai ci sono stati applausi, manate sulla spalla, battute («Pronto? Sono la Ventura» dice lui mettendosi in contatto telefonico con gli occupanti dell´Asinara). Ma anche critiche: «Siete voi quelli che determinano la politica: segretario, nel 2006, quando eri ministro, perché non hai dato seguito ai decreti fatti? Se ora ci troviamo in queste condizioni la responsabilità è pure vostra».
Bersani ascolta, prende nota, si meraviglia davanti ad alcuni casi, come quello dei lavoratori del call center Electa che da dicembre aspettano la cassa integrazione, già autorizzata e mai distribuita («Sento cose che non ho mai sentito – dice – . Ma di cosa parla Sacconi quando assicura che non c´è nessun disoccupato non coperto dagli ammortizzatori?»). Riconosce che spesso gli operai hanno dovuto cavarsela da soli: «Se non fosse stato per la vostra lotta, la partita era già chiusa» ammette davanti agli operai dell´Alcoa, ora vicini ad una soluzione della vertenza con la multinazionale americana dell´alluminio. Ma avverte anche che sarebbe sbagliato pensare che un passaggio in tv o un´iniziativa fantasiosa possano bastare.
«Serve una nuova politica economica e industriale, bisogna far capire che l´Italia vive e mangia ancora grazie alle fabbriche e che voi, difendendo il vostro posto, fate un servizio al paese. Ma contrariamente a quello che vi dicono, il Pd su questi temi c´è».
Il messaggio però è arrivato: non per nulla, aprendo l´ennesimo incontro della giornata con i lavoratori dell´Alcoa e dell´Euroalluminia, Bersani usa l´antico «carissimi compagni» al posto dell´ormai usuale «cari amici».
da Repubblica