L’on. Manuela Ghizzoni, relatrice della legge sui disturbi specifici di apprendimento: “Evitare di sottoporre i bambini con difficoltà a prove mortificanti e umilianti”. Manuela Ghizzoni, capogruppo PD in commissione Istruzione alla Camera e relatrice della legge sui disturbi specifici di apprendimento (DSA), interviene sulle prove Invalsi cui vengono sottoposti i bambini dislessici. Ecco la sua dichiarazione. «È comprensibile l’amarezza dei genitori di bambini con disturbi specifici di apprendimento (DSA) costretti ad affrontare le prove Invalsi senza appropriati ausili didattici e in un lasso di tempo congruo. É necessario che si arrivi al più presto all’approvazione di una legge quadro in materia.
La fine anticipata della precedente legislatura aveva impedito la conclusione dell’iter parlamentare della legge sui disturbi specifici dell’apprendimento: ora attendiamo la decisione della Commissione Bilancio sulle risorse da destinare alla formazione dei docenti. Come relatrice della legge, che si propone l’obiettivo di dare risposte a quei bambini con difficoltà specifiche di apprendimento nella lettura, nella scrittura e nel calcolo (si stima tra il 3 e il 5% degli alunni in età scolare), ritengo che anche le prove Invalsi debbano rientrare nei casi che la legge, poiché si tratta di prove di accertamento delle competenze. La legge mira a riconoscere il diritto dei bambini con queste specificità al successo scolastico, evitando di sottoporli a prove mortificanti e umilianti.
Nei prossimi giorni depositeremo un’interrogazione affinché anche le prove Invalsi siano adeguate alle specificità dei bambini con disturbi dell’apprendimento, in modo che siano forniti ai bambini gli ausili necessari per affrontarle.
Le misure previste dalla legge consentono di contrastare il fenomeno della dislessia, disortografia e discalculia, in primo luogo riconoscendo finalmente questo disturbo attraverso diagnosi precoci, e poi con l’uso di strumenti didattici appropriati. La legge prevede inoltre una serie di misure per supportare gli alunni, le famiglie e la scuola, in modo da affrontare meglio le difficoltà che i bambini con queste specificità incontrano quotidianamente».