Eppure abbiamo lavorato bene. È davvero un peccato, al di là degli aspetti che ci riguardano, che venga rovinata molta della qualità che in questo ateneo abbiamo raggiunto con il nostro lavoro». È molto amareggiata e non lo nasconde la collaboratrice linguistica svizzera che da anni ha un contratto con l’università di Siena. I vertici dell’ateneo, da molto tempo in una condizione finanziaria decisamente preoccupante, hanno messo in discussione la parte accessoria del contratto della quarantina dei collaboratori linguistici firmato nel 2006 e scaduto a fine anno 2009. Il motivo addotto, secondo quanto riferiscono gli interessati e i sindacalisti, è semplice e schiacciante: mancata copertura finanziaria. Da qui la decisione del rettore Silvano Focardi di rivolgersi alla Procura della Repubblica di Siena ipotizzando irregolarità nello stesso contratto da cui scaturirebbe la conseguenza di un danno erariale. La questione è stata discussa per ore ieri sera dal cda dell’ateneo senese. E alla fine si è deciso, con 12 voti a favore e un astenuto (hanno votato 13 su 26) di eliminare la parte accessoria. Taglio che metterà in difficoltà i collaboratori linguistici che si vedranno così decurtare in maniera consistente le loro entrate. Attualmente i loro compensi variano dai 24 ai 38 mila euro lordi all’ anno. Con il taglio ci saranno per tutti quindici mila euro lordi, più meno 700 euro al mese. Netti. Una prospettiva cui i lavoratori dell’ateneo, che tra l’altro è nel bel mezzo della campagna elettorale per l’elezione del nuovo rettore (carica per la quale si candida ancora l’attuale, Silvano Focardi), si ribellano annunciandolo stato di agitazione. Che potrebbe anche sfociare in uno sciopero. Non ci sta proprio Marco Jacoboni, sindacalista della Cgil: «Fino a quanto hanno validità i contratti integrativi? Qui stanno attaccando i diritti delle persone. La Cgil tutela i collaboratori linguistici e se i vertici dell’ ateneo hanno preso questa decisione di tagliare vorrà dire che ricorreremo al giudice del lavoro. Come Cgil nazionale stiamo anche pensando di fare una vertenza nazionale contro l’università di Siena per comportamento antisindacale perché attacca e compromette la validità di questi contratti. Non si può continuare a difendere i diritti dei lavoratori andando sempre dal giudice del lavoro. Un contratto scaduto è valido fino a quando non c’è quello nuovo». Il rischio è che, se il rettore Focardi e il direttore amministrativo Antonio Barretta, decideranno di andare avanti, i collaboratori decidano bloccare la didattica e di astenersi dal fare esami che tra le sedi dell’ateneo di Siena, Arezzo e Grosseto dovrebbero vedere impegnati 1900 studenti. In questo quadro, potrebbero saltare anche alcune lauree. La qualità dell’ateneo, che ha puntato molto sulla internazionalizzazione, potrebbe subire un duro colpo.
L’Unità 04.05.10
******
Pisa RICERCATORI IN RIVOLTA «Prepensionamenti forzati L’Università vuole cacciarci» , di Gabriele Masiero
Guerra a colpi di carte bollate tra i ricercatori “anziani” dell’Università di Pisa e il consiglio d’amministrazione dell’ateneo. La delibera del cda che dispone «il prepensionamento volontario del personale docente e ricercatore, nonché con il prepensionamento dei ricercatori e degli assistenti del ruolo a esaurimento che hanno maturato 40 anni di anzianità contributiva ai fini pensionistici » fa esplodere la polemica proprio con i ricercatori, in un primo momento esclusi dal provvedimento di prepensionamento incentivato e che ora definiscono «un licenziamento unilaterale ». «E pensare – spiegano dalla sezione pisana dell’Andu, l’associazione dei docenti universitari – che inizialmente l’università di Pisa aveva espresso contrarietà alla legge 133, ora non solo applica quella legge, malo fa anche nella maniera sbagliata ». Lo scontro è sull’adesione volontaria al prepensionamento. Secondo il cda dell’ateneo, coloro che hanno scelto di andarsene volontariamente sono troppo pochi. Da qui, si legge in una nota del cda, «la necessità del ricorso anche al prepensionamento per legge». «È infatti prevalsa – spiega il cda – la consapevolezza che questo era l’unico strumento per perseguire gli obiettivi sia di mantenere al di sotto del90%il rapporto tra spese fisse di personale e Fondo di finanziamento ordinario, sia di reperire risorse per il reclutamento di nuovo personale. La delibera ha infatti previsto che tutte le economie che ne derivano siano impegnate nell’assunzione di ricercatori, personale tecnico- amministrativo e eventualmente personale docente». Dura la replica dei ricercatori. «Riteniamo – spiega l’Andu – che quella spiegazione sia solo un pretesto per procedere ai licenziamenti ». Le lettere di prepensionamento sono già partite e riguarderebbero un numero compreso tra 48 e 55 ricercatori con oltre 40 anni di anzianità. Ma quello che non è piaciuto è il mancato confronto tra le parti. «È una scelta unilaterale che danneggia prima di tutto la ricerca – affermano i ricercatori – perché riteniamo che non ci saranno nuove assunzioni, ma danneggia anche l’università perché dà il via a una serie di ricorsi. A Siena invece l’ufficio legale dell’ateneo ha recepitouna nota legale dei ricercatori sulla stessa questione, a dimostrazione che l’interpretazione data da Pisanon è l’unica possibile.AMessina e Salerno, addirittura, i ricercatori hanno fatto ricorso al Tar del Lazio… ».
L’Unità 04.05.10