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"Il lavoro secondo Berlusconi", di Cesare Damiano

Il lavoro sotto attacco. È l’allarme rimbalzato da più parti durante le celebrazioni, appena concluse, di questo Primo Maggio 2010. La crisi economica ha già cancellato 700mila posti di lavoro. Altre centinaia di migliaia spariranno quest’anno e la ripresa, quando arriverà, non produrrà alcun beneficio sul piano occupazionale ancora per molto tempo. Tra i disoccupati aumenta la quota di quanti sono in cerca di un impiego da almeno dodici mesi. Significa che decine di migliaia di persone hanno già esaurito, o stanno per esaurire, il periodo coperto dall’indennità di disoccupazione e si ritroveranno senza tutele.
Una situazione drammatica, aggravata dall’azione del governo Berlusconi. Il centrodestra, a parole, continua a promettere interventi di sostegno a quanti si trovano in difficoltà; nel concreto cerca di cogliere l’occasione offerta dalla crisi, e dall’oggettiva debolezza dei lavoratori, per rendere il lavoro ancor più flessibile e precario, per ridurre le tutele e mettere nell’angolo – dividendolo – il sindacato.
Sono i fatti a parlare. Dopo aver perseguito con sistematicità l’eliminazione dei provvedimenti introdotti dal governo Prodi in materia di sicurezza, stabilizzazione del lavoro e lotta al lavoro nero, in questi ultimi mesi il governo ha impresso un’accelerazione alla sua azione demolitrice.
Con il “collegato lavoro”, oltre ad introdurre un concetto di rappresentatività territoriale del sindacato, destinato a produrre forme di dumping sociale, si è reso possibile con l’arbitrato secondo equità derogare alle normative di legge e di contratto che regolano il rapporto di lavoro. Solo grazie al Pd, mercoledì scorso alla Camera è stato approvato un emendamento che ha introdotto la libertà di scelta – da parte del lavoratore – tra ricorso all’arbitrato o alla magistratura ordinaria. Un passo avanti importante, che si aggiunge all’esclusione della tutela dell’articolo 18 dagli ambiti di competenza dell’arbitrato, resa possibile grazie all’intervento del Presidente della Repubblica.
Anche sulle questioni di più immediata urgenza sociale il governo ha mostrato il suo vero volto. Proprio martedì il centrodestra ha detto no all’estensione da 12 a 18 mesi della cassa integrazione ordinaria. E ha detto no al fondo per il pagamento degli stipendi arretrati a favore di quanti, dipendendo da aziende in difficoltà ma non formalmente in crisi, sono senza tutele. Alibi, la mancanza di coperture. Quelle risorse che non mancano se si tratta di non far pagare l’Ici ai cittadini più ricchi.
Il lavoro è uno dei valori fondamentali della nostra Costituzione. Il governo Berlusconi-Lega l’ha tradito. Il Pd continuerà la sua battaglia per invertire la rotta imboccata dall’esecutivo con un’azione forte in Parlamento e nel Paese.

L’Unità 03.05.10