Da dopodomani, 6 maggio, si svolgeranno nelle scuole elementari e medie le prove Invalsi, una sorta di compito in classe “nazionale” per due milioni di studenti. Cominceranno i bambini delle seconde e quinte classi della scuola primaria (le elementari) con la prova di italiano. La settimana successiva sarà il turno della prova di matematica. Il 13 maggio, poi, a svolgere le prove di italiano e matematica saranno gli studenti delle prime classi della secondaria di primo grado (le medie). Le terze classi, sempre delle medie, svolgeranno la prova a giugno, nell’ambito dell’esame di Stato (quella dell’Invalsi sarà una quarta prova obbligatoria). Le verifiche, uguali per tutte le scuole, serviranno a monitorare i livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico e non dai singoli alunni. Una specie di test nazionale che misurerà i risultati e, in proiezione, l’andamento del nostro sistema di istruzione nel segmento 7-14 anni. Una macchina organizzativa che vede impegnate le segreterie delle scuole, i dirigenti e gli insegnanti, in un test, fino allo scorso anno facoltativo, diventato ora obbligatorio. Proteste dai sindacati: «Anche in questa occasione – sostiene il segretario nazionale della Uil scuola, Massimo Di Menna – c’è troppa burocrazia. Pacchi, plichi, buste e almeno 40 pagine da organizzare e compilare per il lavoro di raccolta dati, di dubbia utilità, e con la richiesta di informazioni non direttamente connesse allo svolgimento delle prove, tutto affidato alle scuole e alle segreterie. Ancora una volta la disponibilità, l’impegno e la professionalità degli insegnanti non sono accompagnati dai necessari supporti e riconoscimenti che i sindacati chiedono».
Il problema della burocrazia è serio, agli insegnanti si chiedono sacrifici senza dare contropartite, ma va comunque riconosciuta l’importanza delle prove Invalsi. «Servono alla valutazione comparativa degli apprendimenti in un intero universo di alunni, secondo fasce di età prestabilite», afferma Giorgio Rembado, leader nazionale dei presidi. Che aggiunge: «La verifica è fatta per due discipline, italiano e matematica, le materie che più rivelano lo stato di preparazione». I test potranno anche servire a dare una valutazione dei docenti e degli istituti? «Le prove – aggiunge Rembado – sono finalizzate alla conoscenza dei livelli di apprendimento dei giovani, ma indirettamente si potranno avere elementi sui risultati raggiunti dagli istituti».
Il Messaggero 04.05.10