Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, è stato di parola: a poco più di una settimana dal parto, la neo-mamma è tornata a rivestire in pieno la sua veste di responsabile del Miur. E anche a consigliare di fare altrettanto a tutte le donne: in un’intervista al settimanale “Io Donna”, in edicola il primo maggio, ha detto che la “la gravidanza è una cosa unica, è proprio come dicono. Uno stato di beatitudine che dà una forza incredibile, che non conoscevo. Ti senti più forte di prima. Anch’io, come la D’Amico, ho più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte”. Alla domanda “Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa” ha poi riposto: “Lo giudico un privilegio”. Per poi specificare: “so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici”. Sono parole, quelle della Gelmini, che hanno creato diverse reazioni. Anche perché nel nostro Paese il numero di asilo nido, dove lasciare i piccoli per recarsi al lavoro, è fermo a poco più del 10% delle necessità: una quota ben lontana dall’auspicato 33% dell’Ue. E quasi sempre ricorrere al nido privato comporta spese non indifferenti. “ Stare a casa dopo il parto non è un privilegio, è un diritto garantito dalle leggi italiane ed europee”, ha tagliato corto Anna Serafini, parlamentare Pd, vicepresidente Bicamerale per l’Infanzia. Serafini ha aggiunto che la possibilità che lo Stato dà alle mamme di rimanere accanto al neonato per alcuni mesi non è “una concessione fatta per creare sacche di privilegio, ma per aiutare la crescita equilibrata e serena del bambino nei suoi primi mesi di vita”. Per poi concludere, molto polemicamente, dicendosi lieta del fatto “che la ministra possa rientrare subito al lavoro dove troverà un’adeguata sistemazione anche per la sua bambina. Purtroppo, però, il vero privilegio è che oggi il nido spesso ce l’ha solo chi può permetterselo”. Molto critico con il responsabile del Miur è stato anche il finiano Secolo d’Italia: in un articolo di commento alla posizione della Gelmini, il quotidiano lo “bolla” come un “ragionamento assurdo. Una donna privilegiata – scrive Annalisa Terranova – che giudica privilegiate le donne normali perché usufruiscono di un diritto sacrosanto. In nome di che cosa? Di un esagerato efficientismo? Di una sorta di protofemminismo rampante? Di un pregiudizio contro lo stato sociale o di una visione un po’ troppo aziendale della maternità? Sia come sia l’uscita è allarmante
Tecnica della Scuola 03.05.10
Pubblicato il 3 Maggio 2010