Mese: Aprile 2010

"Assunzioni, incarichi triennali, neo-assunti fermi cinque anni: il Pd lancia la sfida", di A.G.

È la risposta alla proposta della Lega di favorire la continuità didattica maggiorando il servizio ai prof residenti nella regione dove svolgono servizio: meglio incentivare e premiare gli insegnanti che lavorano nelle scuole di periferia, dove è più forte il disagio sociale. Per i tagli preoccupa soprattutto la primaria. Sono tre i passaggi prescelti dal primo partito d’opposizione, il Pd, per favorire quella continuità didattica tanto reclamata dalla Lega, confluita in un ddl, e che nei giorni scorsi ha spinto il ministro Gelmini ad auspicare un nuovo modello di reclutamento dei docenti: a tracciare la proposta alternativa è stata Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Partito democratico. In prima battuta ha detto che sarebbe opportuno “stabilizzare i precari, così come aveva deciso il governo Prodi nella Finanziaria 2007 con l’assunzione di 150mila insegnanti, poi bloccata dal governo Berlusconi”. Molto produttiva, sempre ai fini di limitare il ricambio di un docente su tre al termine di ogni a.s., sarebbe anche la possibilità di “assegnare incarichi almeno triennali”, con tutti quei docenti a tempo determinato …

"In onda lo smantellamento della scuola a tempo pieno", di Gianni Gandola e Federico Niccoli

Da tempo su questo giornale andiamo sostenendo che il piano di “ristrutturazione” della scuola primaria programmato dal duo Gelmini-Tremonti sarebbe stato graduale. Attuato cioè per tappe successive. La prima fase è consistita nell’eliminazione dei moduli (3 insegnanti ogni due classi), vale a dire nella soppressione del modello didattico più diffuso nel nostro paese, con conseguente consistente riduzione del numero dei docenti. I modelli orari riproposti dal ministro Gelmini (ci riferiamo in particolare alle 27 e 30 ore) in realtà si differenziano in modo sostanziale rispetto agli stessi modelli previsti dalla riforma Moratti. La Moratti non metteva comunque in discussione l’impianto modulare, pur introducendo figure e funzioni come il tutor. Qui invece si afferma nettamente la prevalenza di un docente, attorniato da qualcun altro che completa l’orario settimanale (nei fatti un’estensione, una protesi del modello gelminiano del maestro unico). L’aggressione al tempo pieno veniva invece rinviata e attuata appunto in maniera graduale perché altamente impopolare. E’ chiaro a tutti che toccare il tempo pieno in alcuni grandi centri urbani (Milano, Bologna, Torino, ecc.) significa andare incontro …

"Separati in patria", di Federico Geremicca

L’appello del Presidente Napolitano affinché le celebrazioni si svolgessero in un clima di serenità; l’invito del premier Berlusconi a far tesoro della libertà e della democrazia riconquistate con la Resistenza; le sollecitazioni e la speranza dell’Anpi, infine, che le manifestazioni non venissero turbate da tumulti e contestazioni. Tutto inutile. Assolutamente inutile. E così, anche questo 25 aprile – non il primo e probabilmente non l’ultimo – finisce in archivio con un bollettino di incidenti indegno della giornata che ricorda e simboleggia la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Da Catania a Milano, è tutta un’interminabile teoria di contestazioni, diserzioni e incidenti di piazza e diplomatici. I più seri nella capitale, dove la protesta contro la presenza sul palco della neo-governatrice Polverini è culminata in un tiro al bersaglio contro il presidente della Provincia, Zingaretti, colpito da un limone in pieno volto. Ma aspra è stata anche la contestazione subita, a Milano, dal sindaco Moratti e dal presidente della Provincia, Podestà. Nel capoluogo lombardo, il presidente della Regione, Formigoni, ha addirittura disertato la manifestazione di piazza Duomo con …

"Papà Cervi e la giacca di Parri", di Goffredo Fofi

Ritorna, stavolta nei Tascabili Einaudi, la storia di I miei sette figli raccontata tramite altri da Alcide Cervi, il vecchio contadino emiliano che vide i figli trucidati dai repubblichini perché antifascisti, perché oppositori, perché resistenti. Queste memorie hanno una storia singolare, in qualche modo “sovietica”, ispirata da alcuni articoli del giovane giornalista comunista Italo Calvino, che aveva scritto da poco le sue memorie partigiane in un esordio letterario singolare perché a cavallo tra realtà e fiaba, Il sentiero dei nidi di ragno. Calvino visitò più di una volta la casa dei Cervi, dove il vecchio Alcide aveva ripreso con la moglie Genoeffa, dopo il lutto, a guidare una famiglia di nuore e di nipoti bambini o adolescenti. Sulla storia dei Cervi, coronata da medaglie al valore, esaltata dal presidente De Nicola e da Piero Calamandrei, il Partito comunista pensò di costruire una narrazione esemplare che Togliatti indirizzò secondo le linee del partito di allora: recupero di una tradizione nazionale, per una forte vicenda che esaltasse la Resistenza come base su cui costruire la nuova Italia. …

"Quel vergognoso commercio di Predappio", di Maurizio Viroli

L’opinione pubblica deve sapere, in occasione della Festa della Liberazione, che a Predappio è fiorente da anni il commercio, alla luce del sole, di materiali di vario genere che esaltano la figura di Mussolini e il regime fascista. Sulla via principale del paese si possono acquistare busti ed effigi del duce di ogni foggia e colore, una ricchissima selezione di magliette con slogan del ventennio e ammirare divise originali della milizia fascista e bandiere, anch’esse originali, della Repubblica Sociale Italiana. Non mancano neppure i prodotti per bambini quali felpe e tovagliette con motti truculenti, naturalmente per la gioia e l’orgoglio dei genitori. La storia va avanti da tempo, come ha documentato Alberto Papuzzi in un’inchiesta che «La Stampa» ha pubblicato anni fa. Da allora il commercio fascista è diventato più fiorente, almeno a giudicare dal numero dei clienti che affollano i negozi in questa vigilia del 25 aprile. Eppure pare proprio che nessuno si preoccupi degli evidenti effetti diseducativi nei confronti di una popolazione sempre più povera culturalmente che non sa più, o non ha …

"Il significato di una festa", di Sergio Romano

Mentre onoriamo il 25 Aprile dovremmo chiederci perché questa giornata sia stata spesso faticosamente festeggiata e abbia diviso gli italiani piuttosto che unirli. Se vogliamo che la data diventi davvero nazionale, dovremmo parlarne con franchezza e senza infingimenti retorici. In primo luogo il 25 Aprile segna la fine di una guerra civile, vale a dire la conclusione di una vicenda in cui parole come patria e onore hanno avuto per molti italiani significati diversi. Sappiamo che i fascisti di Salò sbagliarono, ma non possiamo ignorare che erano anch’essi italiani e che molti fecero la loro scelta in buona fede. Era difficile immaginare che il 25 Aprile potesse venire festeggiato con lo stesso entusiasmo e la stessa partecipazione da chi aveva militato in campi diversi. In secondo luogo il Partito comunista si attribuì il merito della vittoria e divenne il maggiore e più interessato regista delle celebrazioni. Eravamo — è bene ricordarlo — negli anni della guerra fredda, quando il Pci, pur essendo alquanto diverso da quello dell’Urss, ne era pur sempre il «fratello » e …

"Il 25 aprile è Festa della Liberazione e della riunificazione d’Italia". Il discorso del Presidente Giorgio Napolitano

Signora Sindaco, Signor Presidente della Provincia, Signor Presidente della Regione, Signori rappresentanti del Comitato Antifascista e di tutte le associazioni partigiane e combattentistiche, Signor Presidente del Consiglio, Onorevoli parlamentari, Autorità, cittadini di Milano, si può facilmente comprendere con quale animo io abbia accolto l’invito a celebrare a Milano il 65° anniversario della Liberazione. Con animo grato, per la speciale occasione che mi veniva offerta, con viva emozione e con grande rispetto per quel che Milano ha rappresentato in una stagione drammatica, in una fase cruciale della storia d’Italia. E tanto più forte è l’emozione nel rivolgere questo mio discorso al paese dal palcoscenico del glorioso Teatro La Scala, che seppe risollevarsi dai colpi distruttivi della guerra per divenire espressione e simbolo, nel mondo intero, della grande tradizione musicale e culturale italiana. Si, viva e sincera è la mia emozione perché fu Milano che assunse la guida politica e militare della Resistenza. Nel gennaio del 1944, il Comitato di Liberazione Nazionale lombardo venne investito dal CLN di Roma – nella prospettiva di una non lontana liberazione …