"Con quel contratto unico d’ingresso la precarietà cresce", di Davide Imola
Nei giorni scorsi è stato presentata al Senato una proposta di legge sul Contratto Unico d’Ingresso (CUI) come la proposta riferibile al professor Boeri per il superamento del dualismo del lavoro e della precarietà. Leggendo il testo di legge sul CUI viene spontaneo dire che le operazioni di riscrittura dei diritti del lavoro dovrebbero almeno avere la decenza di non essere spacciate per un aiuto ai precari. Nel testo proposto, infatti, rimangono tutte le forme di lavoro precario oggi presenti e, in più, si amplia l’utilizzo dei Contratti a termine (oltre 2 milioni e 300mila) introducendo anche la bizzarria di un criterio di reddito a giustificazione del termine (si può fare sopra i 25mila euro riproporzionati per i part time). A questo si aggiunge il CUI come nuova forma di precarietà all’armamentario già esistente. Inoltre: a) I CUI sono possibili anche per le aziende che fanno licenziamenti o cassa integrazione potendo sostituire lavoratori tutelati con altri non tutelati. b) Ogni rimando contrattuale alle parti sociali ha sulla testa una spada di Damocle lasciando, dopo pochi …