«Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via, ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna, sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno mi diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!»
O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!»
“Bella ciao” è l’inno più celebre della Resistenza. Un testo tanto semplice quanto potente, che parla di dignità e di libertà dall’oppressore e che proprio per il suo contenuto qualche Sindaco ritiene non possa essere cantato e suonato nel giorno della Festa della Liberazione.
Da tempo assistiamo a provocazioni di questo tipo che ci indignano e che offendono la memoria delle vittime del nazifascismo, perché banalizzano la data del 25 aprile, in quanto la considerano priva di significato o, nel peggiore dei casi, la ritengono patrimonio esclusivo di una sola parte politica, così da delegittimarne la Costituzione che ne è il lascito diretto.
Due anni fa anche il sindaco di Alghero vietò di suonare “Bella ciao”, con la motivazione che fosse una canzone di parte: evidentemente ignorava che divenne inno della Resistenza solo negli anni ’50 proprio perché non era un canto comunista. In questi giorni il Presidente della Provincia di Salerno ha perfino cancellato la parola Resistenza dai manifesti del 25 Aprile. Purtroppo non sono episodi isolati, bensì espressione di una cultura diffusa che oggi, nell’attuale clima politico, trova nuovo alimento.
Alimento di cui si è nutrita la proposta di legge, presentata dalla destra al Governo, che prevede l’istituzione di una nuova onorificenza, denominata “Ordine del Tricolore”, da assegnare oltre che ai combattenti della guerra di Liberazione, ai partigiani, ai deportati, agli internati militari, anche ai soldati e ai militi della Repubblica Sociale.
La proposta di legge equipara di fatto i valori di libertà e democrazia, per i quali combatterono i partigiani e gli alleati, con gli obiettivi di nazisti e fascisti di Salò. Una proposta vergognosa, che ha l’obiettivo di conseguire la “pacificazione nazionale” mettendo sullo stesso piano Salò e la Resistenza, le vittime e i carnefici, la lotta per la libertà dei partigiani e la lotta dei repubblichini per negare la libertà. Il suo scopo è sovvertire la Storia per piegarla alle convenienze di parte del presente, è riscrivere la Storia censurando i capitoli principali che narrano della nascita della Repubblica dalla Resistenza e del riscatto della Nazione dalla vergogna del fascismo.
Siamo riusciti a fermare questo progetto di legge grazie alla protesta delle associazioni partigiane, della società civile e delle forze politiche di ispirazione antifascista, a cui si sono associati prontamente gli emeriti Presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, insieme ad altre personalità di inequivocabile valore.
In futuro dovremo essere pronti a respingere nuovi tentativi di bislacco revisionismo promossi dalla spinta ideologica verso l’archiviazione del passato, che punta a mettere sullo stesso piano vinti e vincitori affinché non si facciano i conti con gli errori e gli orrori del fascismo e del nazismo.
Sempre più spesso, questa pulsione viene giustificata con la tesi che l’argomento sia ormai da lasciare esclusivamente alla valutazione degli storici, perché viviamo in un’epoca completamente diversa.
Al contrario, noi insistiamo sulla necessità di ricordare gli anni cruciali della nostra storia nazionale, perché siamo convinti che il discorso sulla Resistenza non è, e non deve essere, solo un discorso sul passato. La riflessione sul fascismo e l’antifascismo non è solo un argomento da convegno per gli storici. Ben vengano gli studi e gli approfondimenti su quel periodo, ma deve essere chiaro che non si tratta solo di una riflessione di specialisti sul passato.
Quando parliamo di Resistenza, quando celebriamo il 25 aprile come anniversario della Liberazione, quando ricordiamo il sacrificio dei partigiani e dei tanti che ebbero il coraggio di schierarsi e di combattere contro il nazifascismo, noi non rievochiamo semplicemente il nostro passato, ma riflettiamo anche sulle radici della nostra democrazia, sui «valori» identitari della nostra Nazione e della nostra convivenza civile scritti nella Costituzione: in altre parole pensiamo all’Italia di oggi e al suo futuro.
Pacificazione: se l’obiettivo è quello di delineare un perimetro comune e condiviso, che non può che stare all’interno della nostra Carta costituzionale, appare senz’altro utile alla causa della democrazia la riflessione sul passato e la ricostruzione di una storia comune tra memorie che possono anche essere diverse.
Deve essere chiaro però un punto: consegnato alla storia il dolore delle famiglie delle vittime e riconosciuta la pietà per tutti i morti, di una parte e dell’altra, rimane inaccettabile confondere le ragioni che dividevano i progetti e le prospettive di chi – da vivo – combatteva su fronti opposti. Gli obiettivi dell’occupante e dei fascisti di Salò non hanno la stessa dignità dei valori dei resistenti, dei partigiani, degli alleati, degli antifascisti. I primi combattevano per negare la libertà, gli altri per restituirla al Paese.
I morti sono morti – scriveva Pavese: “Ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione” -, sia che siano caduti da una parte o dall’altra, e va rispettato il dolore di chi li ricorda. Tuttavia, noi dobbiamo chiedere ragione, per riprendere Pavese, di ciò che quei giovani e meno giovani fecero da vivi, e si deve distinguere tra scelte così radicalmente diverse.
E allora, mai abbassare la guardia contro i tentativi di riscrivere la storia facendo piazza pulita della Resistenza. I tentativi spregiudicati, quanto faziosi, di condizionare politicamente la “memoria pubblica” tendono ad un pericoloso scambio di ruoli e di parti, a confondere le responsabilità, a mettere sullo stesso piano la lotta partigiana per la democrazia e la guerra del fascismo repubblichino. Non è possibile alcun relativismo su quella pagina di storia. Furono i repubblichini a combattere dalla parte sbagliata, complici dei nazisti.
Non avremmo avuto d’altra parte nessuna possibilità di riconciliazione se 65 anni fa fossero prevalsi coloro che stavano dall’altra parte e che volevano costruire un nuovo ordine europeo e mondiale antidemocratico basato sulla violenza, sulla sopraffazione, sul razzismo, sulla persecuzione di coloro che venivano ritenuti diversi, sull’odio etnico.
Invece, grazie ai partigiani e agli alleati, l’Italia è stata liberata da un’occupante che non aveva remore a commettere stragi e rappresaglie contro bambini, donne, anziani e civili, e da una dittatura ventennale che aveva negato la democrazia, sciolto i partiti e impedito la libertà di stampa e di opinione, perseguitato e incarcerato i dissidenti, approvato le leggi razziali, aggredito altri Paesi alla ricerca di un effimero quanto violento sogno imperiale, condotto l’Italia verso una scellerata guerra al fianco dei nazisti, sostenuto il macabro progetto razziale del nazismo che ha portato l’Europa nell’inferno di Auschwitz.
Qualcuno ha voluto ridimensionare l’importanza della lotta partigiana, accampando pretestuose questioni di strategia militare e puntando a ricondurre gran parte dello scontro militare alla contrapposizione tra eserciti nazionali. Ma gli studiosi concordano nell’importanza della Resistenza, che fu reale movimento di popolo. Perché se è accertato che furono 250.000 i combattenti nelle formazioni partigiane, è altrettanto vero che furono molti di più coloro che si batterono per la Libertà prendendo parte alla Resistenza civile e non armata. Efficace nel creare il vuoto intorno agli occupanti e ai fascisti della Repubblica sociale italiana, il contributo di questi resistenti anche alla lotta armata fu fondamentale, grazie alla vasta rete di solidarietà che vi creò intorno, dando rifugio ai ricercati, curando i feriti, proteggendo i clandestini e concordando con i partigiani le azioni di lotta.
Oltre al contributo militare dato alla Liberazione (documentato dagli stessi alleati che sapevano di poter contare nella loro avanzata sulle azioni compiute nelle retrovie dai ‘ribelli’), la Resistenza ha soprattutto consentito all’Italia di riscattare moralmente il peso di un passato vergognoso.
Ma per comprendere il coraggio della scelta partigiana, dobbiamo ricordare non solo cosa fecero i partigiani, ma anche chi furono.
Ci furono comandanti straordinari, come il popolare ‘Armando’ (Mario Ricci), che ricevette la Medaglia d’oro al valor militare. Di lui ricorderemo sempre l’impegno per la libertà e la democrazia, il coraggio e l’intelligenza. Armando, nel momento più buio della nostra storia, ha assunto le responsabilità necessarie e, mosso da ideali e valori di libertà, ha servito la Patria con coraggio e determinazione.
Ma oltre ai valorosi comandanti, chi furono i 250 mila combattenti per la libertà?
Dietro a intellettuali, ufficiali e militanti politici delle formazione politiche clandestine che guidavano il movimento partigiano (in primo luogo comunisti, ma anche cattolici, socialisti, azionisti, repubblicani, azionisti e liberali), c’era un’Italia esausta dopo vent’anni di dittatura fascista e un popolo composto prevalentemente da contadini, braccianti, mezzadri e operai, soldati allo sbando dopo l’8 settembre, giovani renitenti in fuga dai bandi dell’esercito della Repubblica sociale.
L’esercito partigiano e dei resistenti era composto soprattutto da gente semplice, quelle che una volta si chiamavano classi subalterne. Più che il fucile, sapevano impugnare la vanga e la zappa. Più che le pistole, maneggiavano la lima e il martello. Ma trovarono la forza per usare le armi quando le ebbero in mano.
Erano persone semplici. Ma, pur non essendo eroi, fecero cose eroiche. Nutrivano una comprensibile paura, per loro e per i propri cari, ma fecero cose straordinariamente coraggiose. Misero in gioco la loro vita, rischiarono l’incolumità dei familiari. Li animava l’etica civile fondata sui valori della pace, della libertà e della giustizia che li spinse a ribellarsi al Regime: l’etica civile che Luigi Meneghello, l’autore de I Piccoli maestri, definì come “la perfetta coincidenza tra ciò che volevi fare con ciò che dovevi fare”
I resistenti appartenevano a quello che Nuto Revelli chiama il mondo dei vinti, il mondo di coloro che raramente vengono raccontati nei libri di storia. Gli ultimi. E invece, allora, la storia la fecero proprio gli ultimi.
E con loro la fecero le donne. E qui, voglio ricordare due donne straordinarie, perché fu straordinario lo sforzo di tutte le donne per la libertà.
Gina Borellini, Medaglia d’Oro della Resistenza, che ci ha lasciato tre anni fa, ma il cui ricordo è e rimarrà sempre vivo in noi. E soprattutto rimarrà viva la testimonianza civile e di libertà rappresentata dalla sua vita, interamente dedicata ai valori democratici che le hanno ispirato scelte coraggiose e dolorose, che tuttavia lei riconduce ad una pudica normalità quando scrive «la Resistenza è stata una grande lotta del nuovo contro il vecchio mondo portatore di fascismo e guerre e per questo ha visto mobilitate migliaia di giovani e ragazze».
E insieme a lei voglio ricordare la Medaglia d’Oro al Valor Militare Irma Marchiani. Anche lei era una donna normale, ma nel momento della scelta decise di stare dalla parte della Libertà dimostrando un coraggio straordinario. La sua vita prova sino a che punto possa arrivare quello straordinario sentimento di solidarietà che alimentava la lotta. Catturata durante la battaglia di Montefiorino venne seviziata e condannata a morte e poi inviata alla deportazione in Germania, ma riuscì a fuggire e rientrò nella sua formazione; ne divenne commissario, poi vice-comandante, e partecipò coraggiosamente ai combattimenti di Benedello. Catturata nuovamente, fu riconosciuta e fucilata da un plotone tedesco a Pavullo il 26 novembre 1944. Poco prima che la condanna venisse eseguita, trovò la forza di scrivere “Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui… fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse”.
Storie di vita straordinarie quelle di Armando, Gina e Irma e di tutti coloro che parteciparono alla lotta di Liberazione, a quella stagione di lotta e di passione civile che costituisce l’atto fondativo del nostro Paese. Storie che andrebbero raccontate a giovani, bambini, figli e nipoti per ostacolare il progetto di coloro che vogliono ridurre la Resistenza a mito o reperto archeologico: le storie di Armando, Gina e Irma sono prive di retorica e il ricordarle ci permette di rinnovare l’attualità dell’etica civile di cui furono interpreti, ci consente di recuperarne la carica vitale degli ideali, ci aiuta a comprendere che la virtù democratica richiede senso di responsabilità, disponibilità al rispetto delle regole, rispetto degli altri.
Dobbiamo scongiurare la perdita di memoria collettiva e sventare qualsiasi tentativo di archiviare questo capitolo di storia che non è patrimonio di una parte politica, ma della Nazione nel suo insieme. Contrastare la smemoratezza significa educare alla pratica quotidiana della democrazia, alle sue ragioni e alle sue origini; costruire un ponte tra generazioni (e tra culture) affinché le motivazioni e l’etica civile che animarono i Resistenti di allora, soprattutto giovani, siano comprese dai giovani d’oggi e ne condividano la tensione per la dignità umana, la giustizia, il progresso sociale.
A volte mi viene da pensare che se trent’anni fa l’Italia avesse spento la televisione e avesse ricominciato a raccontare a tutti i bambini, come si faceva una volta, le storie di Armando, Gina e Irma prima di metterli a dormire, forse oggi ci saremmo risvegliati in un Paese migliore, certamente diverso.
Forse ci saremmo svegliati in un Paese nel quale la generosa disponibilità di un imprenditore a pagare la retta della refezione scolastica di bambini le cui famiglie sono morose, non viene ritenuto un gesto da stigmatizzare, ma da premiare. E dopo aver premiato quell’imprenditore, ci saremmo interrogati sul fatto che tutti dovremmo in qualche modo farci carico di chi è in difficoltà, al di là del colore della sua pelle o della sua provenienza.
E invece, oggi, quanto sta accadendo non ci indigna. Ecco perché noi dobbiamo abbassare la soglia di indignazione di una società che rischia altrimenti di lasciarsi trascinare verso il degrado morale e lo sfaldamento della coesione sociale. Anche durante il Fascismo gli italiani cominciarono ad indignarsi troppo tardi.
Il rischio che corriamo è lo smarrimento dei valori su cui si basa il civismo, la convivenza, la coscienza dei singoli. Si rischia cioè di smarrire la direzione che la Costituzione individua per orientare il cammino delle istituzioni e dei cittadini: la garanzia dei diritti inviolabili e l’adempimento dei doveri inderogabili secondo il principio di solidarietà. Esattamente come fecero coloro che scelsero la Resistenza e si opposero al nazifascismo.
Nel tempo incerto che stiamo attraversando, dobbiamo sempre tenere le antenne alzate davanti al pericolo che la Storia possa ripetersi. Mi pare quindi legittima la preoccupazione a fronte delle richieste di modifica delle regole e delle nostre leggi fondamentali come la Costituzione, poiché l’impressione è quella che si voglia smantellare contemporaneamente anche i sistemi di equilibrio e di salvaguardia della democrazia che la Carta prevede. E tale preoccupazione diviene vera e propria inquietudine e allarme se consideriamo, da una parte, che i sostenitori di questi cambiamenti si sentono a disagio all’interno di un sistema equilibrato nel quale è previsto il dissenso e valutiamo, dall’altra, la difficile crescita di un’opinione pubblica critica e consapevole.
Da questo punto di vista, l’eredità morale e civile della Resistenza è fondamentale. Perché, al di fuori degli istituti di garanzia democratica previsti dalla nostra Costituzione (che dobbiamo difendere di fronte a ogni tentativo di sovvertimento), esiste un anticorpo alle minacce democratiche di cui tutti noi siamo custodi e responsabili. Questo anticorpo è la memoria, che è nostro dovere mantenere viva.
Ricordiamolo, perché gli smemorati rischiano di perdere l’orientamento, e di farlo smarrire anche al Paese.
O bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Manuela Ghizzoni
* Il testo è tratto dal discorso ufficiale per le celebrazioni del 25 aprile a Pavullo nel Frignano (Domenica 25 aprile 2010)
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Docenti e buoi dei Paesi tuoi…
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L’idea del ministro Gelmini di rendere regionali le graduatorie dei docenti risulta contraria al parere del Consiglio di Stato che si è già espresso a favore del carattere nazionale della nostra comunità scolastica […]
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Insegnanti, Consiglio di Stato contro la Lega “No a graduatorie che favoriscano i residenti”, di Salvo Intravaia
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Scuola superiore, indietro tutta
«Riforma delle Superiori. Spicchi d’aglio freschi», di Franco Labella
La scuola col bollino, ovvero le nozze con i fichi secchi. Il ministero pensa di istituire, partendo da una esperienza del Piemonte, il bollino di qualità per le scuole. […]
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“Riforma Gelmini la scuola boccia la bioetica”, di Giuseppe Dejana
L’aver posto rimedio alla “dimenticanza” della Resistenza nelle bozze dei “nuovi” programmi scolastici di Storia non impedisce di segnalare altre anomalie nelle «Indicazioni nazionali dei piani di studio per gli studenti delle superiori». […]
L’Unità, 14.04.10
“Tecnici e professionali light: meno ore e materie, spesso decisive”, di Salvo Intravaia
In arrivo istituti tecnici e professionali light. A settembre, come del resto avverrà per i licei, sarà la volta dei nuovi istituti tecnici e istituti professionali. […]
La Repubblica, 14.04.10
C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico … nelle Indicazioni dei Licei
Un ritorno al liceo anni cinquanta. In sala insegnanti i più giovani stanno calcolando le ore dei nuovi licei. Chi salterà il prossimo anno? […]
www.adiscuola.it, 11.04.10
“Il riordino del secondo ciclo ai nastri di partenza”, di Gian Carlo Sacchi
Il riordino che oggi viene inaugurato toglie tutte le aggiunte che in passato avevano contraddistinto le proposte innovative, con finanziamento statale, e apre spazi di flessibilità senza la certezza che questo rimanga, soprattutto sotto forma di personale. […]
www.educationduepuntozero.it, 01.04.10
Scuola, Pd a Gelmini, bene passo in dietro su Resistenza, ma resta figuraccia
Prendiamo atto della resipiscenza, non è la prima volta, speriamo almeno che sia l’ultima che il governo si presti a queste figuracce. […]
31.01.10
Ghizzoni: “L’antifascismo e la Resistenza non si cancellano dai curricula scolastici”
“È gravissimo che le indicazioni di studio per i licei non prevedano esplicitamente lo studio della Resistenza e dell’Antifascismo […]
30.03.10
«Caro Lévi-Strauss ci perdoni», di Marco Aime
Caro Professor Lévi-Strauss,
lo so, lei ci ha lasciati qualche mese or sono, ma le scrivo lo stesso, perché forse solo lei, dal suo meritato ritiro riuscirà a leggere lo sconforto. […]
Il Manifesto, 28.03.10
Organici disorganici
Decisi i tagli, il Veneto perde 1.600 cattedre
Dall’anno prossimo il Veneto avrà 1.633 cattedre (e probabilmente altrettanti insegnanti precari) in meno. […]
Corriere della Sera, 22.04.10
“Via ai nuovi tagli, falcidiato il Sud”, di Carlo Forte
Il prossimo anno scolastico inizierà con 25.558 cattedre in meno rispetto all’anno precedente. […]
ItaliaOggi, 20.04.10
“Scuola, tagli al futuro”, di Marina Boscaino
Mentre a San Benedetto del Tronto, Pantaleo, segretario nazionale della Cgil scuola-ricerca-università che celebrava il II congresso, auspicava per uscire dalla crisi di “investire sulla conoscenza almeno il 2% del pil, stabilizzando i precari, aprendo a un piano di reclutamento pluriennale” […]
Il Fatto Quotidiano, 18.04.10
Scuola, Pd: allucinante raffica di licenziamenti sta creando disfunzioni. Ghizzoni: presentata interpellanza per chiedere ‘marcia in dietro’
“E’ allucinante che nell’anno scolastico 2009-2010, a fronte di un incremento degli studenti di 37 mila unità, il governo abbia licenziato più di 42 mila docenti, oltre 15 mila personale Ata, per non parlare del personale precario. […]
14.04.10
“Uno sconticino ai tagli al personale”, di Alessandra Ricciardi
Anche quest’anno, l’operazione tagliaorganici sarà fatta su due fronti diversi: dei 25.600 posti da cancellare dal ruolo degli insegnanti del prossimo anno (15 mila invece per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo), 22 mila spariranno dagli organici di diritto e 3.560 saranno eliminati invece da quelli di fatto. […]
ItaliaOggi, 13.04.10
Scuola, governo conferma taglio di oltre 25mila insegnanti. 8.700 unità nella primaria, 7.450 nella secondaria
Una riduzione complessiva di 25.600 unità di personale docente per l’anno scolastico 2010-2011. […]
L’Unità, 02.04.10
Cronache dalla scuola
“Scuole meno sicure al Sud”, di Flavia Amabile
Il governo decide di distribuire i fondi per l’edilizia scolastica che colpisce gli istituti meridionali. Nel frattempo taglia i fondi alla sicurezza. […]
La Stampa, 23.04.10
“Sui soldi alle scuole della Regione ci sarà la moltiplicazione dei pani e dei pesci?”
L’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo del PD in commissione Scuola alla Camera, interviene sulle presunte “ulteriori risorse” alle scuole dell’Emilia Romagna, annunciate in questi giorni dal ministero. […]
21.04.10
“Ma ad Adro non c’era (c’è) il tempo pieno?”, di Gianni Gandola e Federico Niccoli
Pare che ora ad Adro (provincia di Brescia) la polemica, innescata da genitori in regola col pagamento delle rette, sia sul fatto che la refezione scolastica è un optional , un servizio aggiuntivo rispetto alle lezioni e che quindi, come tale, va pagata. […]
ScuolaOggi, 18.04.10
De Mauro: la scuola, antidoto alla dittatura “morbida”, di Maristella Iervasi
Il professor Tullio De Mauro lo dice dal palco del congresso Flc Cgil che domani chiude i lavori con la scontata elezione di Mimmo Pantaleo a segretario nazionale. […]
L’Unità, 17.04.10
Primaria: poche possibilità per le 30 ore?
Con il prossimo anno scolastico sia le prime sia le seconde classi di scuola primaria funzioneranno con l’organico calcolato sulle 27 ore, e i margini di utilizzazione delle ore liberate dalla soppressione delle compresenze per assicurare l’orario di 30 ore sarebbero praticamente annullati. […]
Tuttoscuola, 13.04.10
«Che aria tira per la Scuola? Brutta direi!», di Mario Piemontese
Gli attacchi a volte sono frontali, in campo aperto, vedi per esempio il taglio di 132.000 posti di lavoro per risparmiare 8 miliardi con tutto quel che ne consegue: aule sovraffollate, meno tempo scuola […]
www.retescuole.net, 11.04.10
“La Lega e i bambini senza diritti”, di Chiara Saraceno
Senza mangiare e umiliati. Punire i bambini per gli sbagli, o la povertà, dei genitori. Questa sembra la nuova linea di alcuni amministratori (leghisti) del Nord. https://preview.critara.com/manughihtml/?p=10501[…]
La Repubblica, 09.04.10
“Supplenti e bidelli pagati dai genitori”, di Erminia della Frattina
Un “buco” da 5 milioni di euro, insegnanti e bidelli che non prendono lo stipendio da gennaio. È la situazione drammatica delle scuole nel Padovano tra licei, tecnici professionali e istituti comprensivi (quelli con elementari e medie). […]
Il Fatto quotidiano, 07.04.10
Università e ricerca
“Il pasticcio dei ricercatori”, di Giliberto Capano
I ricercatori universitari d’Italia si stanno mobilitando contro il disegno di legge di riforma del ministro Gelmini in discussione al senato. In molte sedi essi hanno preannunciato che nel prossimo anno accademico non insegneranno. […]
Europa Quotidiano, 22.04.10
Per il sapere, nelle università
Viaggio nell’università italiana del PD. Il 10 maggio parte da Napoli e toccherà almeno 12 tappe entro la metà di luglio. […]
21.04.10
«Una riscrittura in senso progressista del titolo III del ddl Gelmini», dell’Associazione 20 maggio
In questo documento presentiamo una base di discussione per una proposta di riscrittura in senso progressista del ddl Gelmini, centrata sull’istituzione nell’Università Italiana di un ruolo unico di docenza, articolato in tre fasce. […]
17.04.10
“Riforma dell’università, no all’iper-centralismo. La proposta del PD”, di Marco Meloni
Investire in università e ricerca è una questione decisiva per il destino dell’Italia. Come dimostrano le statistiche, scontiamo un grande ritardo rispetto ai Paesi più sviluppati […]
Il Riformista, 14.04.10
“Ultima indagine Almalaurea, non siamo un paese per giovani preparati”, di Fabrizio Dacrema
Mentre infuriava una campagna elettorale in cui non si è pressoché mai parlato dell’Italia nella crisi e ancor meno di quale progetto oltre la crisi, i ricercatori del consorzio universitario AlmaLaurea […]
ScuolaOggi, 09.04.10
“Lauree e talenti senza lavoro, Italia ultima per mobilità sociale”, Luca Cifoni
Quel pezzo di carta, o meglio le competenze che ne derivano, dovrebbe essere la migliore assicurazione contro la crisi. […]
Il Messaggero, 06.04.10
“Università, precari della cattedra a centinaia resteranno a spasso”, di Laura Montanari
Sono docenti a tutti gli effetti, ma invisibili e “non strutturati”. Con i tagli l’unica alternativa che avranno sarà insegnare gratis. […]
La Repubblica, 02.04.10
«All’università senza Lingua e letteratura», di Francesco Erbani
Rischiano di sparire i dipartimenti specifici dove studiare Petrarca o Montale. Santagata: “Tutti razionalizzano ma in nessun paese d’Europa succede una cosa così” […]
La Repubblica, 31.01.10
La crisi che c’è e il lavoro che manca
10 proposte per uscire dalla crisi
Il PD incontra le parti sociali per far fronte alla crisi economica. Letta: “Ricerca e innovazione, riforma degli ammortizzatori sociali, riforma del fisco: si riparte da qui”. […]
www.partitodemocratico.it, 20.04.10
Rimettere in moto il Paese: Bersani al convegno di Confindustria
Sia chiaro che non ci preoccupa il confronto ma la chiacchiera inconcludente del cosiddetto dialogo che allontana tutta la politica dalla società ed è pericoloso per tutti, anche per noi che non ce ne sentiamo corresponsabili. […]
www.partitodemocratico.it, 10.04.10
“Deficit ai massimi dal ’96. Non è solo colpa della crisi”, di Bianca Di Giovanni
Cosa è successo davvero al bilancio pubblico nel 2009? Fuori dalla polemica politica, è importante leggere le cifre disaggregate: sono quelle che dicono molto sulla politica economica del governo. […]
L’Unità, 03.04.10
“Quel dramma che il centrosinistra non riesce a vedere”, di Fabio Luppino
Le corde morali e politiche vibrano ancora quando si vedono operai sui tetti, al freddo, esposti al pericolo, soli e mal rappresentati, costretti all’estremo gesto per la difesa di un diritto costituzionale, il lavoro. […]
L’Unità, 03.04.10
“Un decreto troppo evasivo”, di Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra
Giusto in tempo per le elezioni regionali, è stato varato il decreto incentivi di cui si parlava da mesi. Si tratta di 420 milioni in totale, ma 150 milioni rappresentano un diverso utilizzo di fondi già stanziati. […]
LaVoce.info, 31.03.10
A proposito di diritti dei lavoratori
“Lavoro precario, lavoro nero e lavoro grigio”, di Bruno Ugolini
Nella giungla del lavoro ecco il voucher del lavoro grigio. Non ci sono solo le lotterie dei supermercati che offrono come premio un posticino di lavoro. Non ci sono solo i lavori a progetto, i lavori a chiamata, i lavori in affitto. […]
L’Unità, 20.04.10
Contratto Unico la lettera del Pd: “tutelare i precari porterà sviluppo”
Nota dei deputati PD Marianna Madìa, Ivano Miglioli, Giulio Santagata e Maria Grazia Gatti […]
L’Unità, 16.04.10
“Con quel contratto unico d’ingresso la precarietà cresce”, di Davide Imola
Nei giorni scorsi è stato presentata al Senato una proposta di legge sul Contratto Unico d’Ingresso (CUI) come la proposta riferibile al professor Boeri per il superamento del dualismo del lavoro e della precarietà. […]
L’Unità, 12.04.10
Ddl lavoro, la spaccatura non rientra
Ripartito l’iter del ddl che introduce l’arbitrato nel processo del lavoro. Cgil: “Modiche vere o mobilitazione”. […]
Rassegna.it, 14.04.10
“La lezione del colle”, di Massimo Giannini
Con il rinvio alle Camere della legge che aggira l’applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori il capo dello Stato scrive una bella pagina nella storia della democrazia italiana. […]
La Repubblica, 01.04.10
“Critiche di forma e di sostanza”, di Michele Ainis
Fin qui Giorgio Napolitano non ha certamente fatto scialo dei propri poteri. Li ha usati con moderazione, preferendo la moral suasion al trillo del fischietto. […]
La Stampa, 01.04.10
Articolo 18, Napolitano non firma il ddl sul lavoro
«Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto alle Camere, a norma dell’art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge […]
L’Unità, 31.01.10
Cronache di un Paese in declino
“Un mondo di sommerso”, di Giuliano Rosciarelli
Il presidente dell’Istat Giovannini, in occasione di un’indagine conoscitiva avviata in Commissione alla Camera, rivela che il 12,2 per cento delle forze lavoro ha movimentato un’economia a “nero”. Specie al Sud. […]
TerraNews, 16.04.10
La faccia nera della Lega: altro che modello Carroccio
Il partito radicato, quello della gente, quello che combatte (e non è sempre una metafora) al fianco dei lavoratori. […]
www.partitodemocratico.it, 15.04.10
“Sacconi: riformare lo Statuto dei lavoratori. Il nuovo piano entro maggio”, di Paolo Griseri
Lo Statuto dei lavoratori compie quarant’anni: è ora di cambiarlo. “Entro maggio – garantisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi – presenterò un testo nuovo”. […]
La Repubblica, 11.04.10
Rachel: morta per una tessera sanitaria
Il Pd ha proposto un’interrogazione parlamentare al ministro Fazio, per fare chiarezza sul caso della morte della bambina nigeriana, di 13 mesi, avvenuto dopo il presunto mancato ricovero nella struttura ospedaliera di Cernusco. […]
www.partitodemocratico.it, 12.04.10
Un anno perduto. Ricostruzione: la scelta sciagurata dei «due tempi», di Vittorio Emiliani
Una strategia sbagliata dietro il fallimento della fase di ricostruzione e l’abbandono del centro storico. Ascolto il prefetto dell’Aquila che esorta a non contrapporre «due curve: una che dice tutto va bene e l’altra che dice tutto va male». […]
L’Unità, 07.04.10
È la stampa libera, bellezza!
Editoria: lo strano ‘tempismo’ del Governo
I parlamentari del PD Giuliano Barbolini e Manuela Ghizzoni sulla sospensione delle tariffe postali agevolate: “Evitate le reazioni della stampa sotto elezioni”. Le ricadute a Modena […]
09.04.10
Editoria, nuovo colpo di mano: il Governo abroga le tariffe agevolate
Dal primo aprile, e non e’ uno scherzo, saranno abrogate tutte le tariffe agevolate a favore della editoria con particolare riferimento alla spedizione degli abbonamenti” […]
www.articolo21.org, 02.04.10
A proposito di diritti delle donne
“Ru486. Il turismo dei diritti”, di Stefano Rodotà
Strane parole percorrono l´Italia. “Federalismo etico” è una formula che descrive bene non solo un clima, ma una deriva istituzionale già avviata e che può dare il vero tono all´annunciata stagione delle riforme. […]
La Repubblica, 07.04.10
“La Lega ha già diviso l’Italia: a Bari c’è la Ru486 a Torino no”, di Maria Zegarelli
«Noi siamo pronti, mercoledì avremo a disposizione le dieci scatole di Ru486 ordinate dalla farmacia centrale e poi valuteremo caso per caso a quali donne somministrare la pillola abortiva». […]
L’Unità, 06.04.10
“Il peccato delle donne”, di Natalia Aspesi
Le donne sono diventate l´anello più floscio della società. E la Lega le colpisce, prima di evasori e criminali. […]
La Repubblica, 02.04.10
Grandi uomini, uomini grandi
“Io sto con Emergency”, di Marco Cattaneo
Io sto con Emergency perché io, lì, c’ero. Ero in Cambogia, nel 1999, all’ospedale di Battambang. Era appena iniziato il rimpatrio definitivo dei profughi cambogiani dai campi thailandesi, e migliaia di persone tornavano ai loro villaggi nei pressi del confine. […]
12.04.10
“L’intellettuale ironico che raccontava il pop”, di Michele Serra
Dicono gli amici più vicini che la bella testa di Edmondo, negli ultimi mesi di faticosissima malattia, trovasse requie, e perfino felicità, solo nella scrittura. […]
La Repubblica, 12.04.10
Letture per aprire la mente
“Il federalismo e il mistero del silenzio tombale”, di Giovanni Sartori
L’altro giorno scrivendo su queste colonne su le «Incognite del federalismo» mi sono detto: questa volta mi massacrano. Mi sono sbagliato alla grande. […]
Il Corriere della Sera, 21.04.10
“Un Paese che non fa scuola”, di Stefano Lepri
C’è nel mondo un paese avanzato, ricco, dove le persone istruite sono meno numerose che negli altri, eppure a chi si istruisce non è facile trovare un posto di lavoro adeguato agli studi, e se lo trova non è pagato bene. […]
La Stampa, 20.04.10
“I respingimenti e la Costituzione”, di Chiara Saraceno
Il ministro Maroni si è recentemente vantato di aver posto fine agli sbarchi di barconi provenienti dalla Libia, «riducendo nei primi tre mesi del 2010 del 96 per cento il numero degli sbarchi rispetto al 2009, mentre rispetto al 2008 c´è stata una riduzione del 90 per cento». […]
La Repubblica, 19.04.10
“Il dovere del verbo”, di Barbara Spinelli
Un filo neanche molto sottile lega l’offensiva del presidente del Consiglio contro La piovra e Gomorra, e il divario crescente che lo separa da Gianfranco Fini. […]
La Stampa, 18.04.10
“Il partito del lavoro ha un compito: difendere il sapere”, di Luigi Berlinguer
Due argomenti ci possono aiutare nella lettura del voto regionale di cui si discute anche nel dibattito aperto da l’Unità : non è chiara ai cittadini l’identità profonda del Partito Democratico; manca un adeguato radicamento sociale dell’organizzazione-partito. […]
L’Unità, 14.04.10
“L’ultima sfida del Cavaliere al Quirinale”, di Eugenio Scalfari
Oggi bisognerebbe parlare delle famose riforme. Ne parlano tutti: la Lega che vuole il federalismo compiuto e si acconcia a farlo marciare insieme al presidenzialismo e alla «grande grande» riforma della giustizia per tenere agganciato Berlusconi […]
La Repubblica, 11.04.10
«Dizionario delle riforme», di Michele Ainis
Le riforme? Una bevanda più eccitante del caffè per i politici italiani, camomilla per i comuni mortali. […]
La Stampa, 11.04.10
Il medioevo che ci attende. La profezia di Jacques Attali
Sono le classi dirigenti ad alimentare l´incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. […]
La Repubblica, 10.04.10
“Il rispetto della Costituzione e il cappotto del Presidente”, di Michele Ainis
La legge sul legittimo impedimento può piacere o non piacere. Diciamolo senza troppi giri di parole: a noi non piace. […]
Il Sole 24 Ore, 08.04.10
“La grande riforma di Arlecchino”, di Michele Ainis
Messe in archivio le elezioni, la politica ha ripreso a trastullarsi col suo gingillo preferito: le riforme costituzionali. Non è una novità, sono trent’anni che ci giriamo attorno. […]
La Stampa, 07.04.10
“Il diritto di essere felici”, di Michela Marzano
Gli economisti la usano al posto del pil per misurare il benessere delle nazioni I filosofi si interrogano su come raggiungerla in un´epoca senza più grandi utopie. […]
La Repubblica, 04.04.10
«Le emozioni, la ragione e la realtà», di Mario Calabresi
La distanza tra la parte razionale e quella emotiva del cervello certi giorni appare immensa e insormontabile. Soprattutto se una parte dei cittadini, dei giornalisti e dei politici usa soltanto la prima e una parte consistente degli elettori invece va alle urne guidata dalla seconda. […]
La Stampa, 31.01.10
Intervista a Tullio de Mauro: «L’Italia e la cultura? Separati in casa», di Francesco Erbani
Tullio De Mauro intervistato da Francesco Erbani punta il dito contro la classe politica. I nostri ministri stanno lentamente distruggendo la ricerca, l’insegnamento, l’università. […]
L’Unità, 31.01.10
“Cinquan’anni dopo un’altra rivoluzione”, di Miriam Mafai
Se la potestà sul proprio corpo è il primo riconoscimento della libertà di ognuno di noi, nel caso della donna questa libertà va declinata anche come potestà sulla propria capacità di riproduzione. […]
La Repubblica, 30.03.10
Interrogazioni presentate nel mese di aprile
Interrogazione sulla disciplina dell’equo compenso per una piena tutela del diritto d’autore e di un utilizzo delle opere fonografiche da parte degli esercenti in certezza di diritto – Atto n. 5-02790 del 21 aprile 2010
Interrogazione sull’aumento di studenti per classe e le criticità strutturali di ben 12000 scuole – Atto 5/02742 del 13 aprile 2010
Interrogazione per ottenere chiarimenti sul “misterioso” contenuto della circolare ministeriale del primo aprile 2010 – Atto n. 5/02723 dell’8 aprile 2010
Sull’argomento leggi anche:
Scuola, la circolare spiega tutto. Solo che questa è incomprensibile
03.04.10
Interrogazione sulla mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto interministeriale sulla determinazione degli organici per l’anno scolastico 2009/2010 – Atto n. 5/02709 del 31 marzo 2010
Interrogazione sulle risorse per la nomina di docenti di attività alternative alla religione cattolica – Atto n. 5/02708 del 31 marzo 2010