L’opinione pubblica deve sapere, in occasione della Festa della Liberazione, che a Predappio è fiorente da anni il commercio, alla luce del sole, di materiali di vario genere che esaltano la figura di Mussolini e il regime fascista. Sulla via principale del paese si possono acquistare busti ed effigi del duce di ogni foggia e colore, una ricchissima selezione di magliette con slogan del ventennio e ammirare divise originali della milizia fascista e bandiere, anch’esse originali, della Repubblica Sociale Italiana. Non mancano neppure i prodotti per bambini quali felpe e tovagliette con motti truculenti, naturalmente per la gioia e l’orgoglio dei genitori.
La storia va avanti da tempo, come ha documentato Alberto Papuzzi in un’inchiesta che «La Stampa» ha pubblicato anni fa. Da allora il commercio fascista è diventato più fiorente, almeno a giudicare dal numero dei clienti che affollano i negozi in questa vigilia del 25 aprile. Eppure pare proprio che nessuno si preoccupi degli evidenti effetti diseducativi nei confronti di una popolazione sempre più povera culturalmente che non sa più, o non ha mai saputo, che cosa sia stato il fascismo. Nessuno si chiede come mai in Germania sia severamente vietato esporre e vendere immagini del Führer o materiali propagandistici del Terzo Reich, mentre a Predappio Mein Kampf campeggia su tutte le vetrine dei negozi che praticano il commercio nostalgico. È accettabile, dal punto di vista morale e politico, che vengano messe in vendita magliette che eccitano esplicitamente all’odio nei confronti degli immigrati, come quella in cui una mannaia brandita da un energumeno di foggia ariana cala sul battello dei disgraziati con la scritta «accettiamoli»?
Invece della ragionata e fattiva ripulsa, prevale piuttosto un’atteggiamento di bonaria comprensione verso il duce in nome delle radici romagnole. Ne è prova la cena dedicata a Mussolini che Casa Artusi di Forlimpopoli – un’istituzione diretta da studiosi e sindaci di specchiata fede antifascista e sostenuta dall’amministrazione di sinistra – ha organizzato il 15 marzo ultimo scorso nel contesto di una serie di eventi gastronomici abbinati ai grandi nomi della Romagna: Pascoli, Fellini, Caterina Sforza ed altri. Lo stesso Bersani ha citato Mussolini, insieme a Nenni, Dossetti, e Prodi quale esempio di politici della «mia regione» che hanno dimostrato spirito combattivo.
Il problema è che Mussolini è ben diverso da Pascoli e da Fellini e ancor più da Nenni e Dossetti, ed ogni accostamento è del tutto improprio e pericoloso. E la sua diversità consiste nel fatto che è stato un uomo che ha ispirato e guidato un movimento politico che è riuscito a conquistare e conservare il potere con la violenza, con la pratica dell’assassinio politico, con la devastazioni delle fondamentali libertà civili e politiche, che ha portato l’Italia alle guerre coloniali e ha autorizzato i peggiori crimini di guerra, che ha stretto alleanza con il nazismo collaborando attivamente allo sterminio degli ebrei e ha creato con la Repubblica Sociale le condizioni per la guerra civile.
Altrettanto sbagliato e irresponsabile è trattare Mussolini come una delle tante attrattive turistiche della Romagna, accanto alle spiagge, alle tagliatelle e al Sangiovese. In questo modo non si rende innocuo il fascismo. Si indebolisce ulteriormente, piuttosto, l’antifascismo: che senso ha essere antifascisti se il fascismo è né più né meno di una curiosità che merita una gita? Chi invita a sdrammatizzare e a non preoccuparsi non ha evidentemente letto o non ha capito l’inquietante messaggio, che Hannah Arendt ci ha lasciato, ovvero che il male del totalitarismo nasce dall’ideologia perversa ma si sostiene grazie alla banalità dei milioni che non sanno e non capiscono.
I negozi di Predappio sono pericolosi, oltre che moralmente ripugnanti, proprio per la loro banalità. Forse è chiedere troppo, ma non sarebbe primo dovere delle pubbliche autorità, in occasione del 25 aprile, impegnarsi solennemente a trovare il modo di contrastare questa vergogna?
La Stampa 25.04.10