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"Silenzio sull’ambiente", di Dina Galano

Il ddl sulle intercettazioni, ora all’esame della commissione Giustizia del Senato, penalizzerà anche la lotta alle ecomafie. La denuncia del procuratore capo di Civitavecchia, Gianfranco Amendola.
Così non potremo mai combattere l’ecomafia». Pochi strumenti e un solo delitto per la tutela dell’ambiente, quello che punisce il traffico illecito dei rifiuti. Il nuovo regime delle intercettazioni telefoniche e ambientali è ancora fermo in commissione Giustizia al Senato, ma già promette di produrre le sue amare conseguenze anche sulla possibilità di perseguire i crimini ambientali, «anche se ancora non si conoscono i reati per i quali lo strumento delle intercettazioni sarà escluso». A parlare è il procuratore capo di Civitavecchia Gianfranco Amendola, autore di molte inchieste giudiziarie in materia, con all’attivo numerosi libri di legislazione penale ambientale.

Procuratore, quanto inciderà la nuova disciplina delle intercettazioni sulla perseguibilità dei reati ambientali?
A noi la questione interessa poco, perché le intercettazioni oggi sono contemplate soltanto nell’ipotesi di traffico illecito di rifiuti, che è l’unico delitto contro l’ambiente che esiste nel nostro codice penale. Con il testo che stanno discutendo probabilmente non sarà più possibile attivarle neanche per questo delitto. Ma la maggior parte degli illeciti ambientali è punita come contravvenzione per la quale, già allo stato attuale, non è previsto l’utilizzo di questo strumento. Le intercettazioni, certo, svolgono ancora un’azione importantissima per quanto riguarda il traffico illecito dei rifiuti e la lotta all’ecomafia, ma in un Paese in cui c’è in giro di tutto, noi abbiamo pochissime armi con cui combattere.

Che ripercussioni avrà il limite temporale di due mesi fissato nel testo?
Questo aspetto riguarda tutti i reati. Le osservazioni dell’Associazione nazionale magistrati sono convisibili, sia quelle che criticano i tempi sia i requisiti richiesti per autorizzare le intercettazioni ambientali. Si tratta di punti che depotenziano ogni attività di indagine, anche quella che riguarda i reati ambientali.

Come giudica lo stato attuale della normativa in materia d’ambiente?
Tutti i magistrati che si occupano di questo settore, così come gli ambientalisti, ripetono da anni la necessità di prevedere i delitti contro l’ambiente, dall’inquinamento delle acque a quello dell’aria. Dall’Europa sono arrivate ripetute sollecitazioni ma, sia prima con il governo Prodi poi con gli altri governi, nessuno è mai riuscito a farli passare. C’è stato un momento, quando Alfonso Pecoraro Scanio era ministro dell’Ambiente, in cui un testo era riuscito ad arrivare in Consiglio dei ministri per poi, però, non avere alcun seguito.

Cosa si sta facendo in questa legislatura?
Questo governo ha approvato un disegno di legge che ha tolto quel poco di sanzione che era prevista, e quindi non mi sembra che si stia procedendo sulla linea giusta. Attualmente non c’è nessuna novità, le uniche cose fatte sono peggiorative. Hanno perfino eliminato la sanzione penale per il superamento dei limiti delle acque pochi giorni fa. Intendiamoci, per me, queste ipotesi possono essere anche depenalizzate purché siano inseriti veri delitti contro l’ambiente con pene gravi.

da terranews 23.04.10