Sulla caccia il centrodestra si spacca. Alla vigilia del voto di Montecitorio sull´articolo 43 della Legge Comunitaria che allarga i confini della stagione venatoria, una trentina di deputati della maggioranza ha inviato una lettera al presidente del Consiglio annunciando il dissenso per motivi di coscienza: «Non vogliamo legittimare con il nostro voto il cedimento politico di alcuni a una piccola lobby di settore e a meno di 750 mila cacciatori. Né, tanto meno, alla loro volontà di sparare indiscriminatamente tutto l´anno e contro qualsiasi specie animale». Tra i firmatari Fiorella Ceccacci Rubino, Margherita Boniver, Flavia Perina, Fiamma Nirenstein e Pietro Lunardi. Se a questi nomi aggiungiamo quelli degli esponenti di centrodestra già schierati contro la caccia no limits (Franco Frattini, Sandro Bondi, Stefania Prestigiacomo, Michela Brambilla, Francesca Martini) otteniamo il quadro di una frattura che si sta allargando.
Anche perché all´interno del centrodestra molti non colgono le ragioni di questa spinta verso la deregulation venatoria in un paese in cui, come risulta dai sondaggi, esiste una larga maggioranza contro la caccia. E infatti alle ultime elezioni amministrative il bottino incassato dagli estremisti della doppietta è stato assai modesto: un paio di leader bocciati dalle urne e un totale di 119.943 voti per Alleanza di Centro – Partito Caccia Ambiente nelle regioni in cui la coalizione si è presentata.
«Lo stralcio dell´articolo 43 della legge Comunitaria è l´unica strada per fermare una deriva che rischia di pregiudicare la sopravvivenza di numerosissime specie animali, di mettere l´uno contro l´altro cacciatori, ambientalisti e agricoltori, di esporre le Regioni a continui ricorsi nella più totale incertezza normativa», ha commentato Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd.
Per ora il prezzo della deregulation si misura nel panorama italiano. Ma a Bruxelles stanno osservando con estrema attenzione quello che accade in un paese contro il quale sono state già aperte procedure d´infrazione per l´uso poco ortodosso delle deroghe. Negli anni passati le Regioni hanno utilizzato con eccessiva disinvoltura uno strumento concepito come risposta a situazioni d´emergenza: la deroga, ripetuta sistematicamente, ha finito per costituire un allungamento occulto del calendario venatorio. Se l´aula di Montecitorio approverà l´articolo 43, il vizio occulto diventerà palese e sarà difficile per Bruxelles evitare la strada delle sanzioni.
Intanto, davanti al Parlamento, cresce la protesta. Sotto la sede della Camera si sono ritrovati i rappresentanti di una ventina di associazioni (Altura, Amici della Terra, Ambientalisti italiani, Associazione vittime della caccia, Cts ambiente, Enpa, Fare verde, Greenpeace, Italia nostra, Lac, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Memento naturae, Mountain wilderness, No alla caccia, Oipa, Vas, Wwf). E anche il mondo venatorio non è schierato in modo compatto per la deregulation. Da una parte c´è l´ala estremista che interpreta i margini concessi dalle direttive europee come la possibilità di migrazioni di massa dei cacciatori da una regione all´altra: sfruttando le differenze di calendario si otterrebbe di fatto una stagione venatoria lunghissima. Dall´altra Federcaccia, Arcicaccia e Italcaccia della Toscana hanno chiesto l´azzeramento delle proposte di modifica della legge quadro sulla caccia.
La Repubblica 20.04.10
Pubblicato il 20 Aprile 2010