Ha stravinto alle regionali, rafforzandosi come partito federale a spiccata capacità di governo nazionale. E così, mentre il Pdl vive sul filo del rasoio i rapporti tesi tra il premier, Silvio Berlusconi, e il presidente della camera, Gianfranco Fini, il Carroccio è passato subito all’attacco per la scaletta delle prossime riforme.
Scuola in testa. Un pressing incessante sul governo che sta producendo i suoi effetti. Ieri il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, in un convegno a Milano per la prima uscita dopo il parto, ha annunciato che dal 2011 ci saranno graduatorie regionali per gli insegnanti. Un ddl dovrebbe prevedere facilitazioni, dal punto di vista dei punteggi, per chi deciderà di restare nella regione di residenza, senza trasferimenti. Un modo per bloccare i docenti alla loro terra senza più migrazioni dal Sud verso il Nord. Ma non solo. Nei giorni scorsi è stata approvata una mozione nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, documento leghista of course, per promuovere la regionalizzazione dell’assunzione dei docenti. Mozione anologa potrebbe a breve essere assunta anche in Piemonte e Veneto, anch’esse a guida verde rispettivamente con Roberto Cota e Luca Zaia. E pure all’ombra del Pirellone l’onda leghista avanza: il governatore Roberto Formigoni, eletto per la quarta volta consecutiva alla guida della Regione, ha chiesto al ministro Gelmini di poter sperimentare un nuovo modello di federalismo scolastico, un modello definito formigoniano, ma anche pidiellino e leghista. «Sono stufo di vedere i professori depressi a causa di un sistema che non garantisce la qualità», ha detto il governatore lombardo. La proposta si fonda su due principi, il reclutamento diretto dei docenti da parte delle scuole, sulla base di albi regionali, e la completa parità tra istituti statali e paritari potenziando il buono studio in favore delle famiglie che scelgono i secondi.
Intanto, il ministro dell’istruzione, riprende in mano la palla della riforma e annuncia: «Stiamo ragionando su come garantire la continuità didattica per il miglioramento della qualità all’interno delle scuole, attraverso un disegno di legge». Il ddl dovrebbe riguardare le modalità di assunzione ma anche la valutazione dei docenti, che dovranno avanzare in carriera per merito e non più per anzianità di servizio. Anche perché «abbiamo proceduto a realizzare una serie di risparmi previsti dalla Finanziaria e dovremo riversarli come incentivi per gli insegnanti entro il 2011. Per questo non dobbiamo perdere tempo e mettere a punto il provvedimento». Affermazioni che hanno scatenato i sindacati. « Graduatorie nazionali degli insegnanti non esistono, sono provinciali e semmai vanno stabilizzate dando un punteggio aggiuntivo a chi decide di fermarsi per 5 anni nella stessa città, ma questa è cosa diversa dalle assunzioni regionali», spiega il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna. «Parlano tanto di Europa e poi si chiudono in un microcosmo regionale», attacca il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo». Per la Gilda di Rino Di Meglio, «occorre garantire la libera circolazione Ue, e dunque avere concorsi pubblici e aperti a tutti, non importa se regionali».
Ma nuovi passi federalisti potrebbero essere compiuti a bocce ferme, senza attendere ulteriori provvedimenti centrali. «I governi locali, in base a quanto prevede oggi il Titolo V della Costituzione», spiega Mario Pittoni, capogruppo Lega in commissione cultura al senato, «possono già legiferare non solo sull’organizzazione del servizio scolastico ma anche sulla gestione, ovvero assegnazione, del personale e delle risorse alle scuole, pur nell’ambito del contingente stabilito dallo stato». Basta volerlo.
Italia Oggi 20.04.10