economia, lavoro

10 proposte per uscire dalla crisi

Il PD incontra le parti sociali per far fronte alla crisi economica. Letta: “Ricerca e innovazione, riforma degli ammortizzatori sociali, riforma del fisco: si riparte da qui”. Damiano: “Alla Camera c’è una proposta PD per tassare del 2%, nel 2010 e 2011, i redditi sopra i 200mila euro e destinare gli incassi alla Cig”. “Non si va oltre la crisi per decisioni unilaterali, si decide con chi ci sta dentro, con i rappresentati di lavoratori e imprese”. Con queste parole Enrico Letta spiega la scelta del Partito Democratico di riunire le parti sociali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Lega Coop, Confartiguanato, Confartigiani, Confapi, Confagricoltura, Cia, Cna, Coldiretti) nell’incontro “Per andare oltre la crisi: analisi e proposte”. Il vicesegretario PD lo rivendica come un “metodo di lavoro che è anche un messaggio forte e chiaro”.

“La caduta si è arrestata, ma se non viene seguita dal rimbalzo avremo davanti anni in cui il recupero sarà lungo e la capacità di contenere il danno, messa in campo finora da lavoratori e imprese, non sarà più sufficiente”. Per questa ragione, il PD propone una strategia di lungo periodo, avversa a quel “fallimento della politica degli spot e dei click day”, e articolata in 10 punti “per incalzare il governo e fa ripartire la crescita Noi su seria politica di tagli alla spesa pubbblica siamo disposti a sederci a un tavolo.
1. Ricerca e innovazione: “Questo capitolo non si può riassumere in un contributo di tagli. Finora il governo ha tagliato 1 miliardo in tre anni. Si riparte da questo tema con il meccanismo dei crediti di imposta”.
2. Riforma del fisco: “Invece di occuparsi delle divisioni interne chiediamo che Berlusconi e Fini affrontino la riforma del fisco. Sarebbe meglio che pensare a quote di ex An e ex Forza Italia, utili solo a dividersi le quote. Si metta al centro la riduzione di peso per chi produce e lavora, sugli altri particolari possiamo discutere.
3. Ammortizzatori sociali: “Il sistema ha retto nella prima fase. Ma noi dobbiamo organizzarci per il lungo periodo. Se non stiamo come la Grecia è merito di imprenditori e forze sociali, ma il pericolo arriva adesso. Serve una riforma che guardi a chi non ha il contratto a tempo indeterminato”.
4. Mancati pagamenti PA: quella misura autunnale , patto di stabilità, non ha funzionato.
5. Libere professioni. “Non si torni indietro rispetto al processo avviate dall’allora ministro dello Sviluppo economico Bersani. Più libertà di scelta aiuta i consumatori”.
6. Forme contrattuali che aiutino i giovani a trovare lavoro:”Il dualismo fra indeterminato e precariato non è più sostenibile. Lavorare a un contratto per i giovani è una priorità assoluta”.
7. Semplificazioni burocratiche. “C’è stanchezza fra le imprese, ma il più stanco di tutti è il ministro Brunetta che se ne voleva andare a Venezia, ma è costretto a rimanere a lavorare lì dov’è. Anche se finora non si è visto nulla di utile.
8. Denaro per le piccole opere pubbliche: “Come ripetiamo da tempo bisogna sbloccare il patto di stabilità e cantierare immediatamente le piccole opere, in modo da creare posti di lavoro”.
9. Emergenza Mezzogiorno: “ Questo tema è uscito dall’agenda culturale del nostro paese. Usciamo dalla crisi lo solo se le nostre regioni del Sud vengono messe in condizione di reagire come le zone disagiate della media europea. Si parta dalle energie rinnovabili. Il mezzogiorno può essere il Mediterraneo di queste energie.
10. Gas: “Oggi che stiamo per cogliere i vantaggi della convinzione, sempre avuta, che il centro di tutto fosse il gas. Possiamo diventare un paese non solo consumatore ma anche rivenditore, possiamo fare abbassare il costo per le imprese e rivenderlo. È un occasione da non perdere, il frutto di 15 anni di scelte bipartisan importanti”.
“Tifiamo – conclude Letta – per quegli italiani che si rimboccano le mani per uscire dalla crisi e lo facciamo con azioni concrete, nel rispetto e nella consapevolezza del nostro ruolo di opposizione”.

Nella stessa giornata Cesare Damiano, capogruppo PD in Commissione Lavoro e organizzatore dell’incontro ha presentato alla Camera un ddl sugli ammortizzatori sociali per trovare la copertura e ripristinare l’allungamento di sei mesi della cassa integrazione ordinaria. Ai redditi al di sopra dei 200mila euro è chiesto un “contributo di solidarietà” del 2% per il 2010 e il 2011.

All’incontro con le parti sociali, Damiano ha sottolineato l’importanza di “ragionare insieme sulla situazione attuale” e si detto determinato a “rendere continuativo questo tavolo di concertazioni. Siamo ancora di fonte a spot e a una ripresa a macchia di leopardo. Siamo di fronte a una battuta d’arresto della crisi più che una ripresa. I conti relativi all’occupazione li dobbiamo ancora saldare e il 2010 e il 2011 saranno problematici. Il governo sbaglia: pensano che tutto è risolto perchè hanno distribuito ammortizzatori a spese di regioni e fondo sociale europeo. Hanno dato una dose massiccia di narcotico, aspettano la nottata passi. È un ragionamento perdente. Il sistema non tornerà com’era prima della crisi ed è assurdo tutelare l’occupazione senza un progetto di sviluppo. Perchè non hanno destinato fondi alle imprese invece di abolire l’Ici anche per i redditi più alti?”.

Secondo Giampaolo Galli,direttore generale di Confindustria, “se si riduce la spesa diventa credibile una prospettiva di riduzione delle tasse”. Inoltre, “per un crescita del 2% nei prossimi anni servono scelte oculate per l’allocazione delle poche risorse”. Controllare la spesa corrente primaria, ha spiegato Galli, “e’ molto difficile ma c’e’ l’esempio della Germania che nel 2003 ando’ al 4% del disavanzo” e in pochi anni e’ arrivata “a un taglio di 4 punti della spesa e non ha sofferto in termini di crescita” anzi nel 2006-2007 “ha ricominciato a crescere”.

Salvatore Barone, funzionario del Dipartimento dei settori produttivi della Cgil, ha avvertito: “Non possiamo affidare alle sole imprese eccellenti il compito di conseguire crescita in medio periodo. Non basterà ad affrontare grandi problemi che abbiamo di fronte. Il fattore tempo e la qualità della politica sono centrali. Il prolungarsi della crisi pone problema all’area di piccola e media dimensione: bisogna mettere in campo una politica di investimenti. Il sistema produttivo va rafforzato con investimenti pubblici soprattutto per aiutare lo slancio di innovazione che alcune imprese stanno facendo”.

Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive, nella sua relazione introduttiva, ha sottolineato l’urgenza di una “riforma degli ammortizzatori sociali, che renda universale l’accesso al sostegno al reddito in caso di mancanza temporanea o perdita del lavoro. Ciò mette in luce le scelte inadeguate del Governo che ha ritenuto di non dover intervenire nel sostegno alla domanda interna nel momento in cui ci troviamo in difficoltà sul fronte dell’export così importante per la nostra economia. Certo sappiamo tutti che siamo in una economia aperta e che maggiore consumi interni non significano necessariamente più sostegno alla nostra industria. Ma non mancano certo le possibilità, entro certi limiti, di selezionare l’offerta da sostenere o se vogliamo la domanda da indirizzare, magari incentivando i consumi verdi o quelli legati al campo dell’istruzione. Ma non va dimenticato che la necessità di ridurre le diseguaglianze esistenti e i livelli di povertà (che questa crisi ha messo ancora più in evidenza e che può portare a rotture la coesione sociale nei territori – anche in quelli più ricchi) non è solo una necessità etica ma anche una pre condizione per la ripresa economica”.

Stefano Fassina, responsabile Economia della segreteria PD, denuncia: “Il governo non ha affrontato bene questa fase di crisi, ma non perché ha deciso di tenere sotto controllo la finanza pubblica. Noi quella scelta l’abbiamo appoggiata ma hanno scambiato la variabile vincolo con la variabile obiettivo. L’obiettivo non deve essere il controllo della finanza ma la crescita. Hanno fatto 9 mld di dpese investimento in meno. In questa ottica non hanno fatto altro che affidarci alla crescita internazionale. È c ambiato lo scenario, è venuta meno la fonte bdi consumo globale. Non abbiamo ancora trovato un motore alternativo. Dobbiamo fare un’operazione prima di tutto a livello europeo.

Ivana Giannone

www.partitodemocratico.it

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