«Il modello emiliano, città aperte e sicure», di Graziano Delrio*
Nell’intervista dell’Unità che chiede, sul post voto, «da dove cominciare?», Nadia Urbinati risponde «dall’Emilia». Anche io dico: cominciare dall’Emilia e dalle sue città. Ma non voglio, dopo cinque anni che sento parlare di Berlusconi, passare cinque anni a sentir parlare di Lega. Io dico cominciamo dall’Emilia, perché l’Emilia può ancora proporre un modello competitivo, economico, sociale, politico che può essere di riferimento per una riflessione che riguarda tutto il Paese. Un modello basato su poche, tre-quattro, parole chiave: capitale sociale, conoscenza, cura e, infine, comunità. Un abc da ricominciare ad articolare, anche come forza politica, tanto più se forza di governo. Un’evoluzione europea del modello emiliano è possibile ed è già in atto. Un modello concreto e di valori, che parte dalle città, dalle persone, che guarda all’Europa e al mondo. Città aperte, dinamiche, e non chiuse sulla paura, città la cui forza è il «noi», la cura delle persone e del territorio, la responsabilità comune per uno sviluppo nuovo, l’educazione come cardine della cittadinanza. Per noi, essere emiliani, di questa parte della Pianura, vuol …