Almeno in una cosa c’è stato l’accordo: sembrano tutti scontenti. Ieri in Commissione agricoltura è stato approvato (21 sì e 17 no) il via libera a venti giorni in più di caccia l’anno: fino al 20 febbraio. Una vittoria solo in parte per i cacciatori e una «sconfitta», come dicono tutte le associazioni, per gli ambientalisti. L’articolo 43 della Legge Comunitaria sulla caccia era già stato approvato dal Senato mesi fa, e aveva portato provocato non poche polemiche, sia dagli animalisti sostenuti dall’opposizione sia da una parte della maggioranza di governo guidata dai ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Michela Brambilla (Turismo). Ma all’elaborazione del testo approvato ieri ha partecipato anche la Prestigiacomo, e la Brambilla ha assicurato «niente doppiette ad agosto» per evitare problemi al turismo.
Di «proposte aberranti che non costituirebbero una mediazione ma un cedimento vero e proprio nei confronti degli estremisti» si legge in un comunicato congiunto Lav, Lega antivivisezione ed Enpa, Ente nazionale protezione animali. Mentre per il Wwf Italia parla il presidente Stefano Leoni: «Prima il clima poi la caccia così il Parlamento mette a segno una “doppietta micidiale”. L’Italia si dimostra un Paese privo di responsabilità sull’ambiente. Dopo l’ampliamento del calendario venatorio l’approvazione in Aula di mozioni per lo stop al pacchetto clima Ue: decisioni che mostrano la totale ottusità rispetto a decisioni della Ue e a leggi che vengono disattese. Una sorta di dichiarazione di guerra nei confronti dell’Ue che non sarà priva di conseguenze». Sulla caccia poi il Wwf si appella «al senso di responsabilità della Commissione politiche Comunitarie che domani (oggi per chi legge; ndr) dovrà dire l’ultima parola sulla caccia e a tutti i deputati che dovranno poi esprimersi col voto finale. Sul clima la sola discussione di mozioni di questo genere rischiano di tagliarci del tutto fuori dal futuro dell’economia mondiale».
Sull’altro fronte, quello dei cacciatori, il vincolo del parere dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) è di fatto un impedimento pesante, perché può invalidare la decisione delle Regioni favorevoli alle doppiette. Nel testo votato è inoltre previsto il divieto di caccia per ogni singola specie «durante il ritorno al luogo di nidificazione, durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli».
«Se poi – aggiunge il presidente della Commissione Paolo Russo – sarà consentito alle Regioni, nel rispetto dell’ambiente e delle disposizioni europee, di concedere deroghe specifiche potremo ritenerci anche interpreti di un intelligente federalismo venatorio che però trova una sintesi scientifica nazionale nell’Ispra». Soddisfatto sembra invece il senatore Franco Orsi, cacciatore ligure, che ha nel cassetto un disegno di legge per modificare le norme sulla caccia, un dl osteggiato dal fronte animalista perché giudicato «stragista».
«Abbiamo dimostrato – ribatte il senatore Orsi – che noi vogliamo basarci su dati scientifici. Il parere dell’Ispra è vincolante quindi non siamo degli irresponsabili. Non si vuole capire che ogni specie ha regole diverse di migrazione e periodi diversi di riproduzione: la caccia non può avere limiti di tempo imposti dalla politica». E proprio su questo è lo scontro, le associazioni «green», sia a destra sia a sinistra sostengono che gli animali in via di estinzione sono troppi, che sarà difficile convincere i cacciatori che in un certo periodo potranno sparare solo a una specie e «la liberalizzazione non farà altro che ampliare anche l’azione dei bracconieri».
La Stampa 15.04.10