Bocciata la mozione PD sul tema. Turco e Touadi: “Serve un piano nazionale contro il lavoro nero, la criminalità, per la convivenza. Ma il governo non vuole confrontarsi”. Leggi le proposte PD
Il secco respingimento della mozione Pd sull’immigrazione? Un’occasione mancata per dare risposte concrete agli italiani su un problema importante e complesso come quello dell’immigrazione e dell’integrazione nel nostro Paese.
La mozione presentata dal Pd la Camera sull’immigrazione rappresenta una sfida politica di notevole importanza, a cui la maggioranza si sottrae. Dopo gli scontri di Rosarno e quelli di via Padova la politica ha il dovere di mettere in campo proposte che vadano nella direzione di governare il fenomeno dell’immigrazione fuori dalla logica dell’emergenza. La mozione sfida la maggioranza sull’elaborazione di un “piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza”. Un piano richiesto dai territori, dalle forze produttive, dalle associazioni di volontariato e dagli stessi cittadini stranieri che aspettano da decenni di sapere quale sia la via italiana all’inclusione. Jean Leonard Touadi, parlamentare Pd di orgiine congolese l’ha spiegato in Aula: “Il Pd chiede una energica azione di contrasto dello sfruttamento del lavoro nero e la sua emersione, anche attraverso la regolarizzazione soprattutto dei lavoratori del comparto agricolo. Il nostro paese si deve adeguare alle direttive europee – quella sul contrasto del lavoro nero e sui rimpatri – che insistono sulla tutela dei diritti inalienabili delle persone e l’urgenza di politiche d’integrazione. Basta chiacchiere sono necessari atti concreti”. E dopo la bocciatura è stato più duro: “Il no del governo alla nostra mozione sull’immigrazione è un ennesimo atto di irresponsabilità. Non è possibile continuare ad ignorare l’esistenza nel Paese di intollerabili sacche di sfruttamento e di pesante degrado umano e sociale che favoriscono la criminalità e la diffusione del lavoro nero. Solo attraverso una seria revisione delle politiche migratorie e di integrazione è possibile contrastarlo, con atti concreti come l’applicazione della normativa che prevede il permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri aguzzini e l’introduzione del reato per grave sfruttamento del lavoro. È inoltre essenziale promuovere la regolarizzazione per i lavoratori agricoli stranieri da anni presenti sul nostro territorio, ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno e favorire con le Regioni, gli enti locali, le forze economiche e sociali, il volontariato e l’associazionismo un piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza tra italiani e immigrati”.
Posizioni analoghe a quelle di Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera e presidente del Forum sull’immigrazione del Pd, durante la dichiarazione di voto sulla mozione : “Abbiamo avanzato proposte concrete alle quali però la maggioranza ha risposto con un no pregiudiziale: sfidiamo l’esecutivo, ora che la campagna elettorale è finita, a passare dagli slogan alla realizzazione di concreti atti a favore dell’integrazione dei nuovi italiani”. Ha lanciato poi al Governo delle richieste precise: “Varate il piano nazionale per le politiche d’integrazione come chiesto dai Comuni e annunciato come imminente dal ministro Sacconi a metà febbraio; serve, intervenire subito per affrontare il disagio abitativo e l’inserimento scolastico e lavorativo, siate ambiziosi e andate nei territori dove non c’è solo paura degli immigrati ma dove scoprirete una via italiana all’integrazione”. La Turco è convinta sia fondamentale la sinergia del lavoro tra i sindaci, gli imprenditori, i sindacati e i cittadini, per la realizzazione di queste ambiziose sfide, ed afferma: “Il Pd continuerà a fare proposte concrete, come abbiamo fatto con questa mozione che la destra ha snobbato”.
La Mozione del Pd respinta in Aula, dal titolo: “Piano nazionale per la politica dell’immigrazione” del 03-02-2010, Numero: 100326, ha come prima firmataria Livia Turco e come Cofirmatari, i parlamentari Pd: Amici, Lenzi, Bressa, Zaccaria, Fassino, Touadi, Gozi, ed altri.
La mozione voleva impegnare il governo a:
• attuare tutte le misure per combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare dell’articolo 18 del decreto legislativo 286 del 1998 che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori, prevedendo anche l’introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro, un’autonoma fattispecie del caporalato, aggravata quando interessa minori o migranti clandestini;
• applicare la direttiva europea del 18 giugno 2009 che impegna gli stati membri dell’unione europea a sanzioni e provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare;
• attivare tutti gli strumenti per consentire una emersione del lavoro irregolare, con particolare attenzione al comparto agricolo, attivando in modo continuativo il sistema dei controlli e promuovendo una regolarizzazione per i lavoratori agricoli stranieri da anni presenti sul nostro territorio che non abbiano commesso reati;
• ridurre fino ad eliminare il lavoro nero e sommerso attivando canali alternativi come la regolarizzazione ad personam per coloro che contribuiscono alla individuazione di fattispecie criminose legate alla immigrazione, per coloro che compiono atti di rilevanza sociale ed umanitaria, per coloro che sono dimoranti nel nostro paese da molti anni e che abbiano dimostrato una buona integrazione;
• ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno, a prolungare la durata del medesimo in particolar modo in caso di perdita del lavoro ed a estendere ai lavoratori immigrati gli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori italiani;
• presentare il Documento triennale sulle politiche migratorie previsto dall’articolo 3 del decreto legislativo 286 del 1998, nonché a semplificare il sistema delle quote passando dal decreto annuale, elaborato dal Governo con vincolo amministrativo e contenente una indicazione rigida, ad un documento poliennale elaborato da una agenzia tecnica che contenga la stima di persone immigrate ed i loro profili professionali necessari al nostro sistema economico e sociale;
• incentivare e a semplificare l’applicazione dell’articolo 23 del decreto legislativo 296 del 1998 relativamente alla formazione di personale all’estero da parte delle aziende e a introdurre lo strumento dello sponsor per la ricerca di lavoro attribuito a soggetti collettivi come i sindacati, associazioni di imprenditori e istituzioni pubbliche;
• promuovere con le regioni, gli enti locali, le forze economiche e sociali, il volontariato e l’associazionismo, un piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza tra italiani e immigrati, attraverso il dialogo sociale, formulando gli obiettivi di inclusione sociale, di crescita interculturale e valutandone costantemente i risultati;
• nserire il Piano nazionale nella politica europea che definisce l’integrazione “la chiave” del successo dell’immigrazione, un processo “a doppio senso” che deve vedere protagoniste le società ospitanti ma anche gli immigrati in un percorso di adattamento reciproco fra le due società;
• promuovere nel Piano nazionale per le politiche di integrazione e di convivenza il rispetto dei valori costituzionali della pari dignità delle persone, dell’eguale rispetto di ciascuna persona, delle pari opportunità, della non discriminazione;
• promuovere gli obiettivi della legalità e della sicurezza, dell’investimento nella scuola per tutti, della promozione della famiglia anche attraverso una politica di promozione dei ricongiungimenti famigliari, dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della salute e del contrasto delle malattie, della povertà e delle diseguaglianze nella salute, del senso civico, della partecipazione sociale e politica, dell’incontro e del reciproco riconoscimento tra italiani ed immigrati;
• riconoscere nel Piano nazionale alcune azioni prioritarie: contrasto del degrado urbano, del disagio abitativo; estensione della educazione e della formazione interculturale, sostegno ai bambini e alle famiglie per l’apprendimento della lingua e della cultura italiana anche da parte degli adulti, l’accesso ai servizi sociali e sanitari, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, lo sviluppo della figura dei mediatori culturali anche attraverso l’istituzione di un albo nazionale dei mediatori culturali e delle associazioni di mediazione culturale, l’inserimento di tempi certi per il rinnovo dei permessi di soggiorno;
• inserire nel Piano nazionale criteri e direttive per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, per potenziare i servizi e sostenere le associazioni e le attività impegnate nella lotta contro la tratta degli esseri umani, nonché per il sostegno all’associazionismo degli immigrati che promuovono attività sociali e di integrazione nonché linee guida per l’estensione ai giovani stranieri del servizio civile volontario;
• prevedere il finanziamento del Piano nazionale attraverso risorse certe e sufficienti inserite in un Fondo nazionale finanziato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali.
Riportiamo il testo integrale
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