Domiciliari a chi ha ancora un anno da scontare: sono 7-8 mila Battaglia sul ddl che prevede anche la “messa alla prova” per le pene fino a tre anni. Lega contro Alfano. Per via delle nuove norme che consentono di “mettere alla prova” con lavori socialmente utili chi è stato condannato a tre anni e di affidare ai domiciliari chi ha da scontare solo un anno di pena. Uno scontro all´insegna del nuovo clima politico frutto della vittoria elettorale che pone la Lega in modo protagonistico nella coalizione. Carroccio sulla stessa linea di Di Pietro contro «un indulto strisciante e un´amnistia mascherata». Pd schierato col Guardasigilli per alleggerire, anche se con molte cautele e distinguo, l´emergenza carceri. Il sottosegretario alla Giustizia, l´ormai ex magistrato Giacomo Caliendo in quota Pdl (è andato in pensione), costretto a dire a brutto muso al leghista Nicola Molteni «ehi tu stai calmo e modera i toni…». Il relatore Alfonso Papa, toga pure lui ed ex di via Arenula, sdrammatizza i contrasti («Siamo solo all´inizio»). Ma la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, che condivide la ratio del ddl e cerca di mediare, è preoccupata per l´evidente tensione nella maggioranza e vede in pericolo la possibilità di approvare il testo prima di agosto, quando Alfano e il capo delle carceri Franco Ionta temono esplosioni di protesta per via di un sovraffollamento che non ha mai raggiunto picchi così alti (è giusto di ieri la “battitura” contro le inferriate, durata mezzora, in tre padiglioni di Poggioreale a Napoli).
Succede tutto in commissione Giustizia alla Camera dove s´avvia la discussione sui due istituti, messa alla prova e domiciliari per il residuo di un anno, che il ministro della Giustizia aveva portato in consiglio dei ministri il 12 gennaio. Allora il progetto era stato accolto dal gelo dei ministri leghisti Maroni e Calderoli. Ma ieri sono esplosi i distinguo. Molteni non ha nascosto le «forti perplessità», ha chiesto precise garanzie sull´impatto. Ha precisato che la ricetta della Lega, fedele al motto della «certezza della pena», è «costruire nuove carceri, senza svuotare quelle esistenti». Poi le parole forti, «indulto e amnistia mascherata» che fanno infuriare Caliendo. Il quale deve subire il fuoco amico dei pidiellini Francesco Paolo Sisto e Manlio Contento che contestano singoli aspetti tecnici.
La maggioranza si spacca. Ma pure l´opposizione è divisa. L´ex pm Antonio Di Pietro boccia severamente entrambe le misure perché la messa alla prova è «una scorciatoia di non punibilità che lascia impunita la microcriminalità». Mentre l´ultimo anno ai domiciliari «è una vera sconfitta dello Stato», in quanto non si capisce sulla base di quale criteri si dica «vabbè, ti abbuono un anno di carcere». L´asse Lega-Di Pietro si scontra con la posizione del Pd. Dove, dopo un´iniziale incertezza, viene dato il via libera alla cosiddetta “legislativa”, la possibilità di approvare il testo in commissione senza passare dall´aula. Per questo si batte la radicale Rita Bernardini che, reduce con Marco Pannella da visite pasquali nei penitenziari dell´Ucciardone (Palermo) e di Poggioreale, minaccia di ricorrere a nuove forme di protesta non violenta (scioperi della fame).
La democratica Donatella Ferranti condivide lo spirito delle due proposte, ma chiede precise garanzie sull´impatto e soprattutto sulle misure economiche per sostenere il progetto che invece non sono affatto previste, in quanto il governo esclude di investire anche un solo euro, come recita l´esplicita «clausola di invarianza finanziaria». La Ferranti vuole anche capire come si potrà mettere ai domiciliari chi, come gli immigrati, una dimora non ce l´ha e rischia di finire diritto nei Cie. Mercoledì prossimo si riprende. Toccherà a Caliendo portare i numeri e mediare tra posizioni che appaiono inconciliabili.
La Repubblica 09.04.10
Pubblicato il 9 Aprile 2010