Giorno: 6 Aprile 2010

"La Lega ha già diviso l'Italia: a Bari c'è la Ru486 a Torino no", di Maria Zegarelli

«Noi siamo pronti, mercoledì avremo a disposizione le dieci scatole di Ru486 ordinate dalla farmacia centrale e poi valuteremo caso per caso a quali donne somministrare la pillola abortiva». Il dottor Nicola Blasi, responsabile delle interruzioni di gravidanza del Policlinico di Bari Giovanni XXIII stamattina incontrerà il direttore generale per stabilire se sarà necessario o meno il ricovero di tre giorni nella struttura ospedaliera e poi, domani procederà alle prime somministrazioni. Sono circa sette le donne che hanno chiesto di poter effettuare l’aborto farmacologico, «ma considerati i tempi lunghi in cui si è finalmente delineata questa vicenda, presumo che alcune di loro abbiano già superato le sette settimane di gravidanza entro le quali è possibile optare per la Ru486», spiega il medico. Non è affatto preoccupato dalle polemiche esplose di nuovo intorno alla pillola abortiva all’indomani delle regionali con l’annuncio dei neo governatori di Veneto e Piemonte, Zaia e Cota, di voler bloccare il farmaco nelle loro regioni. «Noi applichiamo la legge», ribadisce il medico. In un paese che di normale ha sempre meno, dove …

"I ragazzi poveri imparano di meno", di Emanuela Micucci

I bambini più poveri all’inizio della scuola dell’obbligo sono un anno dietro ai compagni. In particolare lo svantaggio economico ne impoverisce il linguaggio causandone un ritardo di 11,1 mesi sui coetanei provenienti dalle famiglie a reddito medio. A rivelarlo uno studio britannico sulle competenze linguistiche dei bambini inglesi nella prima infanzia, pubblicato recentemente dalla Fondazione Sutton (www.suttontrust.com). Dalla serie di test somministrata a circa 12.500 bimbi di 5 anni, tuttavia, emerge che un ambiente favorevole e una buona cura parentale possono ridurre di 9 mesi il gap di apprendimento fra classi medie e povere. Fattori comuni Fattori comuni nelle famiglie più disagiate influenzano lo sviluppo del linguaggio dei figli: circa la metà (47%) dei bambini che provengono da 1/5 delle famiglie più povere inglesi, infatti, sono nati da madri giovani, con meno di 25 anni di età, e il 65% non vivono con i proprio genitori biologici. Le buone abitudini Esistono poi buone abitudini familiari che favoriscono lo sviluppo sia fra i bambini poveri sia tra quelli benestanti. Così, avere i genitori vicini prima di …

L'Aquila un anno dopo. Dolore e fiaccolata. Fischiato il messaggio di Berlusconi

Questa volta alle 3.32 c’èstato solo un lunghissimo silenzio, seguito da 308 rintocchi della campana delle Anime Sante: gli aquilani si sono ritrovati in tanti – oltre 25 mila – in quella piazza del Duomo dove un anno fa accorsero feriti, spaventati, addolorati per il terribile terremoto che aveva distrutto la loro città e ucciso parenti, amici, studenti venuti da lontano. C’è stata, sì, una scossa di terremoto, alle 2:57, ma di magnitudo 2.2, ovvero niente rispetto a quella di 6.3 del 6 aprile 2009. È stata una notte diversa, illuminata da migliaia di fiaccole, candele, lumini che dalla sera prima avevano dato luce lungo le strade buie ai quattro cortei silenziosi partiti da altrettanti quartieri per raggiungere la zona rossa del centro storico. Un gesto di grande valore simbolico non solo per commemorare le vittime, ma anche per ribadire la volontà di tornare ad occupare il cuore della città e, quindi, di riappropriarsi di un’identità ferita per la lontananza forzata. Quattro cortei – composti da giovani, anziani, alcuni con le stampelle, giovani coppie con …

"Lauree e talenti senza lavoro, Italia ultima per mobilità sociale", Luca Cifoni

Quel pezzo di carta, o meglio le competenze che ne derivano, dovrebbe essere la migliore assicurazione contro la crisi. Ma anche se gli ultimi dati sull’occupazione mostrano che, almeno nella sua fase iniziale, la crisi ha colpito soprattutto i lavoratori con un basso titolo di studio, questo non vuol dire che nel nostro Paese la situazione sia rose e fiori per chi dispone di una laurea, magari accompagnata da una solida esperienza professionale. Anzi, alcune storiche carenze del nostro sistema formativo, unite ai limiti della struttura produttiva italiana, riescono a volte a creare il paradosso per cui le aziende non trovano le professionalità necessarie (come evidenziato ad esempio dal Rapporto di Almalaurea cui sabato Il Messaggero ha dedicato un’inchiesta), ma allo stesso tempo chi ha un curriculum di tutto rispetto incontra serie difficoltà collocarsi e soprattutto a ricollocarsi, specie se è intorno ai cinquanta. Per capire come questo possa accadere bisogna partire da una peculiarità italiana nel panorama dei Paesi Ocse: il nostro Paese rappresenta almeno una parziale eccezione alla regola secondo cui le eccellenze …

"Immigrati, l'accoglienza parte dalle donne", di Naomi Wolf

Il decennio appena trascorso ha dimostrato (ed è l’ennesima volta) che dare più potere alle donne è la chiave per risolvere molti problemi all’apparenza intrattabili. La povertà nei Paesi in via di sviluppo sembrava impossibile da sradicare finché il micro-credito non ha cominciato a vedere milioni di donne a basso reddito e abbandonate a se stesse come potenziali imprenditrici. Coinvolgere le donne africane nelle decisioni sulle produzioni agricole ha reso possibili nuove pratiche agricole eco-sostenibili. L’esplosione demografica è diventata controllabile quando le donne hanno avuto accesso alle opportunità di istruzione e di business al pari della contraccezione. Le tensioni e i conflitti che circondano l’immigrazione in Europa potrebbero essere un altro problema per il quale dare più potere alle donne recherebbe con sé la soluzione? In una recente visita a Copenhagen per la giornata internazionale della donna ho preso parte a molte discussioni che replicavano altre già avute in varie parti d’Europa: cittadini di ogni sezione dello spettro politico si confrontavano a fatica con la questione dell’immigrazione non-europea e le tensioni culturali che ne sono …

"La lega e la politica del doppio binario", di Nadia Urbinati

Almeno tre sono stati gli esiti negativi delle recenti elezioni regionali: flessione di partecipazione, riconfermata debolezza del Pd, e deludente performance di chi ha voluto trasformare la campagna elettorale in un lotta ringhiosa e vuota di argomenti politici. Con l´enorme impiego di mezzi e uomini profuso dal presidente del Consiglio ci si sarebbe attesi una vittoria dilagante del suo partito, una valanga di voti. Ma così non è stato. Il centrodestra ha vinto grazie alla Lega non al Pdl. Questo è certamente il dato più importante di queste elezioni regionali, ed è speculare alla debolezza strutturale del Pd: la crescita della Lega al Nord, una crescita forte. Una crescita maturata a spese tanto dei suoi naturali avversari quanto dei suoi alleati di governo. Una crescita che, come ha suggerito Ezio Mauro su questo giornale, pare destinata a continuare e che deve fortemente preoccupare la sinistra, soprattutto in quelle aree immediatamente a sud del Po, quelle tradizionalmente rosse dell´Emilia-Romagna. Perché qui si gioca la partita del futuro non solo o tanto del Pd ma della natura …

"Più poveri e precari dopo la mobilità", di Marina Cassi

A gennaio 2010 sono stati in 21.166 a iscriversi alla mobilità. Perdere il lavoro e finire in lista di mobilità è l’incubo di tutti i lavoratori; una paura più che giustificata visto che solo poco più della metà riesce a trovare una nuova occupazione. A aiutarli a reimpiegarsi sono per lo più amici e conoscenti. E non basta: la maggior parte dei nuovi lavori è instabile e le retribuzioni tendono al ribasso rispetto ai guadagni percepiti dai lavoratori prima di essere collocati nelle liste di mobilità. Un quadro drammatico dipinto da una ancor embrionale ricerca dell’Ires-Cgil Lucia Morosini in collaborazione con l’Agenzia Piemonte Lavoro. Il questionario è stato diffuso nel corso del 2009 e fotografa, quindi, anche i primi effetti della crisi. L’indagine ha selezionato oltre mille lavoratori e finora ha analizzato le risposte di 350: se prima della crisi della azienda tutti avevano contratti a tempo indeterminato successivamente, tra i 177 che sono rientrati nel mercato del lavoro, la percentuale scende a circa il 40% rispetto al 53,1% dei contratti a tempo determinato. E …