Il Veneto è stato «venduto», «non pretendevo di fare per la quarta volta il governatore, ma passare il testimone a uno degli assessori del Pdl che hanno lavorato meglio in questi anni: Renato Chisso o Fabio Gava, che ha portato la sanità veneta al primo posto in Italia». A parlare così, intervistato dal Corriere della Sera, è Giancarlo Galan, l’ormai ex governatore veneto che ha vissuto con sofferenza la mancata ricandidatura in Regione.
«I primi sentori che qualcosa non andava li ho avuti una settimana prima del matrimonio con Sandra», a giugno scorso, «poi le cose sembravano essersi aggiustate», spiega, con «Berlusconi che aveva detto che chi prendeva un voto in più alle Europee avrebbe avuto la presidenza della Regione». «Noi del Pdl – aggiunge – qui in Veneto abbiamo fatto un bel passo in avanti. Se a queste elezioni il centrodestra può attestarsi attorno al 60% un pò di merito mi sembra di averlo. Ma nessuno, tra i veneti che contano a Roma del mio partito, ha inteso dirmi grazie». Galan punta il dito contro il ministro La Russa e spiega di aver «avuto la certezza che le cose non andavano» quando l’ha visto «schierarsi spudoratamente» contro di lui: «per lui il Veneto poteva essere venduto».
Galan non ha risentimenti nei confronti di Luca Zaia, ministro leghista dell’Agricoltura e candidato del centrodestra in Veneto, al quale augura «di ottenere un buon risultato»: «è competente, rifugge da toni sgradevoli cari ad alcuni suoi compagni di partito». Tuttavia per Galan le elezioni regionali in Veneto «si sono trasformate in una competizione tra Lega e Pdl, con il sorpasso del Carroccio garantito: bisogna vedere – aggiunge – se sarà contenuto al 4-5% o arriverà all’8-9%. Un’ipotesi, quest’ultima, catastrofica». Galan dice infine di non sapere ancora se sarà ministro al posto di Zaia, «l’importante – afferma – è sedersi al tavolo dove si fa politica».
L’Unità 29.03.10