L’appello al voto e l’attualità politica sono stati i principali argomenti trattati dalla trasmissione “8 e mezzo” su La7, dove Pier Luigi Bersani e il ministro Sacconi, ad una settimana dal voto, si sono “affrontati” evidenziando notevoli differenze nel modo di concepire il bene dell’Italia. La trasmissione, condotta da Lilli Gruber, è stata introdotta da un primo commento sulle dichiarazioni del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco che esprimeva la posizione della Chiesa sull’aborto. Un appello molto forte con cui Bagnasco ribadiva l’intransigenza clericale anti-abortista nel seggio elettorale.
Una provocazione nei confronti dei due candidati del centrosinistra, Mercedes Bresso in Piemonte e Emma Bonino nel Lazio? “Non penso che dai vescovi sia arrivato un appello elettorale, ma i vescovi hanno ribadito le loro posizioni che vanno rispettate, anche se non sono condivise” ha risposto Bersani puntualizzando come non intravedesse nessuna lettura in chiave elettoralistica nelle parole del cardinale Bagnasco. Quindi nessuna scelta contro le due candidate ma la conferma di una posizione tradizionale e ben radicata nella cultura cattolica.
“Hanno sottolineato un grande tema sociale aperto, hanno ribadito posizioni sul tema antropologico, sul quale siamo pensosi anche noi, e ribadito una posizione tradizionale della Chiesa sull’aborto”. “I vescovi – ha chiarito Bersani – hanno sottolineato grandi temi sociali, oltre alla posizione tradizionale sull’aborto. Il punto in discussione è semmai la Ru486, la pillola del giorno dopo. Io penso che la 194 abbia fatto diminuire del 40% gli aborti ed è una legge che ispira tecniche meno intrusive. Prima della 194 c’era una enormità di sofferenze e di aborti e poi va detto che il Parlamento non fa il dottore”.
Elezioni, nuovo referendum pro e contro Berlusconi. Queste prossime elezioni regionali sono state impostate dal premier come l’ennesimo referendum pro o contro Berlusconi. Il paradosso è che non si giudica l’operato del governo e della maggioranza ma semplicemente la persona Berlusconi. Una triste ricorrenza che avviene sempre in concomitanza del turno elettorale. “Vedo Berlusconi piuttosto nervoso”, ha dichiarato il segretario del Pd. “Ne ha ragione, perché l’aria che tira è buona per noi”.
Non è possibile seguire tutte le esternazioni del premier e il suo modo prepotente di attaccare le istituzioni e i giudici. Il compito del Pd è sì, quello di opporsi a questo modo di fare politica ma offrire una vera alternativa. “Stiamo assistendo alla solita campagna elettorale: Berlusconi sì o no, il male o il bene, i giudici… E’ chiaro che Berlusconi non riesce a dire qualcosa di significativo sul futuro e questo tocca a noi. Per questo io un po’ rispondo a Berlusconi un po’ gli lascio dire. Non possiamo sempre correre intorno a lui e ai suoi problemi perché l’Italia ha ben altri problemi” ha ribadito Bersani.
Lega e Idv “ruba voti” di Pdl e Pd? Bersani è convinto che ci sia un’evidente inversione di tendenza. Negli ultimi anni Berlusconi, oltre alle tante promesse non ha prodotto “niente di meglio per questo Paese”. E in questo gioco delle parti, il ruolo da protagonista è sempre spettato alla Lega. “La Lega regge Berlusconi tutta la settimana per poi fare la parte del federalismo il fine settimana. Un federalismo delle chiacchiere” e poco più.
“Penso che in Piemonte vince il centrosinistra. La Lega in buona salute ma a danno loro e non nostro” ha pronosticato Bersani per le prossime elezioni regionali. “Non si possono fare
due parti in commedia. Penso al giuramento dei governatori sabato alla festa del Pdl e al fatto che la Lega era nata come partito della moralizzazione. Come sono finiti!”. Quello che è certo è che la Lega ”non prende un voto dallo schieramento del centrosinistra. Questa storia che la Lega è un partito popolare e noi siamo il partito dei salotti non sta in piedi. Noi siamo un partito popolare e chi non se ne è accorto se ne accorgerà”.
Una situazione diversa da quella legata alla coalizione del centrosinistra e all’alleanza Pd-Idv. “E’ in corso un’inversione di tendenza rispetto alle politiche e anche alle europee, e le forze di opposizione ne possono usufruire. Questa volta noi non vogliamo mandare a casa il governo ma inviare una letterina piuttosto brusca per dire che le cose non vanno. A quel punto, ci mettiamo a lavorare di buona lena per costruire l’alternativa a questo governo”.
Informazione e talk-show. Un’ultima battuta è stata dedicata all’anomalia italiana di censura delle principali trasmissioni televisive di informazione politica, una decisione sui generis, bocciata anche dal Tar. Per Bersani le motivazioni sull’iniquità della legge sulla par condicio non servono a spiegare l’atteggiamento presuntuoso del governo e la sua voglia di chiusura.”Penso che questo stop ai talk-show sia servito anche a far prevalere questa settimana una comunicazione deformata. Noi combattiamo contro questi oscuramenti ma non ci facciamo intimidire né preoccupare più di tanto, perché gli italiani capiscono e poi non so quanti vantaggi provengano a Berlusconi dal chiudere la bocca a Santoro e a Floris”.
A.Dra
www.partitodemocratico.it