I figli costano. Ma in Italia costano più che altrove, e diventano spesso un lusso. A metterlo in evidenza è il Rapporto famiglia Cisf 2009 , secondo cui “le politiche messe in campo dall’Italia non solo non riconoscono i costi sostenuti dalla famiglia, ma penalizzano la famiglia che ha figli, e la penalizzano chi ne ha di più”.
L’indagine del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf) si è basata su 4 mila interviste e su un campione statisticamente rappresentativo delle famiglie italiane. Così è stato stimato che la spesa media mensile per i figli a carico è il 35,3 per cento della spesa familiare totale e rispetto all’equità fiscale verso la famiglia. Il costo mensile di mantenimento di un figlio per i soli beni indispensabili in termini assoluti per la classe di età 0-5 anni è infatti uguale a 317 euro e corrisponde a un costo di mantenimento di circa 3.800 euro annui. In media però, il costo di accrescimento di un figlio (che comprende il costo di mantenimento) è di 798 euro al mese. Le famiglie benestanti, poi, spendono per i figli circa l’83 per cento in più delle famiglie povere.
Secondo il Cifs insomma “la spesa sociale a favore della famiglia e bambini in Italia è solo all’1,1 per cento del Pil (dati 2005), rispetto al 2,5 per cento della Francia e il 3,2 per cento della Germania. Poiché un punto di Pil italiano vale 15,7 miliardi di euro (2008), colmare il divario rispetto alla Francia comporta una riallocazione di spesa pari a 22 miliardi di euro, che rappresenta una cifra impegnativa ma ‘possibile’, con un elevato rendimento sociale”.
Dai dati Istat, spiega il Rapporto, emerge come non tutte le famiglie con figli siano in grado di garantire il mantenimento di uno standard di vita ritenuto ‘accettabile’. Il rischio di collocarsi sotto questo standard e, quindi, di vivere in condizioni di ‘povertà assoluta’, aumenta al crescere del numero di figli. In particolare si osserva un evidente aumento del rischio per le famiglie numerose: quando nella famiglia ci sono almeno tre figli l’incidenza di povertà assoluta è doppia (8 per cento) rispetto a quella calcolata per il complesso delle famiglie italiane (4,1 per cento) e tripla rispetto a quella stimata per le coppie con un solo figlio (2,6 per cento).
L’augurio è che nasca una “politica non solo delle istituzioni pubbliche, ma anche di quelle private che sia orientata ai figli”. Secondo il rapporto “occorre quindi un nuovo ‘welfare relazionale’ per i figli, impostare cioé le politiche pubbliche con un concetto relazionale, che si occupi delle nuove generazioni. Le nuove generazioni sono figlie di famiglie a cui bisogna dare l’attenzione che meritano. Lo Stato deve farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale, che includa gli immigrati, e sia generativo delle nuove generazioni”. La popolazione italiana, quindi, conclude il rapporto Cisf, “sopravvive decentemente proprio perché rinuncia ad avere figli”.
La Repubblica 23.03.10