«Ritorno a L'Aquila, città fantasma che fatica a trovare il suo domani», di Michele Brambilla
In città si lavora ancora per la messa in sicurezza degli edifici Un anno dopo il sisma: il centro è morto, negozi chiusi, macerie Ci siamo dimenticati dell’Aquila, o almeno abbiamo pensato che da quelle parti le cose andassero, se non bene, molto meglio. Abbiamo visto in tv la consegna delle casette antisismiche, la gente sorridente, abbiamo sentito la canzone che dice domani è già qui, e di nuovo la vita sembra fatta per te. Così ci siamo distratti. Ma L’Aquila è una città fantasma, e il domani chissà quando arriverà. Il centro – che sono 170 ettari, e che di fatto è tutta L’Aquila: il resto sono 63 frazioni sparse qua e là – è morto. Non c’è una sola casa abitata. Quelle poche rimaste agibili non possono riaprire perché mancano i servizi – l’acqua, il gas – e perché c’è sempre il rischio che crolli qualche edificio accanto. Quattro milioni di tonnellate di macerie attendono di essere portate via. Si lavora, non è che non si lavori: ma gli operai, i vigili del …