Il TAR del Lazio boccia il regolamento AgCom per le regionali. Bersani e Zavoli: “La RAI riveda il suo regolamento”. E per Minzolini intercettato la Bindi chiede la revoca.
Le norme volute dall’AgCom per le regionali? Non si trattava di par condicio, ma di un vero e proprio tentativo d’imbavagliamento della libertà di informazione e del diritto per i cittadini di essere informati. Lo ha dimostrato il Tar del Lazio che ha bocciato il regolamento dell’Agcom per le tv commerciali, accogliendo il ricorso mosso da Sky e La7. Nella loro richiesta di sospensiva, le due emittenti avevano fatto ricorso contro la delibera che limitava l’informazione politica durante la campagna elettorale. Per il Tar i talk-show e i programmi di approfondimento possono regolarmente tenersi anche nel periodo elettorale, tenendo conto delle norme della par-condicio.
L’Agcom si era mossa in analogia con quanto previsto dal nuovo regolamento emanato dal Cda Rai, che sottoponeva tutti i programmi d’informazione alle regole della comunicazione politica e prevedeva che i talk show dovessero ospitare tutti i candidati delel forze presenti in alemno 4 regioni o essere sostituiti dalle tribune politiche. Così il Cda Rai aveva deciso, a maggioranza, di sospendere trasmissioni come Annozero, Ballarò e Porta a Porta. Con la sentenza del Tar, le televisioni private e commerciali potranno garantire il dibattito mentre la Rai no. “Il cda Rai deve fare indietro tutta e rivedere il regolamento” dice il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani. Parole poi seguite da quelle dello stesso tono del presidente della Commissione di Viglanza, il senatore PD ed ex presidente della Rai Sergio Zavoli, nella giornata di ieri.
Ed oggi si riunisce in via straordinaria il CdA.
“Una norma-bavaglio imposta dalla destra in commissione di Vigilanza Rai” commenta Paolo Gentiloni, presidente del forum ICT del PD.
Sicuramente una disposizione in contrasto con la legge sulla par condicio, che distingue chiaramente tra programmi di informazione e tribune elettorali e che violava apertamente la sentenza 155 della Corte Costituzionale.
A questo punto, visto che i principi che regolano l’informazione e la comunicazione politica nel periodo elettorale sono comuni per la concessionaria pubblica e alle televisioni private, è l’Agcom stessa, per voce del commissario Michele Lauria, ad invitare la commissione di vigilanza Rai a riammettere i programmi di approfondimento politico sulle reti pubbliche.
Per Michele Meta, capogruppo del Pd in commissione Telecomunicazioni alla Camera “avendo chiarito che l’informazione non è comunicazione politica, il Tar ha semplicemente rimosso l’insolita presunzione della maggioranza di chiudere programmi di informazione liberi e al servizio dei cittadini. Il Cda RAIconvocato in via straordinaria si deve assumere la responsabilità di aver accettato il bavaglio ai programmi d’informazione politica e che debba liberarsi del filo spinato rimediando ad uno squilibrio ormai evidente, figlio di pressioni mai esercitate prima di oggi dal Governo”.
Per l’ex consigliere della RAI e vicepresidente dei senatori PD Luigi Zanda il l Tar del Lazio “ripristina la legittimità nei programmi delle televisioni commerciali, ma obbliga la Rai ad adeguarsi immediatamente, superando la brutta La decisione del Tar è arrivata lo stesso giorno in cui il Fatto Quotidiano ha pubblicato l’impressionante notizia di un procedimento della Procura di Trani dalla quale risulterebbe che il presidente Berlusconi sia solito esercitare pressioni sul commissario AgCom Giancarlo Innocenzi, sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini e sul direttore generale Rai Mauro Masi con l’obiettivo di chiudere trasmissioni come ‘Annozero’ di Michele Santoro e ‘Parla con me’ di Serena Dandini. Il Fatto Quotidiano riferisce che si tratterebbe di interventi talmente violenti che Mauro Masi avrebbe detto
che certe pressioni non si ascoltano neanche nello Zimbawe!. L’indagine da oggi sarà seguita da un pool di 4 magistrati e Rosy Bindi ha subito chiesto la revoca del direttore del TG1. per Zanda le notizie che emergono dall’indagine di Trani non sono degne di una
democrazia parlamentare, costituiscono una conferma sia del processo di spappolamento dello Stato messo in atto dal governo Berlusconi (a che serve un’Autorità indipendente se al suo interno ci sono commissari prendono ordini direttamente dal Presidente del Consiglio?), sia la totale inutilità della legge Frattini sul conflitto di interessi”.
Si metterebbe, così, fine ad una situazione di oscuramento informativo. Nel momento in cui scoppiava il caos liste, in cui il Governo approvava un decreto legge per riammettere le liste della sua coalizione in Lazio e Lombardia, i cittadini hanno avuto come unica fonte di informazione i tg. Nessun programma che potesse sviscerare i perché di questa situazione, oltre i 3 minuti di un servizio televisivo.