Pallium, il mantello che avvolge: questa è la radice etimologica delle cure palliative. Il mantello che avvolge la persona fragile, malata, che vive la fine della vita. Lo scopo principale delle cure palliative è quello di migliorare anzitutto la qualità della vita piuttosto che la sopravvivenza, assicurando ai pazienti e alle loro famiglie un’assistenza continua e globale. La peculiarità della medicina palliativa è il nuovo approccio culturale al problema della morte, considerata non più l’antagonista da combattere ma accettata come evento inevitabile. Da questa premessa teorica nasce una pratica clinica che pone al centro dell’attenzione non più la malattia ma la persona malata, con la sua storia, le sue relazioni
umane, la sua complessa identità. La medicina delle cure palliative è, e rimane, un servizio alla salute.
Non dunque una medicina per il morente e per aiutare a morire ma una medicina per l’uomo che rimane una persona vivente fino alla morte. Alla base di questa filosofia, di questo approccio olistico resta sempre il rispetto dell’essere umano sofferente, l’attenzione ai dettagli, a tutto quello che si può e si deve fare quando non c’è più niente da fare, l’attenzione alla vita del paziente privilegiando gli aspetti qualitativi e arricchendo ogni suo istante di significati e di senso.
Questo paradigma è la vera sfida delle cure palliative che si traduce in un obiettivo concreto: fare in modonche nessuno resti solo di fronte alla malattia, liberare dal dolore e combattere ogni forma di dolore. È questa la sostanza della nuova legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, tenacemente voluta dal Pd. Grazie ad essa cure e terapie antidolore diventano un diritto esigibile che deve essere garantito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale da apposite reti che integrano gli hospice e i reparti ospedalieri
con le strutture territoriali e quelle domiciliari, puntando soprattutto sull’assistenza domiciliare. È importa l’altra innovazione: la previsione di un team multi professionale che deve garantire la continuità assistenziale. Altrettanto importante è la formazione continua del personale sanitario. La carenza della legge sono le risorse che sono inadeguate. La legge riguarderà tutti i malati terminali non solo quelli oncologici e accanto alla rete delle cure palliative prevede la rete della terapia del dolore, vale a dire l’insieme degli interventi diagnostici e terapeutici volti a individuare e applicare alle forme morbose e croniche idonee terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali e riabilitative. Punto centrale della legge è la previsione di questo tipo di cure anche per i bambini. Vigileremo sull’applicazione della legge e proseguiremo la battaglia cultura per il fine vita e promuovere la lotta
al dolore.
*capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera
L’Unità 12.03.10