La scuola va rotoli. E lo sanno bene i genitori che sono scesi in piazza a Roma e in tutt’Italia con sciarpe “multistrato” di carta igenica. “Gelmini mani di forbici: meno ore, meno soldi, meno lavoro”, recita il cartello che porta sul petto Giovanna, insegnante dell’elementare Falcone-Borsellino. Mentre Michela, docente precaria, distribuisce “diplomi” strappando strati da un rotolo di “nefandezza”. “Così ci ha ridotto la “maestra unica” dell’istruzione”, precisa Gabriele, papà di una bimba di 8 anni che sfila in corteo con i suoi compagni di classe. La povertà della scuola italiana è talmente lampante che la carta igenica è il nuovo simbolo della protesta. “Ma nelle aule scolastiche manca pure quella, oltre tutto il resto” – si affretta a sottolineare Andrea Pioppi, maestro di italiano del 45° circolo didattico della Garbatella.
Scuole in bancarotta, scuole fatiscenti. Istituti che restono in piedi solo grazie al contributo delle famiglie, che rischia però di trasformarsi in una imposizione. Per non essere costrette a chiudere i portoni in faccia agli studenti, per non consegnare le chiavi alla Gelmini che ha distrutto la scuola. Ma mettendo in disagio le famiglie che già non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Il collettivo studentesco “Senzatregua” con una inchiesta ha svelato lo scempio della scuola pubblica. Per non tagliare l’offerta formativa, la didattica o i corsi di recupero molte scuole sono stati costrette a battere cassa sulle famiglie: al Giulio Cesare, storico liceo capitolino, ad esempio la retta è passata da 70 euro a 130. E non finisce qui. I presidi spesso e volentieri sono costretti a salire in cattedra e fare i supplenti perché non hanno i soldi per sostituire i prof. Ci sono materie che sono scritte sulle pagelle ma che gli studenti conoscono appena, come l’informatica, perché i computer sono obsoleti o perché nei laboratori la corrente salta.
L’elenco dei danni e dei tagli del duo Gelmini-Tremonti è sterminato. E ieri la proteste delle mamme, degli insegnanti, dei bidelli e degli studenti delle superiori l’hanno denunciata a gran voce. Un “racconto” drammatico fatto di slogan, musica, e di parole “srotolate” sulla carta igenica. Ragazzini stipati in classi-pollaio in violazione delle più elementari norme di sicurezza. La scuola pubblica avanza dallo Stato milioni di euro che il governo continua a negare. I fondi arrivano solo per le private. L’istruzione pubblica invece è stata messa in mutande. Da qui la protesta civica e apartitica delle famiglie e degli studenti. Da Milano alla Sardegna, le piazze delle protesta, dietro le bandiere della Cgil o dei palloncini dei Cobas.
ROMA Due i cortei: la Cgil da Piazzale Flaminio alla Rai; i Cobas da piazza della Repubblica al ministero dell’Istruzione di viale Trastevere. Ma al di là delle bandiere, ha stupito la grande partecipazione di studenti e genitori. Con un uno striscione eloquente: “Siamo stufi di fare i salti mortali e stare appesi a un filo”. Dietro un furgone musicale i liceali di “Senzatregua”, alzano il pugno e cantano “Contessa”, “Luna Rossa”. Sul camion anche “dieci piani di nefandezza” da lanciare sotto le finestre della Gelmini, come i sacchi di calcinacci “perchè così il ministro ha ridotto le nostre scuole”, sottolinea Alessandro. Il movimento ha assedito il ministero e rimarrà in presidio fino a domenica. In contemporanea verso Prati, la manifestazione della Cgil: con gli studenti della Rete, dell’Udu e l’Unione degli studenti protagonisti a Roma ma con delegazioni in tutte i cortei del Paese.
MILANO Mafalda, le uove e la carta igenica. Qui i collettivi hanno avuto qualche battibecco con la polizia in tenuta antisommossa. Non mancati i cori: “Poliziotto non ti sbagliale è Berlusconi che devi arrestare” e lanci di fumogeni.
LE ALTRE PIAZZE “Ci vogliono ignoranti ma ci avranno ribelli”. A Foggia gli studenti Uds e Link hanno manifestato per le strade della città coperti da sacchi dell’immondizia con scritto: “Io non sono uno spreco”. A Ragusa liceali vestiti verde per recuperare la speranza nel futuro.
L’Unità 12.03.10