Pd e Idv affilano “le armi” sul legittimo impedimento, l’ennesima legge ad personam per Berlusconi. E si preparano a uno scontro duro in aula. La legge fotocopia del lodo Alfano, ma ancora senza la necessaria copertura costituzionale, non poteva capitare nella settimana peggiore. Stretta tra la polemica sul decreto salva-liste e la manifestazione in piazza di sabato. In mezzo, al Senato, tra domani e giovedì, ci sono le 14 ore di dibattito che la maggioranza ha concesso, col parere contrario di Pd e Idv, per varare il nuovo scudo per Berlusconi.
Il premier ha fretta. Incombono le udienze del processo Mediaset. “Non c’è più tempo da perdere”, ha detto ai suoi, dopo quello che è avvenuto una settimana fa, quando il tribunale di Milano ha proseguito l’udienza e non ha ammesso la richiesta di rinvio per via del consiglio dei ministri dedicato al ddl sulla corruzione. Oggi ce n’è un’altra, l’avvocato del premier Niccolò Ghedini smentisce con un secco “no” la voce insistente che gira da giorni e che ancora ieri preannunciava un possibile blitz del premier per una testimonianza spontanea in cui ribadire la sua completa innocenza.
Sarebbe, per lui, l’ultima occasione. Perché il processo è di fatto destinato a un’interruzione, se non addirittura allo stralcio della sua posizione per non pregiudicare una sentenza in tempi giusti per l’altra dozzina di imputati. Ma quella di oggi, assicura Ghedini, sarà solo un confronto tecnico coi giudici per stabilire la futura lista dei testi della difesa. Quindi, assicura Ghedini, nessuno spazio per un intervento del Cavaliere. Poi il dibattimento finirà nel cono d’ombra del legittimo impedimento, una legge che consente al premier e ai ministri di chiedere il rinvio delle udienze sulla base di un’autocertificazione della presidenza del Consiglio. Stop fino a sei mesi, perché l’impegno istituzionale può anche essere “continuativo”.
Una legge per cinque ragioni incostituzionale, ha scritto su Repubblica il costituzionalista Alessandro Pace (la presunzione “assoluta” dell’impedimento; l’attribuzione di una “prerogativa”; l’assenza di un supporto costituzionale; la prevaricazione della politica sulla giustizia; l’anomalia della legge ponte). Una legge su cui l’Udc, come conferma il capogruppo Gianpiero D’Alia, si asterrà perché non soddisfa appieno il leader Casini che pure l’ha proposta come alternativa al processo breve. Una legge che Pd e Idv si accingono a contestare in aula dove sono stati presentati 350 emendamenti. Dice il dipietrista Luigi Li Gotti: “Il decreto salva-liste è uno spartiacque, d’ora in avanti questa maggioranza dovrà “sudarsi” ogni riga dei suoi provvedimenti”.
Non è da meno il Pd. La presidente dei senatori Anna Finocchiaro domani riunirà il gruppo per decidere la strategia. Che rispecchierà quanto la stessa Finocchiaro e l’omologo alla Camera Dario Franceschini hanno preannunciato in una lettera formale a Schifani e Fini. Dov’era scritto: “Il decreto costituisce un gravissimo precedente nella storia repubblicana. È evidente che esso avrà immediate conseguenze sul nostro atteggiamento parlamentare”. A partire dal legittimo impedimento.
La Repubblica 08.03.10