Onida: intervento indebito del governo La parte più grave è quella per il Lazio: la presenza in tribunale non dimostra che la lista è stata presentata. Legge le anticipazioni del decreto e lo boccia senza possibilità di appello. L´ex presidente della Consulta Valerio Onida, oggi al vertice dell´associazione dei costituzionalisti, ritiene «inaccettabile» la soluzione che il governo ha dato al caso Roma. Una nuova «norma ad personam», «inammissibile» in quanto privilegia uno dei contendenti elettorali.
Le pare che sia costituzionale?
«Se il testo è così si tratta di disposizioni in parte forse innocue, ma inutili, e in parte clamorosamente illegittime».
Dov´è che il dl è possibile e dove deraglia vistosamente?
«Affermare che il favore per il diritto di elettorato debba essere preminente rispetto alle formalità non essenziali è ovvio, in quanto si tratta di un principio esistente. Allo stesso modo, è un principio esistente dire che vi deve essere un termine per regolarizzare difetti di forma non essenziali. Ma non si capisce perché debba valere solo per due regioni. Se una norma è generale deve valere per tutti, altrimenti è un privilegio».
E la violazione grave?
«Stabilire che basti dimostrare di essere stati presenti nell´ufficio al momento della chiusura delle liste costituirebbe una disposizione palesemente illegittima che non avrebbe alcuna portata interpretativa. Dimostrare la presenza fisica di una persona in un luogo non equivale a provare che una lista è stata presentata, poiché la presentazione è un atto formale. Il fatto che una persona sia stata presente nell´ufficio elettorale non basta a dimostrare che ha anche presentato la lista. Altro sarebbe se la persona avesse chiesto di presentarla e gli fosse stato dato un turno di attesa».
Quali articoli della Costituzione sarebbero violati?
«Si tratterebbe di un intervento indebito dell´esecutivo diretto a cambiare le carte in tavola durante una procedura in corso. Sarebbe una sorta di legge ad personam che pretende di modificare una situazione giuridica concreta».
Ma il dl non sarà un precedente anche per le future elezioni?
«La materia è molto delicata perché è essenziale assicurare il rispetto della parità di condizioni nella competizione elettorale. Quindi è inammissibile che il governo intervenga per favorire un qualcuno dei contendenti».
La firma di Napolitano è possibile?
«Il mio giudizio resta nettamente negativo soprattutto per questa disposizione».
Ma il diritto all´elettorato può prevalere sulle «formalità»?
«Che si debba dare preminente rilievo alla tutela dei diritti fondamentali in questa materia elettorale è evidente».
Ridurre al rango di «formalità» la violazione di regole elettorali è accettabile?
«Bisogna distinguere. Ci sono formalità essenziali il cui rispetto è fondamentale per raggiungere lo scopo voluto dalla legge. E formalità di contorno non essenziali la cui eventuale mancanza non costituisce un ostacolo insormontabile».
Quelle di Milano sono «formalità» superabili o no?
«Sulla base della prima decisione dell´Ufficio centrale regionale, mi sembra si tratti di difetti non tali da inficiare la validità della presentazione, a meno che non si scopra che ci sono stati dei veri e propri elementi di falsità».
E per Roma?
«Se la presentazione della lista non è stata tempestiva, non si può ritenere questa una mera irregolarità sanabile».
Dare 24 ore in più è una violazione?
«Direi di no perché il principio per cui si possono sanare le mere irregolarità è già presente nell´ordinamento e quindi non c´è bisogno di una legge ad hoc per applicarlo».
La norma transitoria per Lazio e Lombardia è anomala?
«Sì, perché riguarda solo due regioni, mentre se si stabilisce un principio esso deve valere per tutti. Mi risulta peraltro che casi di esclusioni di liste ci sono anche in altre regioni. E in alcune la legislazione in materia è regionale».
Perché Milano può essere sanata senza un ulteriore vulnus e Roma no?
«Per le ragioni che ho detto. Inoltre sono due casi molto diversi. Nel primo la mancata ammissione della lista regionale capeggiata da Formigoni inciderebbe sulla scelta del presidente vanificando tutti i collegamenti che le varie liste hanno dichiarato alla sua candidatura. Nel secondo si tratta solo di una delle liste collegate alla candidata Polverini in una sola circoscrizione provinciale. La scelta del presidente rimarrebbe interamente aperta e possibile».
La Repubblica 06.03.10
Pubblicato il 6 Marzo 2010