Una situazione surreale. Sono in corso le iscrizioni alle superiori,ma la cosiddetta riforma epocale Gelmini non è ancora legge. Il modo dozzinale di procedere del governo che stavolta pagano le famiglie. Il pasticcio delle liste è la conseguenza di cosa sia il diritto e l’iter legis per il centrodestra. La pura formalità trattata con arroganza toglie il diritto alla contesa politica. Ma in un campo che riguarda milioni di ragazzi il governo sta procedendo con il meccanismo che oggi gli è scappato di mano come se niente fosse. Sono in corso le iscrizioni alle scuole superiori. La scadenza è il 27 di questo mese. La cosiddetta riforma Gelmini non è ancora legge, però. I regolamenti varati dal governo non hanno avuto la firma del capo dello Stato, né, tanto meno, la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, atto, l’ultimo, che perfeziona e mette in vigore una legge.
COSA È IN VIGORE? Un pasticcio vero che riguarda centinaia di migliaia di ragazzi e le loro famiglie. A quale tipo di scuola si stanno iscrivendo? In punta di diritto non a quella riformata e anzi si stanno ponendo in essere le condizioni per dei ricorsi amministrativi capaci di bloccarne gli effetti. In quale caso si sceglie in forza di una legge che non c’è? «La riorganizzazione della scuola superiore imposta dal ministro Gelmini si sta sempre più rivelando come un’iniziativa improvvisata – dicono Francesca Puglisi e Davide Zoggia, della segreteria pd, responsabili scuola ed enti locali- Mancano ormai venti giorni al termine ultimo per le iscrizioni e il governo non ha ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale i regolamenti di riordino. Forse Gelmini pensa che le leggi si possano render tali pubblicandole sul sito internet del ministero, ma le cose non stanno così». «Lo stesso governo- aggiungono- ha portato via agli enti locali la facoltà di organizzare l’offerta formativa territoriale: dopo tanto parlare di federalismo, la destra si comporta nella maniera più centralista. Molti enti locali rivendicano il loro diritto ad essere protagonisti su formazione e scuola e cercano di dare una risposta alle famiglie, che rischiano di non avere tempo per scegliere consapevolmente gli indirizzi di studio, e alle scuole per potersi organizzare ». TUTTO VERO SOLO SUL WEB In questo momento la legge non c’è, è indubbio. Cosa devono fare le famiglie? E, soprattutto, cosa devono rispondere le scuole alla richiesta di chiarimenti? Il ministero continua, appunto ad inondare di comunicazioni online sulle scuole e sulla riforma, ma di effettivo non c’è nulla. Una repubblica delle banane. Così come la deroga che è stata data ai presidi per fare i bilanci. Un mese in più per redigere un documento il cui valore è del tutto virtuale. Sì, perché i capi d’istituto (a cui è stata inviata settimane fa una circolare con l’invito ad usare i fondi propri per l’offerta formativa per pagare i supplenti) avranno segnato a credito centinaia di migliaia di euro che non avranno mai. Sono i soldi che lo Stato gli deve dare per anticipi impropri che le scuole sono state costrette a fare. Nel complesso si tratta di cifre che toccano il miliardo di euro. Soldi virtuali, come, al momento, la riforma della scuola secondaria superiore.
L’Unità 05.03.10
Pubblicato il 5 Marzo 2010