Dichiarazione di Mariangela Bastico. La norma sull’apprendistato a 15 anni, e la maggioranza che approvandola se ne assume ogni responsabilità, è scellerata, autolesionista e classista.
Ostinandosi a rubare un anno di istruzione ai ragazzi si condannano i giovani “alla legge del figlio di papà”, per cui chi ha genitori professionisti o dirigenti è sicuro di andare meglio a scuola e di avere una professione migliore e più remunerativa. Gli altri andranno a lavorare presto, in mansioni più basse, meno pagati. Anzi dovranno andarci il più presto possibile, un anno prima di quanto la legge vigente prevede. Ciò avviene mentre tutte le indagini (Ocse e Banca d’Italia) ci indicano un percorso esattamente contrario: investire in conoscenza.
Con questa norma il Governo si appropria di un anno di diritto all’istruzione sottraendolo ai ragazzi, abbassa a 15 anni l’età di ingresso al lavoro, riduce le opportunità di futuro e blocca la mobilità sociale. Rinuncia anche ad un investimento che darebbe una resa del 7%. Bankitalia ha calcolato in una interessante indagine sul rendimento dell’istruzione che questo è l’investimento più remunerativo per i singoli e per il Paese: mediamente il 7%, fino all’8% al Sud.
Siamo di fronte a un’operazione inaccettabile e classista e a una maggioranza che si assume una responsabilità immensa di fronte agli studenti e alle famiglie di tutto il Paese.