Le mani della ”cricca” sui beni archeologici di Roma? L’interrogativo viene rilanciato alla Camera dalla capogruppo Pd in commissione Cultura Manuela Ghizzoni, che aveva presentato nei giorni scorsi un’interrogazione sul ruolo di Angelo Balducci nell’accelerazione dei lavori per la costruzione del palazzo dell’Empam a Piazza Vittorio, in un’area ad alto valore archeologico dove sono stati ritrovati resti degli Horti Lamiani che potrebbero addirittura riguardare una villa appartenuta all’imperatore Caligola. ”La risposta del ministero dei Beni culturali alla nostra
interrogazione sugli scavi archeologici connessi alla realizzazione di un immobile a Piazza Vittorio destinato alla nuova sede dell’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam) – dice la parlamentare – e’ per la sua banalita’ allarmante”. ”Avevamo chiesto al ministero dei beni culturali – spiega la Ghizzoni – di fare chiarezza sul coinvolgimento della cosiddetta ‘cricca della Ferratella’ nello scavo archeologico e di verificare se il ruolo di Angelo Balducci, Claudio Rinaldi e Enrico Bentivoglio, in questo caso consulenti dell’Enpam, possa aver contribuito ad ottenere ‘corsie preferenziali’ e scavalcare di fatto la Soprintendenza Archeologica che aveva espresso forti riserve sull’intera operazione”. ”Nella sua risposta – prosegue la deputata – il ministero non e’ stato in grado di chiarire nessuna delle questioni da noi poste e ha omesso completamente questi aspetti, dimostrando di non aver accertato se questi soggetti abbiano speso il proprio ruolo pubblico al servizio di interessi privati. Crediamo che su questa vicenda si debba fare piena luce, per ora la risposta del ministero e’ gravemente insufficiente e mostra un quadro di allarmante opacita’ nella gestione di uno scavo archeologico di cosi’ grande rilevanza per la Capitale”.
Nella risposta del ministero si sottolineava che visti gli stop and go negli scavi dovuti anche ai ritrovamenti, nel novembre dello scorso anno la New Esquilino srl (societa’ proprietaria) ha allontanato lo staff degli archeologi motivando la decisione ”con l’estrema lentezza” degli scavi ”rispetto agli obiettivi prefissati” In seguito, sia la societa’ chel’Alta Sorveglianza ”hanno ritenuto opportuno affidare il prosieguo delle operazioni di indagine del sito alla Societa’ Land”.
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Di seguito il testo dell’Interrogazione
GHIZZONI, DE BIASI e COSCIA. – Al Ministro per i beni e le attività culturali.- Per sapere – premesso che:
dalla stampa si apprende che in piazza Vittorio, a Roma, è in corso di realizzazione un’immobile, di proprietà della New Esquilino s.r.l., destinato a nuova sede dell’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (ENPAM), che prevede sei piani interrati;
la Soprintendenza archeologica di Roma espresse già in conferenza di servizi forti riserve sul progetto, insistendo l’immobile su un’area di eccezionale rilievo storico-topografico, ovvero all’interno dei cosiddetti Horti Lamiani, noti alla comunità scientifica internazionale per aver restituito tra i più raffinati arredi parietali e importanti apparati scultorei;
i lavori di ricostruzione del quartiere esquilino nel corso dell’800, eseguiti prima che entrasse in vigore la normativa di tutela, hanno comportato numerose demolizioni e rimozioni, cancellando per sempre rilevanti complessi archeologici di eccezionale prestigio;
nel corso dello scavo è stato messo in luce un nuovo settore degli Horti, finora sconosciuto, incentrato intorno ad un’aula di rappresentanza (400 metri quadrati), circondata da ambienti e da una fontana (alcuni dei quali riportati nella FUR di Lanciani) nonché un tratto di strada basolata e un ingresso monumentale;
il nuovo settore è incontestabilmente riferibile ai prestigiosi complessi scoperti da Lanciani, essendo stati trovati elementi marmorei in tutto identici a quelli già venuti in luce nell’800 e oggi conservati presso i Musei capitolini;
il cantiere in questione costituisce il più importante, ampio e complesso scavo di tutta la zona del rione Esquilino a partire dal 1800, estendendosi su una superficie di 1.600 metri quadrati e avendo finora prodotto una cubatura di oltre 12.000 metri cubi;
la Soprintendenza, per armonizzare la tutela dei resti con la realizzazione delle opere, ha approvato un progetto di valorizzazione che prevedeva la musealizzazione delle evidenze al piano seminterrato, destinato a funzioni compatibili e coerenti con la salvaguardia e la valorizzazione dei resti (hall, sala conferenze, biblioteche, archivi) e, in virtù di ciò, sono state autorizzate limitate rimozioni;
lo scavo archeologico, adattandosi via via alle esigenze di cantiere e alla disponibilità degli spazi, è stato fortemente condizionato dalle opere edilizie moderne che si sono continuamente intrecciate e sovrapposte alle indagini archeologiche;
in virtù delle continue pressioni dell’ENPAM e dell’Alta Sorveglianza, la soprintendenza archeologica di Roma ha elaborato e trasmesso, nel gennaio 2009, un cronoprogramma, accettato dalla proprietà e dall’Alta Sorveglianza, che prevedeva la fine delle indagini nel marzo 2010;
la Soprintendenza archeologica ha ripetutamente confermato, nel corso degli anni e specificamente per il cantiere in questione, piena soddisfazione rispetto all’operato degli archeologi che hanno finora condotto lo scavo, cui si deve gran parte delle scoperte effettuate nel quartiere negli ultimi dieci anni nonché numerose pubblicazioni di carattere storico-topografico in merito;
a pochi mesi dalla conclusione dello scavo, consta agli interroganti la proprietà abbia diffidato l’intero staff di archeologi che ha condotto finora le indagini dal proseguire lo scavo -:
se tale decisione non sia stata imposta unilateralmente e senza il parere preliminare della Soprintendenza archeologica, considerato che essa ha ripetutamente confermato pieno apprezzamento per l’operato degli archeologi e che questi ultimi hanno operato in conformità alle indicazioni fornite dagli organi del Ministero per i beni e le attività culturali;
se tale interruzione delle attività che agli interroganti appare ingiustificata non rechi pregiudizio all’interpretazione del contesto archeologico e alla prosecuzione dello scavo, che rischia di essere affidato a nuovi archeologi finora s estranei al contesto in corso di indagine e privi dei dati scientifici utili a portare a compimento lo scavo stesso, cosa che potrebbe produrre irreparabili danni al patrimonio archeologico e alle conoscenze storico-topografiche della topografia antica di Roma, con grave nocumento e per la comunità scientifica e per la collettività;
se non si corra il rischio di disattendere le prescrizioni della Soprintendenza archeologica, così come chiaramente definite nel corso degli anni, a partire dal parere a firma del Soprintendente, prof. La Regina, espresso in conferenza dei servizi del novembre 2004, in cui si richiedeva «una proposta rispettosa delle evidenze antiche individuate, le quali necessitano comunque di uno scavo esaustivo, esteso all’intera stratigrafia archeologica […] laddove la consistenza dei resti potrebbe rivelarsi anche più cospicua di quanto fin qui appena individuato».
(5-02291)
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Di seguito la risposta del sottosegretario Francesco Maria Giro
5-02291 Ghizzoni: Sull’interruzione dell’attività di scavo archeologico in piazza Vittorio a Roma.
In riferimento all’interrogazione dell’On.le Ghizzoni relativa al progetto di realizzazione di un immobile presso Piazza Vittorio a Roma da destinare a nuova sede dell’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (ENPAM), faccio presente quanto segue.
Il progetto New Esquilino prevedeva la ricostruzione integrale di un immobile in elevato e la realizzazione di sei piani interrati, originariamente come iniziativa a capitale privato e, successivamente, come opera pubblica soggetta a Conferenza dei Servizi, allo scopo di riqualificare il quartiere.
In relazione a tale progetto, la Soprintendenza archeologica del Ministero ebbe ad esprimere sin dall’inizio forti riserve in base ai dati archeologici noti che attestavano al di sotto dell’immobile la presenza di ulteriori resti degli Horti Lamiani.
La Società New Esquilino s.r.l., proprietaria dell’immobile, decise comunque di avviare il progetto, dichiarandosi disponibile ad elaborare tutte le varianti necessarie alla salvaguardia dei resti antichi. Le attività sono state sin dall’inizio dei lavori complicate da problemi strutturali, trattandosi di un palazzo pericolante, e sono state svolte in contemporanea con importanti opere di consolidamento, indispensabili per la realizzazione dei 6 piani interrati, in un settore dell’Esquilino già orograficamente accidentato, con forti e improvvisi salti di quota.
Lo scavo è stato avviato nel 2006 con un unico archeologo, scelto ed incaricato dalla proprietà e le opere edilizie moderne si sono intrecciate e spesso sovrapposte alle indagini archeologiche negli stessi spazi di cantiere, creando ostacoli e ritardi, ripetutamente segnalati dalla Soprintendenza.
Nel corso della prosecuzione dei lavori e mari mano che i diversi settori di cantiere venivano resi disponibili dall’impresa, è stato incrementato il numero degli archeologi, selezionati peraltro dalla proprietà in base a valutazioni concordate con la Soprintendenza, che tenevano conto della conoscenza della topografia dell’Esquilino documentata da lavori pregressi e da pubblicazioni scientifiche.
Nel corso degli scavi, è emerso un nuovo settore degli Horti Lamiani, finora sconosciuto. Per consentire la tutela dei resti e al contempo la realizzazione delle opere, la Soprintendenza ha approvato un progetto di tutela e valorizzazione che recuperava gli ambienti imperiali, valorizzando l’insieme anche con l’esposizione sul posto di una selezione dei reperti più significativi.
I tempi di scavo sono stati nel tempo adattati alle esigenze di cantiere, alla disponibilità degli spazi e al numero degli archeologi, mentre ostacoli alle opere moderne (verbali dei VVF, sospensione lavori, diffide dei vicini), hanno spesso dilatato i tempi programmati dalla Soprintendenza e dalla proprietà per l’intero immobile.
A fronte delle continue pressioni dell’ENPAM e delle riunioni con l’Alta Sorveglianza, nel gennaio 2009 la Soprintendenza ha elaborato e trasmesso un cronoprogramma, accettato dalla Proprietà e dall’Alta Sorveglianza, che prevedeva la fine delle indagini nel marzo 2010, sulla base di un complesso calcolo delle cubature e delle condizioni di scavo.
Alle successive richieste della proprietà, spesso in variante del progetto approvato, la Soprintendenza ha risposto accettando o rifiutando singole soluzioni – se contrarie alla tutela, ma anche da rivedere in esito ai risultati dello scavo – anche offrendo la massima disponibilità a prolungare l’orario di cantiere, anche di sabato e domenica e ad affiancare altri archeologi a quelli già incaricati.
In data 20 novembre 2009 l’attività di scavo è stata interrotta a seguito di diffida della New Esquilino S.r.l. con la quale si intimava la non prosecuzione dei lavori di scavo con il conseguente allontanamento dello staff di archeologi che fino allora aveva svolto l’attività presso il cantiere di Piazza Vittorio. Tale atto di diffida veniva motivato con l’estrema lentezza delle attività rispetto agli obiettivi prefissati.
A seguito di tale decisione, sia la Società sopracitata che l’Alta Sorveglianza hanno ritenuto opportuno affidare il prosieguo delle operazioni di indagine e di conoscenza scientifica del sito alla Società Land.
Ciò premesso, nel comunicare che attualmente le attività di scavo sono riprese, voglio rappresentare che l’affidamento ditali attività alla predetta Società Land non si ritiene pregiudizievole al contesto archeologico, in quanto essa si avvale di validi archeologi che hanno già affrontato scavi in siti di pari importanza archeologica e scientifica.
Pertanto, si assicura all’Onorevole interrogante che, oltre ad un’adeguata funzione di coordinamento, che continuerà ad essere svolta dalla Soprintendenza di settore, sarà comunque garantita la continuità scientifica, nonché l’utilizzo di idonei standard metodologici di scavo e di documentazione in rapporto alle note caratteristiche del sito.
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La replica dell’On. Ghizzoni
Manuela GHIZZONI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta. Ricorda come la sua interrogazione riguardi gli scavi nell’area di Piazza Vittorio a Roma, al fine di realizzare un edificio con garage sotterraneo e multipiano. Sottolinea come nel suo atto ispettivo si chiedesse, tra l’altro, come mai gli archeologi che lavoravano a tale cantiere siano stati improvvisamente esonerati. Rammenta come quell’area, ben conosciuta ai romani, sia un’area archeologicamente rilevante, collegata con gli Orti Lamiani, a suo tempo acquisita al demanio imperiale dall’epoca di Caligola. Si tratta quindi di un’area archeologica strategica su cui si sono stratificate varie epoche. Osserva come nella questione vi siano due punti dolenti: da una parte i lavoratori coinvolti nella vicenda e dall’altra la sottovalutazione della parte storico-culturale dell’area. Ricorda come fino ad ora i lavori portati avanti da i sei archeologi titolari dello scavo, si siano realizzati nei tempi previsti dal crono programma: il coefficiente di terra prodotta dallo scavo è di gran lunga superiore ad analoghe situazioni, come dimostra la movimentazione di 12 mila metri cubi di terra smossa, e con il recupero di reperti di estremo rilievo scientifico. Stigmatizza come nonostante i risultati di efficienza e di grande produttività dimostrati agli archeologi sia stato rescisso il contratto e che all’area ora stanno lavorando altri archeologi nel numero di due, ai quali non è stato dato nessun affiancamento. Restano fortissimi dubbi e preoccupazioni come si possano assicurare le stesse tutele e le stesse garanzie dal punto di vista scientifico di fronte a un tale decurtamento nel numero e nelle competenze degli addetti allo scavo archeologico di quell’area. Sollecita il Ministero ad agire nel senso del mandato costituzionale di tutela dei beni culturali del Paese.
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