Sostegni a chi è in crisi. Piemonte, Liguria ed Emilia in testa. Veneto e Lombardia, aiuti per pochi Accordo in Toscana: soldi alle imprese per pagare gli operai, a patto che non licenzino. Regione che vai welfare che trovi. Le misure con cui il governo ha deciso di affrontare l’impatto della crisi sull’occupazione sono quelle tradizionali: cassa integrazione nelle sue diverse forme, cassa in deroga in concorso con le Regioni. Queste però hanno messo in campo iniziative proprie a sostegno dei lavoratori in difficoltà. Alcune più efficaci di altre. Qualche esempio. Ieri la Toscana guidata dal democratico Claudio Martini ha presentato un accordo con le banche. Gli istituti di credito finanzieranno dei prestiti alle aziende per pagare gli stipendi dei dipendenti. Le imprese potranno farne ricorso solo se non licenzieranno nessuno. La Regione farà da garante con le banche attraverso la finanziaria Fidi Toscana, che controlla al 40%. Sono previsti fino a 500 mila euro per ciascuna azienda. Il prestito potrà essere rimborsato da 60 a 84 mesi, mentre le imprese dovranno pagare agli istituti di credito gli interessi a tassi favorevoli. Fino a ieri, con le garanzie concesse dalla Regione, sono stati autorizzati prestiti per 576 milioni. Come ha ricordato al Forum con l’Unità la governatrice Mercedes Bresso (Pd), il Piemonte ha creato un fondo a sostegno dei lavoratori che non sono stati licenziati ma che non ricevono lo stipendio da almeno tre mesi. Per avere un’idea, in questa situazione ci sono i settemila dipendenti di Phonemedia, call center del gruppo Omega. Lo stesso gruppo che non paga lo stipendio da mesi ai dipendenti Agile ex Eutelia. In Piemonte per questa gente ci sono tre milioni di euro, che aiuteranno 2.500 persone. Saranno le banche ad anticipare i soldi, la Regione a fare da garante. Stesso meccanismo in Liguria: la Regione guidata da Claudio Burlando (Pd) il due febbraio ha istituito un fondo per gli stipendi. Anche in questo caso si tratta di prestiti. Le banche anticipano, la Regione fa da garante con la finanziaria Filse. Quando saranno in grado, i lavoratori restituiranno le somme. Secondo i sindacati, per la Cig in deroga in Liguria nel 2009sono stati spesi31 milioni di euro per 4.500/5mila persone. Mentre in Emilia il welfare è ancora più localizzato, con servizi comunali senza costi per i cittadini svantaggiati. Ogni città si organizzata in modo diverso. Qui nel 2009 la Regione ha impegnato 200 milioni di euro per la cassa in deroga. La giunta di Vasco Errani (Pd) ha inoltre siglato un accordo con le banche per anticipare le indennità a chi è in attesa di ricevere la cig già concessa sulla carta. Misure tardive e scarse – secondo i sindacati – in Veneto, regione guidata da Giancarlo Galan (pdl), che insieme alla Lombardia contribuisce fortemente al Pil nazionale. Quila Regione stima 52mila occupati in meno sul 2008. Molti i precari. Aspettano che parta l’impegno preso a febbraio 2009 per i parasubordinati, i lavoratori a progetto. Tre milioni di euro che garantirebbero quattro mensilità da seicento euro per circa mille persone. Tutto a patto che facciano formazione. Stessa condizione per usufruire degli altri tre milioni destinati ai circa mille somministrati. Ma l’accordo ancora non c’è. Mentre per la cig in deroga nel 2009 sono state presentate 9.800 domande e sono stati stanziati 130 milioni di euro. In Lombardia – dice la Cgil – alcuni accordi sono stati presi dai comuni con le banche o sui servizi. Mentre la regione di Formigoni (Pdl) nel 2009 ha impegnato 250milioni per la cig in deroga. Sul fronte delle misure alternative ha messo in campo un bonus famiglia di 17 milioni. Ne usufruiscono i nuclei con tre figli e almeno uno tra 0 e 6 anni. O chi ha parenti a carico che risiedono in case di riposo o strutture parasanitarie. Mentre per chi è in cig c’è un bonus di 1.300 euro annui. Per il 2010 ancora fondi per la cig in deroga un buonodi250 euro al mese per i lavoratori che nel frattempo faranno formazione.
L’Unità 24.02.10
Pubblicato il 24 Febbraio 2010