L´inchiesta sulla Protezione Civile è l´irruzione della realtà – una gran brutta realtà – nell´universo magico del berlusconismo che racconta a se stesso e al Paese, dagli schermi asserviti della televisione unica, un´epopea populista di successi ininterrotti, all´insegna del «fare». Oggi si scopre che quel «fare» senza regole nasconde il malaffare. E il disvelamento è immediato, con i cittadini dell´Aquila che entrano a forza nel centro storico morto e sepolto, denunciando la mistificazione televisiva e costringendo il sindaco ad ammettere che «la Protezione Civile ci ha salutati e se n´è andata, e noi dopo dieci mesi siamo davanti a 4 milioni e mezzo di metri cubi di macerie».
Si capisce l´agitazione politica che domina il Presidente del Consiglio. Prima ha insultato i magistrati («vergognatevi»), poi ha taciuto per una settimana provando la carta propagandistica di una legge anticorruzione che è durata lo spazio di fanfara di un telegiornale, perché nemmeno nelle favole le volpi possono scrivere i regolamenti dei pollai. Infine ieri è tornato a parlare di complotto «che annulla i risultati miracolosi», ha attaccato l´opposizione e come sempre quando le difficoltà lo sovrastano ha denunciato «il superpartito di Repubblica» come il vero artefice di questo scandalo e di questa crisi.
Vorremmo tranquillizzarlo: un giornale non è un partito. Ma vorremmo anche spiegargli che in Occidente un giornale ha il dovere di illuminare la realtà, raccontandola, e di rappresentare la pubblica opinione che vuole conoscere e sapere, per giudicare. Noi continueremo a farlo. Berlusconi può aiutarci: dica quel che sa sugli appalti, i favori e la corruzione gelatinosa della Protezione Civile, sulla ragnatela che coinvolge Palazzo Chigi. Ancora una volta, la strada è semplice: dica la verità ai cittadini.
La Repubblica 22.02.10
Pubblicato il 22 Febbraio 2010