Il contratto lo ha già firmato. Lo stipendio – raccontano – non è esattamente quello di un impiegato. L’ incarico lo porta in uno snodo chiave della galassia di Telecom Italia. Piero Vigorelli – giornalista con una lunga militanza in casa Mediaset, vice direttore uscente del Tg5 – è a un passo dalla presidenza di “Telecom Italia Media Broadcasting”. La sua nomina arriverà nelle prossime ore, forse già martedì secondo il Sole 24 Ore. Vigorelli non approda a un posto qualunque di una società qualunque. Finisce ai vertici della società proprietaria di tutti i ripetitori televisivi e delle frequenze di Telecom. La società è, insomma, la cassaforte delle due reti nazionali che trasportano il segnale de La7 e dei canali Mtv: emittenti che cercano una qualche opposizione alle corazzate televisive di Mediaset. Sulle stesse reti di Telecom sono ospitati i canali della pay-tv emergente Dahlia tv, a sua volta in concorrenza con Mediaset Premium. Da settimane, esponenti tra i più autorevoli del Pd e dell’ Italia dei Valori seguivano le voci improvvise che riguardavano Piero Vigorelli. Voci che davano il giornalista a un passo dalla direzione del telegiornale della 7. L’ attuale direttore Antonello Piroso invece ha resistito al suo posto e Vigorelli si accomoda ora in un ruolo manageriale. La politica si chiede quali significati abbia il suo arrivo in Telecom e se la nomina porti con sé una qualche forma di avvicinamento tra il colosso telefonico e il gruppo Mediaset. Per quindici anni al quotidiano il Messaggero, giornalista parlamentare e poi corrispondente da Parigi, nel 1994 Vigorelli diventa direttore dei telegiornali regionali della Rai anche grazie alla benedizione del presidente dell’ epoca, Letizia Moratti. Lui stesso ha raccontato il clima di quei giorni, ai piani alti della televisione di Stato. Le bacheche della Rai erano tappezzate di prime pagine del manifesto, che salutavano il primo trionfo di Berlusconi alle Politiche con un titolo funesto, angosciato: “Ha vinto il peggiore”. A quel titolo, Vigorelli reagì portandosi in borsa, al suo ingresso nei corridoi di Viale Mazzini, la bandiera tricolore di Forza Italia. Provocazione che gli è valsa, da allora, l’ etichetta di ultrà del mondo berlusconiano.
La Repubblica 21.02.10
Pubblicato il 21 Febbraio 2010