Non neghiamo le nostre responsabilità nel caso Delbono ma siamo un partito di donne e uomini perbene. Il nostro operato è sempre stato trasparente e rigoroso. Un gesto di responsabilità condiviso dal Pd bolognese che separa in modo chiaro e inedito una vicenda giudiziaria personale dall’amministrazione della città prima ancora di un eventuale rinvio a giudizio. Insieme a Delbono lasciano i loro incarichi ma non il loro impegno politico più di cento amministratori bolognesi Pd fra assessori e consiglieri comunali e circoscrizionali. Questi ultimi, con l’eventualità di non essere più rieletti, se il voto slittasse al 2011, a causa della dissennata scelta del decreto Calderoli che taglia i consigli circoscrizionali, formidabile strumento di decentramento e partecipazione che proprio a Bologna ebbe la propria culla già negli anni Cinquanta grazie ad un’intuizione di Giuseppe Dossetti.
II Partito democratico ha affrontato questo momento difficile con determinazione e unitarietà. Senza sottrarsi ad una riflessione sulle proprie responsabilità per l’accaduto ma mostrandosi per quel che è: un’associazione di donne e uomini per bene che considerano la trasparenza e il rigore morale alla base della propria azione individuale e dell’identità collettiva del loro partito.
Un’assunzione di responsabilità dolorosa ma necessaria che, di fronte al rischio che un’ombra di sfiducia si allungasse sull’amministrazione, ha posto l’interesse della città al di sopra di ogni altra considerazione. Perché, per noi, Bologna viene prima di tutto. Un gesto, di fatto, di dimissioni collettive che vuole riaffermare la continuità ideale con quella tradizione di eccellenza sul piano del buon governo e del legame fra la comunità e i suoi amministratori che è il vanto di Bologna già dai tempi del socialista Francesco Zanardi, il “sindaco del pane” che governò la città prima dell’era fascista.
La fine traumatica del mandato non deve oscurare che sono stati sette mesi di buona amministrazione, in cui si sono messe in campo ampie misure straordinarie anti crisi rivolte alle fasce più deboli, si sono potenziati i servizi per l’infanzia, sono stati avviati importanti interventi di riqualificazione urbana e si è approvato il bilancio 2010. I bolognesi avrebbero potuto scegliere il nuovo sindaco già a marzo se solo il governo avesse dato il via.
Invece cresce nel centrodestra l’idea malsana di rimandare il voto al 2011 per imporre un lungo coniFine mandato Nonostante tutto sono stati sette mesi di buona amministrazione missariamento e capitalizzare così il disagio della città a proprio tornaconto elettorale. Sarebbe un danno per Bologna, per le organizzazioni economiche che chiedono di non interrompere lo sviluppo della città, per i lavoratori che hanno bisogno dell’intervento della politica per governare e ammortizzare gli effetti della crisi. La macchina è lì pista con il motore acceso: manca solo l’autista. Ora è necessario il contributo di tutti perché i bolognesi possano scegliere al più presto il loro nuovo sindaco e ripartire.
*capogruppo PD Comune Bologna
L’Unità – Bologna 17.02.10
Pubblicato il 17 Febbraio 2010