Il sistema editoriale italiano ed i settori ad essa collegati stanno attraversando, da tempo, una profonda crisi strutturale. Ma oggi la situazione è diventata ancor più allarmante perché, accanto ai problemi degli ultimi anni, si sono aggiunti, in questa fase, quelli derivanti dalla drastica riduzione degli investimenti pubblicitari, determinata dalla più generale congiuntura recessiva.
Il Sottosegretario Bonaiuti ha più volte annunciato la convocazione degli Stati Generali dell’editoria per individuare la via per la costruzione di una proposta di legge di sistema, condivisa ed adeguata alla natura ed allo spessore della crisi: a tutt’oggi non se ne è fatto nulla. Al contrario, il Governo continua ad intervenire con provvedimenti episodici, parziali, autoritativi e prevalentemente per delega, con la conseguenza di sottrarre, di fatto, al Parlamento la potestà legislativa su temi strategici per la democrazia del Paese.
Il Parlamento ha appena licenziato il parere sullo schema di decreto legislativo per l’attuazione della direttiva europea “TV senza Frontiere”, all’interno del quale il Governo sta introducendo, accanto al product placement, misure inaccettabili, sulla TV via internet, che non hanno uguali in tutto l’occidente, il ridimensionamento degli spot sulle TV a pagamento, i limiti di affollamento pubblicitario ed un colpo durissimo ai produttori di contenuti. Contemporaneamente il Parlamento si sta occupando di un altro decreto legislativo all’interno del quale, con l’articolo 71 sopprime il sistema autorizzatorio per la rete distributiva dei punti vendita esclusivi e non, rendendo oltremodo difficile – se non impossibile – per i consumatori finali la reperibilità di tutte le testate, soprattutto di quelle meno vendute ma non per questo di minor rilievo dal punto di vista del pluralismo e della cultura. Tutto ciò, mentre Deputati e Senatori sono impegnati a correre ai ripari dei rischi provocati da alcuni interventi improvvisati del Governo, che – sopprimendo il diritto soggettivo – mettono a rischio di chiusura oltre un centinaio di aziende editoriali ed il posto di lavoro di circa 4500 lavoratori ed il Parlamento è chiamato ad esprimere solo un parere, e per giunta non vincolante, su un decreto legislativo con il quale si intenderebbe intervenire in materia dei sostegni all’editoria.
In questo modo – mettendo mano al sistema distributivo di giornali e periodici, senza governarne le conseguenze ed intervenire su tutta la filiera; intervenendo sulla tv via internet senza riordinare il sistema radiotelevisivo; affrontando il nodo dei sostegni pubblici senza garantire la riforma dell’editoria; introducendo il product placement e limitando gli spot delle TV a pagamento senza affrontare il problema delle situazioni dominanti e dello squilibrio dei flussi pubblicitari a danno della carta stampata – è difficile sfuggire all’idea che il Governo non abbia alcuna intenzione di porre mano ad una vera riforma del sistema della Comunicazione, per riaprirne il mercato, elevarne qualità e cultura, garantire uno sviluppo razionale dei vecchi e nuovi media nel quadro della multimedialità, aiutare le aziende editoriali a superare la loro più difficile crisi dal dopoguerra, difendere ed allargare il pluralismo.
Per tutte queste ragioni torniamo a chiedere al Ministro Tremonti ed al Sottosegretario Bonaiuti di dare parere favorevole all’emendamento bipartisan presentato da alcuni Senatori al decreto Milleproroghe, che stabilisce il rinvio di due anni del sistema del riparto nell’erogazione dei contributi all’editoria, ed al Governo, maggioranza ed opposizione di cambiare approccio, di aprire un confronto approfondito per costruire una proposta di legge condivisa, capace di portare il sistema italiano della comunicazione fuori dalle difficoltà e dalla crisi drammatica che sta vivendo.
di Mediacoop
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Pubblicato il 6 Febbraio 2010