Il governo ha da poco incassato il parere favorevole della commissione Lavori pubblici del Senato al decreto “tv senza frontiere”. Dopo giorni di dura battaglia poche sono le modifiche apportate al testo, qualcosa in tema di quote di produzione e di diritti in favore delle produzioni indipendenti e una semplice riscrittura, che nulla cambia nella sostanza, di alcune disposizioni che riguardano la rete.
Perché è grave questo decreto? Per prima cosa un fatto: è la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano che con un decreto del governo, in totale violazione dei limiti imposti dalla legge delega, si riscrive una parte importante delle norme in materia televisiva e si introducono limiti all’uso di internet. Diritti dei cittadini presidiati dalla costituzione (la libertà di comunicazione, la libertà di espressione del pensiero) sono soggiogati all’azione del governo. Uno dei fondamenti della democrazia con questo decreto è andato a farsi benedire e solo poche voci si sono levate a protestare.
Il testo finale cambia sulle quote cinematografiche e sui diritti ai produttori indipendenti perché forse anche in questo caso ha prevalso non il rispetto per i nostri produttori, per il nostro cinema, ma perchè Mediaset è proprietaria di Medusa e di Endemol, quest’ultima considerata produttore indipendente.
Sulla rete nulla, se non qualche aggiustamento formale. Vedremo gli effetti sciagurati delle norme scritte dal governo. Il popolo della rete, oggi l’unica realtà viva in questa nostra democrazia malata, dovrà continuare la sua lotta, vigilando e resistendo.
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Internet e tv, cambiano i connotati del decreto Romani
Via libera della commissione parlamentare al decreto che recepisce la direttiva europea. Il relatore Butti (Pdl) assicura: “Nessuna censura alla rete, tolto l’obbligo di rettifica per il web”. Vita (Pd): vigileremo sulla riscrittura del testo. La commissione parlamentare ha approvato stamani (4 febbraio) il parere favorevole al decreto Romani, che recepisce la nuova direttiva europea in materia di Internet e tv. Il testo “contiene importanti novità”, spiega il relatore, Alessio Butti (Pdl). Infatti, il parere messo a punto da Butti accoglie alcuni rilievi al provvedimento che erano stati formulati nei giorni scorsi dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e specifica meglio alcuni punti, anche relativi al Web, questione che nei giorni scorsi era stata al centro di polemiche.
Tra i primi punti del parere, articolato in nove pagine, c’è “una definizione più precisa dei soggetti – spiega Butti – che rientrano nella definizione di servizi di media audiovisivo, e quindi nella disciplina della direttiva europea. Si stabilisce senza equivoco che i blog di video amatoriali, i giornali online, i motori di ricerca, le versioni elettroniche delle riviste non sono disciplinati dalla nuova normativa, sono liberi. Dunque, come avevamo detto fin dall’inizio, nessuna censura alla rete. Al punto tre – prosegue il relatore – ho ulteriormente precisato che la responsabilità editoriale incombe su terzi e non sui provider che “ospitano” e trasmettono contenuti realizzati da altri”.
E ancora, una delle questioni più discusse, cioè la cosiddetta autorizzazione generale per i nuovi siti web: “Premesso che si tratta di una dichiarazione di attività e niente altro – sottolinea Butti – il parere precisa che va richiesta all’autorità, non al ministero, e che non c’è nessun filtro e nessun controllo preventivo dei contenuti: la verifica dell’Agcom avviene, infatti, dopo che il sito ha avviato la sua attività. Infine viene tolto l’obbligo di rettifica per il Web”.
“Il risultato piu’ clamoroso – commentano i senatori del Pd Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione cultura, e Luigi Vimercati, segretario della commissione Lavori pubblici – è che l’esecutivo è stato costretto a cambiare radicalmente l’impostazione sulle quote di produzione di film e audiovisivi italiani ed europei oltre al ripristino dei cosiddetti diritti ‘residuali’ dei produttori indipendenti. Il governo si è così impegnato a tornare al vecchio testo Gentiloni. Vigileremo perché a queste parole seguano i fatti nella riscrittura del decreto”.
‘Il giudizio sul decreto – spiegano i due esponenti Pd – rimane profondamente negativo sia perché riteniamo che il governo abbia abusato della delega prevista dalla legge comunitaria dello scorso anno sia perché contiene l’ennesimo regalo a Mediaset sulla pubblicita’. Inoltre è stato indebitamente inserito il capitolo su internet con un insopportabile spirito censorio. Su quest’ultimo argomento, tra l’altro, è intervenuto con grande nettezza il presidente dell’Authority delle Comunicazioni, Corrado Calabrò. Vi è dunque una richiesta precisa che rivolgiamo ancora oggi all’esecutivo: si stralcino gli articoli sul web che poco c’entrano e ancor meno hanno a che fare con i principi di libertà che ispirano la rete”.
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Contemporaneamente si è svolta analoga discussione sul medesimo documento alla VII commissione della Camera
TV: DECRETO; ROMANI, TERREMO CONTO OSSERVAZIONI; OPPOSIZIONE RESTA CRITICA
Via libera dalle commissioni parlamentari al decreto legislativo che recepisce le nuove norme in materia di Internet e tv, ma con la richiesta di numerose modifiche sostenute dalla stessa maggioranza, pur compatta nel voto. ‘Terremo conto in modo rigoroso delle osservazioni formulate’, sottolinea il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, che lavorera’ ora al testo definitivo da riportare in Consiglio dei ministri. L’opposizione pero’ resta critica e torna a chiedere lo stralcio delle norme relative al web.
Pur con alcune differenze, i pareri approvati dalla commissione Lavori pubblici del Senato (nove pagine, relatore Alessio Butti, Pdl) e dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera (sempre nove pagine e ben 31 ‘condizioni’, relatori Deborah Bergamini e Giorgio Lainati, Pdl) dicono si’ al provvedimento ponendo pero’ alcuni paletti e recepiscono diversi dei rilievi formulati nei giorni scorsi dal presidente dell’Autorita’ per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabro’, osservazioni che trovano oggi il pieno sostegno dal Consiglio dell’Agcom. Ecco i capitoli piu’ importanti.
IL WEB – Nessuna censura preventiva, ribadisce la maggioranza, che pero’ definisce meglio i soggetti ai quali si applica la nuova disciplina. ‘I blog di video amatoriali, i giornali on line, i motori di ricerca, le versioni elettroniche delle riviste sono liberi – spiega Butti – e la responsabilita’ editoriale non ricade sui provider che ospitano contenuti realizzati da altri’. Restano invece compresi nelle nuove norme i servizi di video on demand, con liste di contenuti che vengono sfruttati commercialmente, ma la dichiarazione di inizio di attivita’ per la tv via web va indirizzata all’Autorita’ e non piu’ al ministero. ‘State tranquilli, il governo non vuole mettere il bavaglio alla rete’, commenta Romani. Critico Paolo Gentiloni (Pd): ‘Regna la confusione: si aggiungono varie definizioni che complicano le cose e non si cancella l’autorizzazione, pur trasferendola dal ministero all’Agcom’.
LE QUOTE PER L’AUDIOVISIVO – La richiesta e’ di lasciare invariate le norme del Testo unico, con le quote di trasmissione (il 10% per le tv private, il 20% per la Rai) e di investimento (il 10% dei ricavi per le private, il 15% per la Rai, in combinato disposto con il contratto di servizio) nel prodotto indipendente europeo e le sottoquote per il cinema italiano, nonche’ con i diritti residuali da corrispondere ai produttori.
L’ORDINE DEI CANALI SUL TELECOMANDO DIGITALE – Spettano all’Agcom il piano di numerazione e modalita’ di attribuzione dei numeri, al ministero l’attribuzione del numero.
LA TUTELA DEI MINORI – Si chiede di precisare il criterio di rispetto della dignita’ umana e l’intesa tra il Comitato Media e minori e l’Agcom nel definire la classificazione dei programmi per adulti. Ancora, il decreto deve estendere le tutele dei minori a tutte le piattaforme e prevedere un bollino che segnali i programmi a rischio all’inizio e nel corso della trasmissione.
Quanto al product placement, la pubblicita’ di prodotto, si chiede di inserirla anche nei programmi sportivi e di affidarne l’attuazione all’autoregolamentazione.
‘Le modifiche – commenta Gentiloni – sono largamente insufficienti. Due nodi vengono completamente ignorati: la riduzione della pubblicita’ per Sky e il conteggio dei programmi per il tetto antitrust, entrambe misure a favore di Mediaset.
‘C’e’ stato un evidente tentativo di varare una riforma di sistema al di fuori delle aule parlamentari: questa forzatura e’ un dato negativo’, accusa dall’Udc Roberto Rao, mentre l’Idv insiste sull”assalto alla liberta’ della rete’.(ANSA).