Le norme che modificano l’ordinamento delle scuole secondarie superiori si distinguono per l’assenza di un disegno interpretativo che riguardi, da un lato, le trasformazioni già avvenute altrove e quelle che stanno avvenendo, dall’altro i mutamenti intervenuti nelle condizioni di sviluppo degli adolescenti. Per quanto riguarda il modello organizzativo, siamo di fronte alla riproposta di una nozione ottocentesca del servizio scolastico, centrata sulla coincidenza tra orario della scuola e orario delle lezioni. Poiché è prevista una riduzione di tale orario, la conseguenza sarà una permanenza più limitata tra le mura scolastiche. È il contrario di quanto, da tempo sta accadendo in altri sistemi scolastici, dove i due orari, quello delle lezioni e quello di funzionamento della scuola, sono nettamente distinti e il secondo è ben maggiore dell’altro. Gli allievi frequentano le scuole non solo per fruire delle lezioni, ma anche per partecipare ad attività che concorrano ad estendere le loro esperienze e a favorire l’interiorizzazione di quanto hanno appreso. Ciò vuol dire utilizzare le strutture disponibili (per esempio i laboratori, le biblioteche, le palestre) in un tempo che si aggiunge a quello previsto per le lezioni. Altrettanto importante è la possibilità per i ragazzi di utilizzare gli spazi della scuola per realizzare progetti che corrispondono ad esigenze culturali più o meno ampiamente avvertite: possono formarsi gruppi interessati alla musica, al teatro, alla poesia, alla manipolazione di materiali, alla floricultura e via elencando. Non importa quale sia l’oggetto di tali attività: quel che conta è che possano essere organizzate ed effettuate in un ambiente protetto, com’è quello scolastico, nel quale sia anche possibile reperire le competenze necessarie per la realizzazione dei progetti. Sono queste le condizioni che caratterizzano il funzionamento delle scuole in Paesi ai quali a parole tutti dichiarano che ci si debba ispirare, come la Finlandia. Ci si dovrebbe spiegare a che cosa si ridurrebbero le scuole finlandesi se ad esse fossero applicate norme come quelle che dovrà subire la scuola italiana. Non dovremo meravigliarci se il nostro sistema scolastico, che ha un drammatico bisogno di risalire la china dalle profondità nelle quali è precipitato, continuerà a mal figurare nelle comparazioni internazionali. È difficile pensare che vi siano crescite significative nei livelli di competenza matematica e scientifica o in quelli di capacità di comprensione della lettura se agli allievi non si dà la possibilità di tradurre una conoscenza solo verbale in comportamenti. Peggio: la diminuzione del tempo scolastico avrà effetti negativi anche sull’acquisizione della capacità di usare con correttezza e proprietà la lingua italiana. I profili culturali della popolazione finiranno con l’essere quasi solo condizionati dai messaggi dei mezzi di comunicazione. In pratica, i ragazzi fuori della scuola saranno immersi in un contesto che si caratterizza per la povertà del linguaggio, per la prevalenza dei richiami suggestivi su quelli razionali, per vere e proprie regressioni a stili di argomentazione prescientifica. Vogliamo stupirci se i livelli di apprendimento continueranno ad essere deludenti, e se le discriminazioni sociali torneranno ad essere il solo criterio per spiegare la differenza nei risultati ottenuti dagli allievi? Il fatto è che porre mano alla modifica degli ordinamenti scolastici vuol dire prima di tutto avere un’idea di scuola, e che, nel caso dell’istruzione secondaria, non si può avere un’idea di scuola se non ci si è chiesti preliminarmente a chi si vuole rivolgere la proposta educativa e quali intenti si vogliono perseguire. Nel caso delle scuole secondarie superiori è banale affermare che la proposta educativa è rivolta agli adolescenti. L’adolescenza si caratterizza, infatti, per la rapidità con la quale si è venuta trasformando. C’è stata un’accelerazione nello sviluppo fisico (quindi nell’inizio dell’adolescenza),ma anche un trascinamento che porta a conservare, più a lungo di quanto generalmente si vorrebbe, tratti adolescenziali in età adulta. Agli adolescenti si propongono, senza che la scuola sia in grado di indurre atteggiamenti non conformisti, modelli di comportamento che esaltano il consumismo e sistemi di valori caratterizzati dalla rapidità nell’acquisire il successo (non importa come). Si direbbe che si prenda atto che esiste un problema dell’adolescenza solo quando emergono aspetti di patologia del comportamento (vandalismo, bullismo). Ma non ci si chiede quanto tale patologia sia un segno di un’organizzazione inadeguata della vita dei ragazzi, che riempiono in modi più o meno deviati un tempo che la scuola rinuncia ad impegnare in modo positivo.».
L’Unità 05.02.10
Pubblicato il 5 Febbraio 2010